Le fondamenta

Gigafactory, Termoli “Sarà” capitale della transizione energetica

Termoli ha ora nel suo destino la missione di divenire davvero la capitale italiana e una delle capitali europee della transizione ecologica e della definizione di un nuovo modello di mobilità sostenibile.

Pacta servanda sunt. Termoli ospiterà la Gigafactory. La notizia è finalmente ufficiale. Nel settembre scorso, ospitando sul palco del Festival del Sarà – Dialoghi sul futuro il direttore dello stabilimento Stellantis di Termoli Davide Guerra, chi ha avuto orecchie e testa per ascoltare aveva compreso che si sarebbe dovuto attendere solo il quando e non il se dell’accordo fra governo e azienda. Certamente, come in ogni trattativa che si rispetti, ci sarà stato qualche momento in cui le parti hanno giocato al rialzo su questo o quel dettaglio dell’intesa. E chi era vicino alla negoziazione, ma non abbastanza da conoscere tutti i dettagli, ha potuto immaginare che ci fosse un reale pericolo per l’esito finale, trasmettendo all’opinione pubblica in questi mesi timori e dubbi. Ma le indicazioni che la scorsa primavera sono giunte da Palazzo Chigi, direttamente dal presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi alla proprietà di Stellantis, erano chiare e inderogabili. A fronte dei fondi del PNRR la Gigafactory sarebbe dovuta sorgere in uno stabilimento del gruppo nel sud Italia. E poi a rafforzare quell’indicazione sono arrivate le parole utilizzate per la prima volta in un evento pubblico in città da un dirigente dell’ex Fiat.

Quando chiesi a Guerra se Termoli sarebbe potuta divenire la capitale mondiale della transizione ecologica nel mondo dell’automotive mi rispose: “Stiamo gettando le basi per questo”. Quella stessa sera domandando al vice presidente di Snam, Cosma Panzacchi quale sarebbe stato il futuro dell’energia in Italia egli mi rispose: “L’Italia mettendo insieme tecnologia, capacità di fare squadra e di innovare può diventare un polo di produzione di energia, invece che un polo di importazione. Questo è possibile se lavoriamo sulle rinnovabili, sull’idrogeno, insieme, e in zone come quella del Molise che ospiterà la nuova Gigafactory, questo potrebbe creare una ricchezza infinita. In questa prospettiva realtà come quella del consorzio di sviluppo industriale della val Biferno, dove è insediata Stellantis, possono diventare un punto di interesse per un player internazionale dell’energia come Snam per giocare la partita della transizione”.

Le fondamenta sono state gettate. Termoli ha ora nel suo destino la missione di divenire davvero la capitale italiana e una delle capitali europei della transizione ecologica e della definizione di un nuovo modello di mobilità sostenibile. Non solo perché qui sarà allocato uno dei pochi centri europei di produzione di batterie che servirà oltre 30 stabilimenti di assemblaggio, ma perché qui quella fabbrica potrà essere magari alimentata da energia prodotta con fonti rinnovabili. E ci sarà soprattutto la possibilità di ridefinire e sperimentare la creazione di un nuovo ecosistema di aziende e professioni a servizio di questa e di altre Gigafactrory.

A Termoli nascerà un nuovo indotto, ma anche nuove e diverse competenze. Il tramonto dell’era del motore a scoppio porta con se la scomparsa di molte professioni. Ma l’alba dell’era del motore elettrico contribuisce alla nascita di nuove competenze, nuovi lavori, nuove imprese. Questo passaggio epocale travolgerà il mondo che conosciamo, ma creerà un’epoca dinamica e piena di opportunità per chi avrà il coraggio di sperimentare e investire. Dovremo saperla governare, tutti insieme, istituzioni e società civile, per consentire che il passaggio dall’una all’altra sia privo di conseguenze sulla vita delle persone e sull’economia del territorio. L’opportunità di un rilancio dello stabilimento di Termoli deve salvare il numero maggiore di posti di lavoro interni allo stabilimento, ma deve anche concretizzarsi attraverso un’espansione di nuove iniziative: formative, professionali, imprenditoriali.
Quello che ci si presenta innanzi è un nuovo mondo. Pieno di sfide, ricolmo di opportunità. Proprio nelle ore in cui l’atrocità della guerra impatta sulle nostre abitudini e ci costringe a maturare con maggiore solerzia scelte che per troppo tempo abbiamo ritardato e che uomini illuminati anche sul palco di un festival di provincia avevano saputo anticipare come necessari.

Le istituzioni e le imprese hanno il compito di definire un perimetro di azione comune per dare un nuovo slancio alla parabola dello sviluppo industriale del territorio. La società civile avrà il compito di continuare a parlare di futuro, immaginare e delineare scenari possibili, favorire l’incontro e la contaminazioni di intelligenze e risorse anche esterne al nostro territorio, promuovendo così l’attrazione di nuove iniziative. E soprattutto di monitorare sul rispetto degli impegni presi.

Termoli può essere davvero la capitale del futuro.

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