Ti guardo e ti vedo brutta

Il quartiere affacciato sul mare dove il mare non si vede

Un tempo quella zona oltre la ferrovia, che nel dopoguerra segnava la “fine” (urbanizzata) di Termoli, doveva essere incantevole. Oggi, dopo mezzo secolo di edilizia schizofrenica e arrogante, di costruttori che hanno massimizzato i profitti ammazzando qualsiasi senso estetico e sacrificando il rispetto del bello, è uno dei quartieri più brutti della città.

Tra via Duca degli Abruzzi, via Diaz, via Cavour e via Bixio i palazzi, alti anche sette o otto piani, soffocano la vista del mare. Nemmeno l’odore si sente tra facciate disordinate, prive di bellezza e organizzazione, tra balconi che disegnano una scacchiera di cemento pesante in qualsiasi scorcio. Si scende sulla spiaggia attraverso una orribile scalinata di cemento grigio, ulteriormente imbruttito da scritte vergate con le bombolette spray: uno dei passaggi per la marina meno armonici che siano mai stati immaginati.

Costruttori diversi, in epoche diverse, hanno “conquistato” a colpi di autorizzazioni del Comune il quartiere di Santa Lucia, fino a renderlo un ammasso di palazzi dai colori sgargianti, senza un piano cromatico, senza una prospettiva architettonica. Quando si dice “oggettivamente brutto” ci si riferisce a una situazione al pari di questa. Infissi di alluminio su facciate di finta pietra, giallo ocra e carminio che si allungano per decine di metri in altezza e schiaffeggiano la vista, serpentoni-alveare che si snodano occupando con la loro goffaggine pretenziosa lo spazio visivo all’incrocio tra cielo e mare.

Condomini realizzati negli anni del boom, quando qualsiasi lotto era buono per il mattone e, in questa città di scarsa sensibilità il cui concetto di turismo, riscoperto solo di recente, gravita solo attorno al Borgo, satellite in realtà di un pianeta dove comanda il brutto, dove agonizza la retorica dei tramonti sul trabucco e non trova giustificazione l’aspirazione a richiamare visitatori. Termoli è anche brutta, e da queste parti è soprattutto brutta.

Peccato. E peccato che si voglia proseguire su questa scia. Che non è la scia dell’edilizia, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività, bensì il solco della peggiore storia architettonica di una città miope e presuntuosa che ha svenduto la sua giovinezza al profumo dei soldi. La giovinezza è passata, il profumo è svanito. Qua, nel quartiere affacciato sul mare dove il mare non si vede, è rimasta solo la puzza del brutto.

 

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