Campobasso

La scalata di Ivan Stray, il rapper che ha detto no a X Factor: “Non faccio cover, sotto esame deve andarci la mia musica”

Scrive canzoni da quando aveva tredici anni e oggi che ne ha ventitré fa concerti in Italia, all'estero e nella sua città. Alcuni dei suoi brani contano decine di migliaia di visualizzazioni, la scena hip hop nazionale lo ha già notato ma Ivan Barbato, in arte Stray, vuole ancora fare tanta strada portando avanti il suo stile e il suo progetto. Questa è la sua storia.

Aveva appena 18 anni quando gli scopritori di talenti di X Factor gli hanno proposto di partecipare alle selezioni per il talent show musicale più famoso e imitato al mondo. Lui ha valutato la cosa, ha esaminato pro e contro, alla fine ha detto: “No, grazie”. Il suo percorso era altrove “e mia mamma me lo rinfaccia ancora”.

Questa è la storia di Ivan Barbato, in arte Ivan Stray, classe 1999, rapper campobassano fermo e determinato che insegue la sua passione per la musica ed è ben lontano dall’essersi già montato la testa anche se alcuni dei suoi brani fanno decine di migliaia di visualizzazione tra Youtube e Spotify.

Ivan sta portando la sua vita esattamente dove aveva deciso quando ha iniziato a fare musica. “E X Factor non era il mio percorso, avrei dovuto cantare delle cover e sai, nel mio ambiente portare il pezzo di un altro non è una cosa ben vista, siamo persone che le canzoni se le scrivono da sole perché sentono di dover dire qualcosa al mondo. Se proprio devo andare sotto esame che sia per i miei brani”.

Diplomato al ‘Pilla’ (Ragioneria) è stato proprio dietro quella scuola – tra via Veneto e il parcheggio di ‘Città nella città’ (il complesso residenziale che ha riqualificato corso Bucci, ndr) – che negli anni dell’adolescenza sono nate le prime tracce. “Facevamo freestyle (improvvisazioni canore su basi musicali), ci sfidavamo a colpi di canzoni, portavamo uno stereo e c’erano delle competizioni di break dance, era una scena bella vivace oggi invece, sono tutti a telefono”. Il sottopasso ferroviario era un altro punto di ritrovo di questi giovanissimi che si divertivano con la cultura hip hop e tutto quello che vi ruota attorno. Ivan era completamente immerso in questa scena “anche perché la musica a casa mia l’abbiamo sempre ascoltata. Ricordo come fosse ieri quando mio zio passò un disco a mio padre de ‘La Famiglia’ un gruppo rap napoletano.

Ivan è nato a Campobasso “da padre operaio e mamma commessa” come canta in un suo brano e non è stato facile all’inizio capire come doveva muoversi.

“Sono autodidatta praticamente in tutto quello che ho fatto: da ragazzino ho iniziato a fare freestyle, poi ho preso carta e penna e a 13 anni ho cominciato a produrmi da solo, non volevo utilizzare gli strumentali da internet come fanno tanti, ho cominciato a schiacciare tasti dai programmi di produzione e così sono venute fuori le prime tracce”.

Acerbe, forse, ma già piene di quella grinta e determinazione che gli avrebbero fatto raggiungere traguardi sempre più importanti nei dieci anni successivi.

Da lì ci sono state le serate di rap e hip hop al Ragnarock, un pub al centro storico in cui chi voleva poteva improvvisare al microfono. Galeotto l’incontro con altri ragazzi più grandi che animavano la scena campobassana un decennio fa (gli Incubi di plastica, per esempio, che registrarono assieme a Dabong Fatherz il pezzo ‘Odio la mia city’, ndr) e che hanno notato il talento di Ivan per la musica portandolo a registrare nel loro studio e nei live.

Una serie di serate, in Molise e fuori, aperture di concerti per rapper noti a livello nazionale nella scena underground. “Ma a un certo punto quella vivacità si è spenta: chi è andato a vivere fuori, chi a studiare all’università, chi ha cambiato aria”.

Ivan aveva appena 17 anni e con un suo amico ha creato una traccia che ha fatto 30 mila visualizzazioni “da completo indipendente”.

Il brano era Come va, è stato girato a Campobasso come la maggior parte delle sue produzioni. Per chi vive nel capoluogo gli scorci presenti sono identificabili ma un po’ a fatica, questa ‘city’ raccontata per immagini è un non luogo, un posto che potrebbe esserne altri cento.

“Nel 2017 ho vinto un contest di Esse Magazine (si tratta di una rivista digitale attiva sui social e per la promozione di eventi legati alla cultura rap), Ghali ha messo un like alla mia strofa pubblicata su Instagram”.

Il 2019 è stato un altro anno memorabile per l’uscita di ‘Come mi pare’ e ‘Anna’ “che tratta il tema della violenza sulle donne e in cui ho raccontato la storia di tre ragazze che conoscevo”. Altre decine di migliaia di visualizzazioni e una piattaforma alle spalle come Real Talk considerata tra le migliori per la promozione del rap.

“Poi è arrivata la pandemia che ci ha chiusi tutti in casa: per i live è stato pessimo”.

Per i like no, tanto che Ivan Stray ha continuato a promuoversi sui social “usandoli correttamente perché è una parte importante per mostrare all’esterno quello che sai fare, oggi lo faccio da me, se domani la cosa dovesse richiedermi ancora più tempo dovrei affidarmi a dei professionisti”.

Quelli del Coronavirus sono stati anche gli anni dell’università: voleva laurearsi in Comunicazione “ma mi sono fermato presto, mi sono messo a lavorare (faceva il cassiere mentre oggi si occupa di fatturazione in un caf).

Dopo la pandemia sono ripresi anche gli eventi dal vivo, sia a Campobasso che fuori. Nel novembre 2021 è stato nominato campione italiano ed europeo in un altro contest di musica rap bandito da Snipes che lo ha portato a registrare a Milano (ecco il video) col videomaker di Shiva (un altro rapper noto sulla scena italiana) e a fare una sponsorizzazione di abbigliamento. E concerti, come quelli della scorsa estate quando si è esibito anche in Montenegro e Albania.

Il 23 febbraio scorso Ivan ha messo un altro tassello annunciando la vittoria di un concorso indetto da Dr Cream, un produttore “che ha nel curriculum anche dischi di platino” e che produrrà una sua traccia

“A pensare che ho sempre ascoltato le tracce prodotte da lui e ora sarò sopra una sua strumentale, mi rende super orgoglioso”. Il brano naturalmente è già pronto e sarà pubblicato presto su tutti gli store digitali.

Ivan Stray Barbato

Insomma Ivan la scena ti ha decisamente notato, quindi non è vero che se uno sta a Campobasso non può fare le cose.

“Le puoi fare, certo parti da una condizione svantaggiata perché qui le opportunità sono rarissime e poi la provincia incattivisce, ci fa preoccupare troppo di quello che pensa la gente, ma per quanto mi riguarda ho sempre avuto in testa il mio progetto e cerco di portarlo avanti con perseveranza. Sono geloso di quello che mi sono conquistato coi denti e le unghie e ho ancora fame di dimostrare ciò che valgo anche assieme alle persone che hanno fatto parte di questo cammino e che sono sul palco con me”.

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