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800 studenti in meno a settembre, dramma spopolamento nella scuola molisana. “In 20 anni perso 1/3 iscritti”

Ai numeri sugli iscritti relativi all'anno scolastico 2023/2024, forniti dal sindacato, si aggiungono quelli sulla dotazione di diritto dei docenti che "per il prossimo a.s. resta confermata mentre l’organico di sostegno risulta incrementato di 37 unità". Ma il bicchiere resta desolatamente vuoto...

I numeri della scuola, specchio di quelli della popolazione generale, si fanno sempre più esigui. Nel prossimo anno scolastico gli studenti nelle scuole molisane saranno circa 800 in meno. Ed è un trend che va avanti, anno dopo anno, da diversi anni.

“Lo diciamo da tempo: nella scuola molisana è in atto un drammatico spopolamento. I dati resi noti dall’USR Molise in occasione dell’incontro di informativa degli organici 2023/24 confermano il trend negativo per la nostra regione. Anche quest’anno si perderanno altri 804 alunni (618 in provincia di Campobasso e 186 in provincia di Isernia), e ciò porterà la popolazione scolastica regionale a 34.269 studenti”. Così la Flc-Cgil Molise, che fornisce anche il dettaglio provinciale, suddiviso per ordine e grado di istruzione:

alunni 2023 2024

-238 iscritti nelle scuole dell’infanzia, -108 nelle primarie, -28 nelle scuole medie e -430 nelle scuole secondarie di II grado (le superiori). Con lo spettro delle pluriclassi che in molti casi diventerà realtà.

Sono numeri difficilmente contestabili: “Se pensiamo che nell’anno scolastico 2002/03 frequentavano le nostre scuole 49.500 alunni, ci rendiamo conto delle dimensioni di questo fenomeno, che ha portato in meno di venti anni alla perdita di quasi 1/3 della popolazione scolastica.

Nonostante il calo degli studenti, grazie anche alle mobilitazioni sindacali, la dotazione organica di diritto dei docenti a livello regionale per il prossimo anno scolastico – prosegue la Cgil – resta confermata (3.428 posti comuni e 543 posti di potenziamento), mentre l’organico di sostegno risulta incrementato di 37 unità, per un totale di 783 posti nelle due province.

Come FLC CGIL abbiamo evidenziato che l’attribuzione degli organici, a livello nazionale e regionale, continua in ogni caso a penalizzare le aree interne e i territori soggetti a spopolamento, perché disposta in base al DPR 81/2009 che attribuisce i posti in percentuale al numero di alunni. Occorre inoltre rilevare l’alto numero di posti in deroga sul sostegno, oltre 600 nel 2022/23 su un totale di 1356 attivati. Solo il 55% dei posti sono stabili sul sostegno, mentre occorrerebbe arrivare almeno all’80% di posti consolidati nell’organico di diritto, per dare risposte ai docenti precari ma soprattutto agli alunni diversamente abili, che si trovano ogni anno a cambiare docente”.

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Il Molise, inoltre, nonostante un leggero aumento registrato negli ultimi anni, secondo i dati pubblicati dallo Svimez (articolo sopra, ndr), resta la regione con la percentuale più bassa di classi in cui è attivato il tempo pieno (meno dell’8%, a fronte di percentuali al di sopra del 50% in particolare nelle regioni del centro nord). “Tale situazione, dovuta ad organici insufficienti ma anche a poca richiesta da parte delle famiglie in virtù della mancata predisposizione da parte degli Enti locali di servizi opportuni (trasporti, mense scolastiche, locali adeguati etc), penalizza ulteriormente la nostra regione – commenta il sindacato – e manifesta l’assenza di adeguate politiche per l’istruzione, un settore in cui da tempo manca una vera programmazione.

In questi anni – l’amara conclusione – la politica regionale si è completamente disinteressata del settore, limitandosi a prendere atto dell’esistente, mentre è mancata qualsiasi attività di programmazione o azione volta a rimuovere tali disparità di trattamento, in attuazione dei principi costituzionali.

La direzione in cui si sta andando, invece, sembra diametralmente opposta. I progetti di autonomia differenziata, di regionalizzazione dell’istruzione e di dimensionamento scolastico messi in campo rischiano di avvantaggiare le regioni più ricche, minano alla base l’idea di una scuola pubblica nazionale e mettono fortemente in discussione l’unità del sistema dei diritti.

I diritti costituzionali non possono essere differenziati in base al luogo si vive: ci mobiliteremo in ogni modo per fermare questo progetto disgregatore”.  (rm)

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