L'iniziativa per il 25 novembre

Violenza, il capoluogo molisano all’avanguardia nella difesa delle vittime: “Cresce anche il coraggio nel denunciare”

Nella Sala della Costituzione della Provincia l'incontro organizzato da Palazzo San Giorgio e rivolto in special modo agli studenti. Nel capoluogo uno dei pochi centri antiviolenza Lgbt del Centrosud. Pareri ed esperienze dirette di dirigenti, avvocati, psicologi e vittime di violenze per spiegare un fenomeno che stando ai numeri sembra in discesa ma la guardia va mantenuta molto alta.

‘Spezza la violenza’ si intitolava l’incontro di sensibilizzazione contro gli abusi beceri, vigliacchi, spesso purtroppo mortali, sulle donne. Organizzato dal Comune di Campobasso e dall’Ambito Territoriale e Sociale, con la collaborazione di Lgbt Molise e Centro antiviolenza regionale, ha coinvolto – aspetto fondamentale – le scuole, ovvero i ragazzi che si stanno formando e che sicuramente hanno molta più sensibilità rispetto alle generazioni più mature.

Tema di fondo, la violenza sulle donne come detto, ma anche quella di genere, affrontati con tutti gli attori in campo. Dal Comune alle forze di Polizia, dagli psicologi agli assistenti sociali. Diciamo subito una cosa buona: Campobasso è all’avanguardia. In che modo? Nel capoluogo c’è un centro antiviolenza per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (in viale del Castello), una rarità nel Sud mentre al Nord e soprattutto in Emilia Romagna sono molto diffusi. E c’è una particolare sensibilità nelle amministrazioni comunali che si susseguono.

“Noi vediamo solo la punta dell’iceberg non chiaramente il fenomeno nella sua interezza – esordisce il dirigente dell’Ambito Vincenzo De Marco –. E’ fondamentale la collaborazione con forze dell’ordine, psicologi, amministrazione e tutti coloro che operano nelle associazioni. Abbiamo voluto superare la logica progettuale cercando di dare servizi strutturati in maniera permanente. Sia nella precedente che nell’attuale amministrazione si è puntato su un sistema regionale di contrasto alla violenza contro le donne attraverso l’istituzione di centri di ascolto a Campobasso, Isernia e Termoli oltre che vari sportelli presenti nelle due province e in diversi centri”.

Spezza la violenza contro le donne

E ancora, “nel capoluogo esiste la casa rifugio per le vittime di violenza il cui indirizzo è chiaramente segreto. Poi ci sono azioni di reintegro della donna, i servizi sociali per i minori. In viale del Castello c’è la struttura cuore di questi servizi, ovvero il centro di ascolto contro le discriminazioni Lgbt. Si tratta di fenomeni chiaramente diversi ma connessi tra loro e nel centro di viale del Castello c’è anche un ascolto protetto di rilievo provinciale per minori maltrattati e maltrattanti”.

Restando al centro Lgbt, la psicologa e psicoterapeuta Fiorella Masucci opera proprio lì e spiega che “a novembre c’è stato un aumento in Molise delle richieste sia con gli ingressi che presso la Casa Rifugio. Ci siamo chiesti il motivo e dovrebbe essere più dovuto al fatto che si conosce maggiormente il territorio rispetto a un effettivo aumento delle violenze, che invece statisticamente scendono per fortuna. Noi rispondiamo 24 ore su 24 e tutti i giorni e dobbiamo dire che si sta rompendo il silenzio e oltre alle vittime denunciano anche i familiari”.

È pur vero che la stragrande maggioranza delle persone che si reca nel centro Lgbt lo fa per avere informazioni sul percorso di transizione, sottolinea l’avvocato Roberto Giammaria. “Per fortuna negli ultimi decenni l’atteggiamento sta cambiando ma c’è ancora molto da fare anche perché purtroppo circa il 30% della popolazione teme queste persone ed è abbastanza intollerante da questo punto di vista. Per fortuna non c’è nessun caso di violenza segnalato da noi e il servizio è gratuito”.

Altrettanto interessante la testimonianza dell’avvocato Tina De Michele del Centro Be Free di Termoli. Cosa si fa nel centro adriatico? “Diamo un primo orientamento legale alle donne spiegando loro cosa è possibile fare in caso di violenza. La maggiore difficoltà è quella di saper scegliere lo strumento migliore per un risultato utile e concreto per la donna che ha paura magari di non essere creduta anche perché la maggior parte dei delitti avviene in famiglia senza testimoni. Poi c’è la paura di perdere i figli ma questa è una paura che cerchiamo di smontare anche perché le leggi rafforzano le posizioni della donna in tal senso”.

Spezza la violenza contro le donne

La donna va aiutata sotto tantissimi punti di vista nel momento in cui decide di rivolgersi a un centro antiviolenza. Come aggiunge la psicologa Federica Buri sempre di Be Free Molise: “Molte hanno una grande confusione dovuta a una sofferenza radicata. C’è spesso una forte dissonanza cognitiva e dubitano della loro credibilità. Purtroppo la violenza psicologica è subdola e difficile da dimostrare anche perché si avvale anche di pseudo tenerezza associata poi a violenza. È importante la rete di amicizie per difendere le ragazze”.

Ma qual è l’approccio delle forze dell’ordine sul contrasto alla violenza contro le donne? Il dirigente della Squadra Mobile di Campobasso, Marco Graziano, si rivolge direttamente agli studenti presenti: “Il nostro è un lavoro di tipo pratico. Esiste la violenza sulle donne come quella di genere e le vittime a volte sono anche gli uomini anche se in maniera molto minoritaria. Bisogna dire che la criminalità in generale è diminuita ma è aumentata la percezione. Per esempio le baby gang sono sempre esistite ma ora ci sono i social che diffondono video e quindi l’allarme sociale diventa più alto. In Molise non bisogna sottovalutare il fenomeno dell’abuso di alcol soprattutto nei paesi della provincia, dove spesso la violenza si scatena proprio a causa dell’abuso di alcol e ci sono gravi conseguenze in famiglia. Una piaga che combattiamo soprattutto con la repressione più che con la prevenzione che comunque è importante”.

Nel corso della mattinata è stato proiettato un video realizzato da Marco Caldoro e Antonio De Gregorio in cui si sottolinea l’importanza della diversità, alla base della tolleranza. Mentre una ragazza nigeriana, che non ha voluto giustamente farsi riconoscere, ha raccontato la sua storia: dalla guerra all’arrivo in Italia alle violenze subite prima di ritrovare un po’ di serenità e anche i documenti che le permettono di vivere più tranquilla.

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