L'Ospite

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Sico o Sicone del X secolo, Vescovo di Blera e non di Termoli

Non è dato conoscere le ragioni che hanno indotto il noto erudito fiorentino, il monaco cistercense Ferdinando Ughelli (Firenze 1595-Roma 1670), a porre, in cima alla cronologia dei Vescovi di Termoli della sua colossale opera “Italia sacra”, Sico (Scio) o Sicone, uno dei sottoscrittori, nel 969, dell’atto con cui la sede di Benevento fu elevata al rango di metropolitana.

In quel sinodo, tenutosi in San Pietro il 26 maggio dell’anno 969 e presieduto dall’imperatore Ottone I, il papa Giovanni XIII attribuì al vescovo di Benevento Landolfo l’uso del pallio con la facoltà di consacrare i pastori delle sedi sottoposte e cioè quelle (indicate nello stesso documento) di: Sant’Agata (de’ Goti), Avellino, Quintodecimo (sorta nel IX secolo, forse in continuità dell’antica sede di Eclano, all’inizio della seconda metà dell’XI secolo fu traslata a Frigento, quest’ultima soppressa nel 1818 ed assorbita da Avellino), Ariano (Irpino), Ascoli (Satriano), Bovino, Volturara, Larino, Telese e Alife. Nel confermare allo stesso Landolfo anche la cattedra di Siponto (Manfredonia), con la chiesa di San Michele Arcangelo sul monte garganico e Varano, fu stabilita, sempre attraverso il documento in questione, la consacrazione dei suoi successori (di Benevento) direttamente dalla Sede apostolica.

L’atto fu sottoscritto da vescovi e autorità della Chiesa di Roma e da alti prelati appartenenti alla corte imperiale. Tra i primi firmatari e subito dopo il papa (Giovanni XIII) e l’imperatore (Ottone I) è presente, con la dizione che segue, tale “Sico episcopus sancte Blaran(ensi) Ecclesie in hoc privilegio consensi et subscripsi”. Di Termoli, però, non c’è traccia (cfr., A. Ciaralli, V. De Donato, V. Matera -a cura di-, “Le più antiche carte del Capitolo della Cattedrale di Benevento -668/1200-“, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 2002, doc. n. 17, pp. 47-51).

Il primo documento in cui figura chiaramente la cattedra vescovile della città adriatica è datato 6 dicembre 983 (Roma). In esso si rileva che il papa Giovanni XIV concede ad Aione, arcivescovo beneventano e sipontino, la facoltà di procedere all’ordinazione dei vescovi nelle sedi già nominate nei privilegi dei predecessori, aggiungendo a queste Suessula (diocesi campana presente anche in atti successivi fino a quello di papa Leone IX del 12 luglio 1053, scomparsa subito dopo perché assorbita, con ogni probabilità, da Sant’Agata de’ Goti), Lucera, Termoli e Trivento (Ibidem, doc. n. 24, pp. 72-75).

Dunque, il Sico (Scio) o Sicone, firmatario del sinodo celebrato in San Pietro nel 969, fu vescovo di Blera (Blaran o Bleran) e non di Termoli, come sostiene l’Ughelli (“Italia Sacra sive de episcopis Italiae et insularum”, tomus octavus, Romae 1662, col. 530, prima edizione; “…Editio secunda, aucta et emendata, cura et studio Nicolai Coleti…”, tomus octavus, Venetiis 1721, col. 374).

All’opera dell’Ughelli, che nella prima edizione indica, erroneamente, l’anno 1069 anziché il 969, attinsero tanti altri storici sino ai nostri giorni. Tra quelli di maggior rilievo: il vescovo di Bisceglie Pompeo Sarnelli (“Memorie cronologiche de’ vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento”, Napoli 1691, p. 254); il canonico veneziano Giuseppe Cappelletti (“Le Chiese d’Italia…”, vol. XIX, Venezia 1864, p. 351); il benedettino tedesco Pius Bonifacius Gams (“Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae…”, Ratisbona 1873, rist. Graz 1957, p. 932).

Blera, oggi piccolo centro laziale, fu un’antica città etrusca che andò in decadenza agli inizi del Medioevo. Occupata dai Longobardi tra il 739 ed il 774, entrò a far parte del Patrimonio di San Pietro. Il cristianesimo è legato al nome di Senzio, vissuto tra il III ed il V secolo, da alcuni ritenuto martire delle persecuzioni. Il primo vescovo, di cui si ha memoria certa, è Massimo, che partecipò ai sinodi romani del 499, 501 e 502; l’ultimo, invece, è Riccardo, menzionato nel 1093. La diocesi di Blera, nota per aver dato i natali al papa Sabiniano, per un’abbazia (oggi non più esistente) citata da Gregorio Magno e per una chiesa (di San Senzio) fatta decorare nel IX secolo da Leone IV, sul finire dell’XI secolo fu unita a quella di Tuscania e, poco dopo, assorbita, insieme ad altre, dalla nascente circoscrizione di Viterbo (si veda, tra gli altri, T. Civiero, “Blera”, in “Le Diocesi d’Italia”, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri ed E. Rubino, ed. “San Paolo”, vol. II, Cinisello Balsamo 2008, p. 195).

E’ opportuno ricordare, anche in questa sede, che l’elezione simoniaca del prete e monaco Leone e del presbitero Benedetto a vescovi di Trivento il primo e di Termoli l’altro, interdetta dal papa Agapito II tra i mesi di febbraio e marzo dell’anno 947, non dimostra, almeno per ciò che riguarda la città adriatica, l’esistenza di una propria sede vescovile. Quel provvedimento, adottato su esplicita richiesta del pastore beneventano Giovanni, conferma a quest’ultimo la soggezione di tutte le chiese già appartenenti alla città sannita, tra cui continua a figurare, per l’attuale Basso Molise, solo quella di Larino. Pertanto, l’avverbio “antiquitus”, posto in relazione al diritto acquisito da tempo da parte del presule di Benevento, con tutta probabilità, è riferito al territorio della chiesa di appartenenza e non a Termoli come centro diocesi (cfr., A. Ciaralli, V. De Donato, V. Matera -a cura di- op. cit., doc. 10, pp. 29-32; e, tra gli altri, G. Mammarella, “Profili biografici, icone e blasoni dei vescovi di Larino, Termoli e Guardialfiera”, I e II ed., Campobasso 2017 e 2018, pp. 116, 118).

A conclusione di questa breve nota va osservato che la presenza certa della cattedra vescovile termolese è attestata per la prima volta nell’atto, di cui si è fatto cenno, di papa Giovanni XIV datato 6 dicembre 983 e che il primo pastore, di cui si ha memoria, è tale Amando dell’anno 1051.

 

Giuseppe Mammarella – Responsabile dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino e della Biblioteca

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