Rapporto svimez

Economia in calo e primato di “cervelli in fuga”. Lo Svimez bacchetta il Molise

Nel rapporto 2018 lo Svimez boccia il Molise: unica regione del sud con un dato negativo del Pil e primato per residenti all'estero. Aldo Patriciello: "Invertire la tendenza con un grande piano per il lavoro".

Il Molise detiene due tristi primati: è l’unica regione meridionale che nel 2017 ha fatto registrare un andamento negativo del Pil, prodotto interno lordo, con il meno 0,1%. Ma è anche la regione del mezzogiorno che tra il 2002 e il 2015 ha visto il tasso maggiore di fuga di giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni: il 27,1%. Numeri e dati che sono stati elencati questa mattina, mercoledì primo agosto, a Roma durante le anticipazioni del Rapporto Svimez.

La crescita dell’economia meridionale nel triennio 2015-2017 ha solo parzialmente recuperato il patrimonio economico e anche sociale disperso dalla crisi nel Sud. Ripresa trainata dagli investimenti privati, manca il contributo della spesa pubblica. I dati, delle prime anticipazioni del suo rapporto annuale 2018, relativo all’anno 2017, relativi al Sud non sono confortanti. Nel corso del 2017 il Mezzogiorno ha proseguito la sua lenta ripresa, ma in un contesto di “grande incertezza” e in assenza di “politiche adeguate” rischia di frenare ancora, con un “sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo” nel giro di due anni. Nel 2019, infatti, “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale”, con la a crescita del Pil che “sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.

In questo contesto il Molise è il fanalino di coda delle regioni del mezzogiorno. Durante il triennio 2015-2017 l’economia regionale è stata trainata dal settore delle costruzioni che ha fatto segnare un +26,4%.  Tuttavia, in senso stretto, l’industria molisana ha fatto registrare una importante regressione, meno 7,4%. Dato in controtendenza con il resto del mezzogiorno. Il settore dei servizi, nel triennio preso in esame, fa registrare un saldo positivo, + 2%. Malino l’agricoltura che, nonostante gli investimenti pubblici fatti, ottiene solo un misero più 0,4%.

Inoltre, negli ultimi 16 anni (2002 – 2015), 1 milione e 883mila residenti hanno lasciato il mezzogiorno. La metà dei quali composta da giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni. A guidare la regione del sud in questa speciale classifica il Molise con il suo 27,1% seguito dalla Basilicata, 21,7%, e dalla Calabria, 19,9%. Quasi un quinto dei giovani in fuga dalla propria terra è laureato, il 16% di loro si è trasferito all’estero. Altro dato significativo, riportato dallo Svimez, riguarda il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione che, tra il 2010 e il 2018, è raddoppiato passando da 362 mila a 600 mila unità.

Un territorio che perde i suoi giovani è un territorio che perde il futuro. E il Mezzogiorno ha bisogno di tutto, tranne che di perdere ulteriore terreno. Il drammatico calo demografico che nell’ultimo decennio ha colpito il Sud Italia, oltre a riflettere il profondo disagio che impoverisce il nostro tessuto sociale, testimonia che la questione meridionale è tutt’altro che risolta. Inutile nascondersi dietro un dito” è il commento a caldo dell’Europarlamentare molisano Aldo Patriciello.

“C’è bisogno – spiega Patriciello – di invertire la rotta e di dare un segnale di forte discontinuità con il passato: un Mezzogiorno periferia economica del Paese non conviene a nessuno. I dati di questi ultimi giorni non fanno altro che certificare una realtà ben nota a tutti ma che stranamente, fino ad oggi, fa fatica ad entrare nelle priorità dell’agenda politica del nostro Paese”.

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