Centro per i rimpatri

Visita in un CPR: “E’ una prigione, si vive in gabbia. Tutti dovrebbero poterci entrare per capire”

Il racconto di Sabrina del Pozzo, delegata Cgil per Molise e Abruzzo, che oggi è stata in visita al Cpr di Palazzo San Gervasio, a Potenza, con una delegazione ristretta.

“I Cpr non possono essere definiti modelli, non sono centri di accoglienza perché l’accoglienza è altra cosa. Sono vere e proprie prigioni e questa mattina ne abbiamo preso atto, vedendone con i nostri occhi. E’ stato scioccante, forse bisogna che tutti entrino in un Centro di Rimpatrio per rendersi conto che è una barbarie”. Sabrina del Pozzo, delegata Cgil, è stata in visita al Cpr di Palazzo San Gervasio, a Potenza, con una delegazione ristretta, nell’ambito di una iniziativa di respiro nazionale che ha visto impegnati alcuni parlamentari, amministratori, sindacato e Arci.

sabrina del pozzo cgil

“Il Cpr di Palazzo San Gervasio – racconta Sabrina Del Pozzo, mentre rientra in Molise – ospita al momento 86 persone costrette a vivere in gabbie, proprio come in una prigione. Sono divisi in celle da 4 persone, dove trascorrono sostanzialmente l’intera giornata e consumano i pasti e hanno, sempre lì dentro, i servizi igienici. Vivono da prigionieri senza essere stati condannati, molti non sanno neanche perché si trovano lì, sono disorientati, sofferenti. E’ una condizione inaccettabile, considerando che si tratta di centri di detenzione amministrativa, dove sono rinchiuse persone che non hanno commesso crimini”.

La delegata Cgil per l’Abruzzo e il Molise ha fatto visita al Centro per i Rimpatri della Basilicata con una delegazione composta da Enzo Amendola, parlamentare Pd, Enzo Cifarelli, capogruppo Pd Regione Basilicata, CGIL Basilicata e Arci Basilicata.

Cpr palazzo San Gervasio

“I Cpr andrebbero chiusi perchè non garantiscono il diritto d’asilo e il rispetto dei diritti umani. Non possiamo accettare che la nostra Costituzione e i diritti vengano calpestati in questo modo, che i migranti vengano rinchiusi in questi lager, spesso in condizioni disumane”.

Con il decreto 124/2023, il tempo di permanenza nei Cpr è stato allungato, dal Governo Meloni, a 18 mesi. Di fatto sono aumentati i tempi di un trattenimento che dovrebbe avere una durata molto limitata, sufficiente giusto a provvedere all’identificazione e a predisporre il rimpatrio. “E la sofferenza di chi lì è rinchiuso aumenta – continua Sabrina Del Pozzo – e si vede soprattutto dalla richiesta che ci hanno fatto appena ci hanno visto e hanno capito che eravamo lì per renderci conto delle loro condizioni. Hanno chiesto assistenza legale, perché di fatto si trovano in uno stato di totale privazione di qualsiasi diritto”.

Cpr palazzo San Gervasio

Dopo i controlli, che sono durati circa mezz’ora, la delegazione è entrata per visitare il Cpr, che è gestito da Officine Sociali e ricavato in una ex fabbrica di mattoni sulla Strada Provinciale 168, a circa 4 chilometri dal centro abitato.

Il Cpr di Palazzo San Gervasio accoglie soprattutto tunisini, nigeriani e marocchini, ma nei mesi scorsi lì è rimasto chiuso per un periodo anche un australiano che aveva un problema di natura amministrativa.

“E’ scioccante – aggiunge la delegata Cgil Molise e Abruzzo – vedere in che condizioni questi esseri umani vivono, costretti a praticare poche attività ricreative in una gabbia altissima e blindata, senza mai poter restare all’aperto. Tutti dovrebbero vedere questi luoghi per rendersi conto che non si tratta di modelli ma di vere e proprie carceri. Una barbarie, legittimata dalle nuove direttive approvate dal Parlamento Europeo. E questo sarebbe il modello di accoglienza del Governo Meloni che si replicherà in Albania? E’ a tutti gli effetti una prigione, e questa accoglienza è inaccettabile”.

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