Avvistare branchi di cinghiali sempre più vicini ad abitazioni, ai parchi, lungo la strada è consuetudine. Distruggono i raccolti, assediano stalle, causano incidenti stradali e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile da tempo. E lo è tanto in città quanto nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole. Danni così rilevanti da diventare finanche uno dei motivi principali che ha visto protestare gli agricoltori recentemente.
Molti agricoltori hanno provveduto a recintare a proprie spese con costi considerevoli le aziende agricole per difendersi dai cinghiali che distruggono strutture e produzioni. Un fenomeno che sta provocando l’abbandono delle aree interne, con problemi sociali, economici e ambientali. E la problematica, in Molise, è stata portata anche all’attenzione degli amministratori regionale. Ma le possibilità per tentare di arginare il fenomeno, sottoposte a legge nazionali, riconducono soltanto alla caccia. Quindi la giunta regionale del Molise, ha firmato la delibera che proroga fino al 31 ottobre la caccia di selezione. Vale a dire quella attività che al momento “può essere di aiuto alla fauna locale, alle coltivazioni e all’ecosistema in generale” spiega il governatore Francesco Roberti.
E aggiunge: “Abbiamo prorogato quella di selezione fino al 31 ottobre, e poi dal primo novembre si apre la caccia aperta. Ma va anche detto che purtroppo quello della fauna selvatica e in particolare il fenomeno della proliferazione dei cinghiali è una piaga che riguarda un po’ tutte le regioni d’Italia che come noi applicano le uniche strategie consentite per legge”.
La caccia di selezione non è solo attività venatoria, bensì attività venatoria programmata. Ovvero abbattimento pianificato per numero e territorio.
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