Carcere di larino

“Noi privati di tutto, la vita dietro le sbarre così è insostenibile”: parlano i detenuti della sezione Z

Falegnameria, caseificio e pasticceria chiusi, possibilità di ricorrere all’art. 21 previsto dalla legge ridotta a zero, assistenza pressoché inesistente, servizi inadeguati. Undici detenuti della sezione media e alta sicurezza della casa circondariale di Larino sottoscrivono una lettera-testimonianza nella quale spiegano che le condizioni cui sono sottoposti – questo anche dopo il trasferimento della storica direttrice Rosa La Ginestra - sono diventate insostenibili, replicando in parte anche al bilancio della garante Paola Matteo.

“Noi sottoscritti detenuti, appartenenti al circuito “Z” (sezione detentiva per congiunti collaboratori media e alta sicurezza), attualmente ristretti presso la casa circondariale e reclusione di Larino, in riferimento al comunicato stampa dopo la visita della garante regionale dei diritti della persona dott. Paola Matteo teniamo a far presente che il modo in cui siamo messi in condizioni di trascorrere la nostra vita detentiva all’interno dell’Istituto non è proprio come è stata illustrata.

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All’interno della casa circondariale e reclusione di Larino in generale sono presenti le seguenti problematiche, che attraverso un approfondito sopralluogo si possono riscontrare:

– non c’è più la possibilità di poter lavorare presso la falegnameria, presente all’interno del carcere, perché si mantiene chiusa;
– non c’è più la possibilità di poter lavorare al caseificio, nonostante sia completo di macchinari e strumenti vari, perché si mantiene chiuso;
– non c’è più la possibilità di poter lavorare nella pasticceria, che si trova all’interno della struttura detentiva, perché si mantiene chiusa;
– non c’è la possibilità di un lavoro che dia reinserimento ed una reale alternativa alla delinquenza una volta fuori le mura, perché gli unici posti di lavoro disponibili sono il portapacchi, l’addetto alle pulizie, il portavitto, l’addetto alla distribuzione dei generi alimentari che si acquistano nel penitenziario, e i posti di lavoro, in cucina, accessibili, come tanti dei lavori che sono stati prima elencati, solo a una cerchia molto ristretta di detenuti.

All’interno del carcere sono presenti molte situazioni di detenuti che vivono in uno stato di povertà assoluta e lo si può riscontrare visualizzando i conti correnti dei singoli detenuti; non c’è la possibilità di essere seguiti in maniera efficiente dall’area educativa, perché sono presenti due soli educatori per l’intero Istituto.

La struttura presenta in effetti un regime aperto (cioè che i detenuti vengono aperti dalle celle e possono stare all’interno sempre delle sezioni di appartenenza e muoversi) ma in tutto il penitenziario ci sono in effetti meno di cinque detenuti su quasi 150 che usufruiscono dell’articolo 21 e non viene data la possibilità di lavoro, ad esempio per la cura del verde ossia giardinaggio, ecc. Non in tutte le sezioni ci sono le stesse opportunità e non tutti detenuti hanno le stesse opportunità anche se esenti da rapporti disciplinari e con comportamenti esemplari.

Sono presenti, d’accordo con il comunicato stampa pubblicato sul giornale, all’interno del carcere di Larino la scuola alberghiera, la scuola agraria e l’università ma sono dei residui di alcune delle opportunità che proponeva la vecchia direzione e oltretutto questi percorsi di studio non sono accessibili a tutti i reparti detentivi; c’è una situazione riguardante l’area sanitaria a dir poco disastrosa: per una visita specialistica ci sono tempi lunghissimi, per una semplice visita di controllo si aspettano giorni.

Sono presenti due soli medici per l’intera popolazione detenuta e senza prescrizione medica è impossibile acquistare anche una sola scatola di integratore vitaminico, che invece in altri istituti si acquista con domandina semplice; fatta eccezione per una sezione, nelle celle detentive manca l’erogazione dell’acqua calda anche d’inverno.

All’interno della sezione “Z”, nello specifico, sono presenti le seguenti problematiche: i detenuti vivono le proprie giornate potendosi spostare solo nella sezione cioè nel corridoio davanti alla cella e uscendo due ore al mattino e due ore il pomeriggio all’aria, in un cortiletto recintato con spazio molto limitato; l’unico percorso di studi accessibile a questo reparto è la scuola alberghiera ma non per tutti i detenuti, e chi ha completato il corso non ha possibilità di fare altro, ci sono due soli posti di lavoro accessibili come portavitto o come addetto alle pulizie, non ci sono possibilità come gli altri reparti di accedere all’articolo 21, anche per chi rientra nel beneficio, non ci sono le stesse possibilità di lavoro come per il resto dei detenuti, non ci sono proposte per frequentare i corsi formativi e non c’è un piano rieducativo efficace, non c’è la possibilità, anche per chi mantiene un comportamento esemplare ed esente da rapporti disciplinari, di autosostenersi economicamente attraverso un lavoro continuativo. Per chi viene raggiunto da rapporto disciplinare non esiste un piano di rieducazione attraverso un lavoro, la scuola o altro, anzi viene escluso anche dopo la punizione da tutte le attività lavorative e scolastiche e dai piani trattamentali già minimi presenti nella struttura.

Le celle detentive sono sprovviste di doccia, acqua calda, giusta illuminazione ecc. È presente una sola doccia in sezione per tutti i detenuti presenti nel reparto in questione, non c’è un locale idoneo come nelle altre sezioni per poter fare attività sportiva, non ci sono adeguate attrezzature e la struttura presenta in generale delle condizioni precarie”.

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