L'intervista

Claudio Papa: “Noi, esempio di cibo sano, non possiamo cedere alle Multinazionali”

Intervista al nuovo presidente della Coldiretti. Sul cibo sintetico è categorico: "Il Paese che ha insegnato la dieta mediterranea, per questo terzo più longevo al mondo, non può credere all'abuso di quello che è solo business. Dovremmo apprezzare e valorizzare meglio le nostre risorse ma siamo i primi a snobbarle"

Claudio Papa, nuovo presidente regionale della Coldiretti, imprenditore di Monteroduni, specializzato nella produzione di frutta in guscio, quando lo intervistiamo per parlare delle recenti modifiche che riguardano il mondo dell’agricoltura e quello dell’allevamento è un fiume piena. Ha una risposta per tutto ma soprattutto una risposta che bypassa il presente, perché Papa è uno che viaggia avanti, tenendo tuttavia acceso il faro del passato che significa storia, identità, cultura, tradizione.

Allora, presidente Papa, questa Italia sta mettendo dei paletti al progresso nel settore agricolo e zootecnico oppure vuole semplicemente custodire? Ma a che prezzo?

“Lei sa che vengo dall’industria e che nel 2014 ho iniziato il mio percorso verso l’agricoltura e l’ho fatto perché abbiamo l’intimo desiderio che è quello di pensare ad un percorso industriale che arrivi dalla filiera integrale agricola. Ma durante questo percorso non bisogna dimenticare chi siamo. E noi, italiani, siamo: cibo, moda, stile, meccanica di precisione… Tutto questo ci identifica. Siamo, per esempio, i depositari del 50 per cento dei beni archeologici del mondo ma noi sottovalutiamo questo e perché? Perché siamo talmente permeati da tutte queste bellezze e biodiversità che quasi quasi non ci facciamo più caso. E questo è deleterio. Sapere chi siamo e dove vogliamo andare e con quali strumenti vogliamo farlo è un passaggio imprescindibile per lo sviluppo e la crescita. Quando si fa qualsiasi percorso o progetto, soprattutto imprenditoriale, ci sono 4 pilastri che reggono quel progetto: il sapere, il fare, il saper fare, il far sapere”.

E sapendo chi siamo, mi pare di capire, non avremmo mai potuto permettere, per esempio, che la carne fosse prodotta in laboratorio!

“Faccio un esempio: il cellulare identificato come strumento di profilazione, in mano a persone sbagliate o alle grandi strutture che gestiscono informazioni che a noi sfuggono rispetto a questo strumento, possono essere usate in tutt’altro modo. Quindi non vedo per cui una nazione riconosciuta nel mondo come ala produttrice dei migliori alimenti che ci permettono di essere una delle tre popolazioni più longeve al mondo, grazie anche, per esempio, alla dieta mediterranea, poteva mai gioire o favorire un percorso gestito esclusivamente da multinazionali. Perché gli investimenti che servono per creare quel genere di alimenti sono appannaggio soltanto delle multinazionali. Per le multinazionali dovremmo mangiare tutti hamburgher, dovremmo indossare tutti i jeans o sneakers invece l’identità, la storia di un popolo passa anche attraverso le peculiarità. E il cibo che uno mangia è storia. E’ cultura. E’ patrimonio. E noi italiani abbiamo tutto questo in ogni piccolo paesino. Come facciamo allora a a rinunciare ad un bene, non solo alimentare ma anche culturale che ci identifica a livello planetario così a cuore leggero?”.

Ma così si fermano sviluppo ed espansione?

“E allora immaginiamo che un giorno che una di quelle aziende che potrà produrre il latte per tuta Europa finisce in mani sbagliate e manipola quel prodotto ci manda tutti al Creatore. Parliamoci chiaro: il potere concentrato a qualsiasi livello in mano a poche persone può creare problemi. E questo sì che significa fermare crescita, sviluppo e vita”.

La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 1,2 miliardi di euro, stanziati nell’ambito del Pnrr e destinati a incentivare l’installazione di pannelli fotovoltaici nel settore agricolo. In Molise come stiamo messi?

“C’è un distinguo oggettivo da fare: l’utilizzo dei pannelli per la conduzione di energia a terra, come Coldiretti non siamo d’accordo perché significa sottrarre terra alle coltivazioni. Mentre il posizionamento dei pannelli, per esempio, sulle stalle o su altre strutture, sono interventi che vengono accolti in maniera positiva”.

L’emergenza siccità sta colpendo gran parte dell’Europa. Anche l’Italia è tra le zone più colpite e solo nel nostro Paese sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree interessate dalla carenza d’acqua. Il Molise, al momento, non sembra avvertire il problema ma al Nord Italia sono state già emesse ordinanze per limitare il consumo dell’acqua.

“In Molise oggettivamente la problematica dell’acqua non è ancora così impellente come in altre regioni d’Italia. L’autoconsumo dell’agricoltura con le acque che sono nei bacini molisani, al momento è sufficiente per la richiesta che arriva dal mondo dell’agricoltura. Il problema invece è più esteso: tutte le avvisaglie date negli anni rispetto al clima che è cambiato sono state, secondo me, sottovalutate. E si deve arrivare sempre al piano emergenziale per iniziare ad attivare un qualche intervento. Invece per le cose fatte bene non si lavora in emergenza, si fa programmazione e una programmazione dilazionata nel lungo periodo ottiene un non spreco di risorse perché in emergenza non si ha questa lucidità per valutare un’ottimizzazione delle risorse mentre quando si fa programmazione spalmandola nel lungo periodo si vanno a tarare molto meglio tutti gli interventi che devono essere fatti”.

E quindi cosa bisogna fare?

“Mettere in campo tante piccole azioni che Coldiretti ha sempre messo sul tavolo: bacini di raccolta per l’acqua piovana per esempio, e sono decenni che lo diciamo. La messa in opera di interventi seri sulle condutture. A livello nazionale l’acqua che viene persa dalle condutture non riparate ammonta al 30/40 per cento. Una delle più grandi opere che dovrebbe essere fatta col supporto del governo è proprio questa. Riparate le condutture, il 40/50 per cento di acqua non andrà più dispersa”.

Presidente, insomma, lei è per la sovranità alimentare. Eppure sempre più italiani mangiano sushi, kebab e spaghetti di soia.

“Ma perché dobbiamo pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde? E spesso lo facciano senza sapere che i famosi vicini (francesi, tedeschi) silenziosamente e senza alcuna promozione o pubblicità di fatto consumano i loro prodotti comprando l’eccesso dall’estero. Sia chiaro: non si tratta di essere antieuropeisti, ma si tratta di proteggere la propria forza lavoro, le proprie aziende che creano ricchezza e la diffondono attraverso i dipendenti e i loro stipendi. Quindi ben venga il percorso del governo che parla di sovranità alimentare perché che il nostro fabbisogno interno debba essere garantito dalle produzioni nazionali è l’abc dell’economia. Invece noi non so per quale motivo ci piace sempre ammirare ed apprezzare altrove”.

I giovani molisani e l’agricoltura.

“L’agricoltura sta vivendo una metamorfosi. Si tratta del più importante rinnovamento tecnologico che avviene tramite l’agricoltura di precisione. Per esempio possiamo avere il controllo remoto su tutti gli strumenti restando informati su campi, terreni e aziende. L’agricoltura, al pari dell’industria, si sta trasformando in 4.0 e i giovani sono sicuramente attratti da questo nuovo modello di gestione. Quindi oggi è chiaro che non esiste più l’agricoltore con il cappello di paglia ma ci sono giovani che studiano e che stanno apportando un molteplice valore aggiunto: entusiasmo, cultura e ammodernamento. Anche in Molise”.

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