Barba&capelli/2

Rasatura all’italiana o stile hipster: papà, due figli e una barberia che diventa “social” fotogallery

Tre poltrone per una famiglia di barbieri che ha investito in chiave "social" su un’attività tornata di moda e molto richiesta. Pasquale Colasurdo e i figli Michele e Giovanni di 28 e 30 anni hanno scommesso su un concetto moderno del barber shop. Il mestiere conserva la sua identità, mantiene le sue regole ma si «adatta» alle novità offerte dalla tecnologia. «Questa barberia - spiega Pasquale - rappresenta la svolta della mia famiglia». E nel tempo, prima Michele e poi Giovanni, hanno colto l’opportunità offerta dal padre ampliando anche l’offerta di servizi fino alla prenotazione via internet «anche se di norma dal barbiere questo non si fa». Presto anche un’app per cellulare (che chiaramente non serve per tagliare la barba...).

Nel nuovo locale di Viale d’Italia al numero 23 ci sono tre poltrone. Quella di Pasquale, il padre, è una ’Gioia Catania’, da cento anni ha conservato lo stesso modello. Quella del figlio più piccolo, Michele, è una Yupiter del 1954 fatta restaurare; quella di Giovanni, il figlio più grande, è invece una Takara Belmont di produzione giapponese molto in voga nei barber shop britannici. Ognuno al suo posto in un ambiente dove il tempo sembra essersi fermato o forse no, nell’era di internet in cui tutto scorre alla velocità della rete e, volendo, un taglio o una rasatura si possono prenotare anche in modalità «social» collegandosi al sito della barberia di famiglia. Proprio così, il mestiere conserva la sua identità, mantiene le sue regole ma si «adatta» alle novità offerte dalla tecnologia. Quando però si tratta di barba e capelli, lo smartphone si lascia sulla mensola dello specchio e la manualità e l’abilità nell’utilizzare la lama del rasoio prende il sopravvento mentre continuano ad arrivare clienti giovani e meno giovani.

Barberia Colasurdo: una storia diventata quella di una famiglia che ha scommesso sul futuro di un lavoro ritornato «di moda», «cool» per dirla all’inglese. Secondo appuntamento dopo quello dedicato a Peppino Perazzelli, storico barbiere della stazione che oggi ha 83 anni e forse è il barbiere più longevo di tutto il Molise. Due esperienze diverse e un lavoro che continua a regalare emozioni. In questo caso ci sono un padre e due figli in un locale completamente ristrutturato, infornato in una macchina del tempo e aperto con qualche tocco moderno, murales compreso. Una storia che si intreccia con l’emigrazione. Pasquale oggi ha 53 anni e ricorda l’esperienza in Venezuela del papà, originario di Morrone del Sannio e della mamma di Santa Croce di Magliano. Nel 1972 sono tornati in Molise e il «piccolo» di casa iniziò a fare l’apprendista da Antonio Di Palma di Termoli, allievo di Donato Carnevale. Primi contatti con questo lavoro che ha svolto anche a Bologna, prima del servizio militare. Poi il matrimonio con Elisa Carozza e altri lavori fino al «ritorno» all’attività di barbiere rilevando in via Molise una barberia storica di Antonio Innocenzi. Negli anni altri trasferimenti tra via Mascilongo, poi viale d’Italia fino alla «svolta» con l’apertura del nuovo locale dallo scorso sette febbraio.

I due figli ascoltano e osservano con emozione il racconto del padre, ora che sono – e lavorano – tutti insieme. «Questa barberia – osserva Pasquale – ha rappresentato la svolta della mia famiglia. Negli anni abbiamo conosciuto tante persone e l’attività è cresciuta prima con l’inserimento di mio figlio Michele e poi di quello di Giovanni fino a quando siamo riusciti ad avere una poltrona per ciascuno di noi». Un papà che ha saputo ascoltare ed è andato incontro ai suoi figli offrendo loro una opportunità. Michele, 28 anni, diplomato all’Industriale, poi la Facoltà di Scienze Motorie a Chieti ma – spiega mentre sistema gli ultimi dettagli della barba a un cliente – non la sentivo mia e papà mi ha detto, vieni al salone e vedi se ti piace. Nel 2009 ho iniziato la gavetta. Devo dire la verità, non ci avevo mai pensato ma una volta dentro questa realtà ho imparato ad amare questo lavoro che di certo non consiste solo nel tagliare barba e capelli ma in un confronto costante con le persone. Tutto è molto stimolante tra chi parla, chi sta zitto, chi ti aggiorna sulla politica e così via». Un lavoro molto cambiato a mio avviso. Solo il saper tagliare resta molto antico ma tutto si è arricchito da valori nuovi. Merito di mio padre che me li ha trasmessi. Diciamocelo, non è semplice convincere un giovane di vent’anni in «barba» (sorride) a tante distrazioni. Tutto è molto gratificante ma sento di trovarmi sempre al punto di partenza e mai arrivato anche se ho partecipato e partecipo a corsi, a gare di taglio, ho frequentato due anni di scuola professionale per parrucchiere e ho lavorato anche a Milano e Londra».

E proprio mentre Michele frequentava la scuola per parrucchiere – e quindi non poteva stare al salone – è venuta fuori l’opportunità per il fratello più grande di due anni. «Quando ero piccolo – racconta Giovanni – in estate venivo al salone a dare una mano durante le scuole medie». Poi gli studi al Liceo scientifico e tre anni di università ma anche questa strada non è sembrata quella giusta. «Dopo tre anni – aggiunge Giovanni – ho lasciato. Prima ho fatto l’operaio, poi mentre mio fratello frequentava la scuola papà mi ha insegnato il mestiere. Se ci fossero state già tre poltrone mi sarei messo subito a lavorare. «Ho approfittato di questa opportunità, ho pensato c’è gente che pagherebbe caro per imparare e aprire un barber shop moderno e mi sono immerso in questa attività con l’impegno ad approfondire le tecniche e di acculturarmi in un mondo in costante crescita ed evoluzione. Ora sono convinto della mia scelta e in questo locale si conservano quarant’anni e più di esperienza». L’arredamento tradizionale viene letto in chiave «social» con servizi che ai normali servizi di barba, capelli e shampoo si arricchiscono di trattamenti per la barba e altro come il «panno caldo» come tecnica di preparazione alla rasatura e tanto altro. Dal taglio classico con la «rasatura all’italiana» alla modellatura come lo stile «hipster» con la barba folta e poi modellata a piacere.

Una barberia 2.0 che ha chiaramente una pagina Facebook, un sito con i servizi dedicati e la possibilità di prenotare solo in alcuni giorni, come il mercoledì e il giovedì. Il barbiere tradizionale, infatti, non lavora su appuntamento. Ma l’epoca dei social chiede di chiudere un occhio. Viene, comunque, da chiedere se i tre Colasurdo vadano d’accordo. Ma la risposta non si lascia attendere. «C’è stato un grosso investimento, questo lavoro richiede complicità e siamo una squadra, quindi possiamo tranquillamente dire che andiamo d’accordo e cerchiamo di offrire il meglio». Un lavoro, quello del «barbiere social» che gratifica tutta la famiglia e «ci rende orgogliosi di farlo» senza dimenticare mai il patrimonio di conoscenze e competenze maturato negli anni. Il tempo di una foto «in posa» e poi ognuno può tornare alla sua poltrona perché i clienti (e gli amici) aspettano: Giovanni a sinistra, Pasquale al centro, e Michele a destra.

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