La guerra delle macchinette - parte 1

Gestori delle slot in rivolta: “Il sindaco Battista ci ha rovinati, siamo costretti a licenziare”

A quasi un mese dall’entrata in vigore dell’ordinanza con cui il sindaco di Campobasso Antonio Battista ha dimezzato gli orari delle sale slot per ridurre il gioco d’azzardo, i gestori preparano il ricorso al Tar Molise: «E’ stata una batosta, in fumo migliaia di euro di investimenti e ora siamo costretti a licenziare i dipendenti». Al Comune chiederanno pure un risarcimento danni per i mancati guadagni.

Un po’ come le pensioni sociali, le tasse e il reddito di cittadinanza. Argomenti che dividono e scontentano le parti interessate. Accade pure per le slot machine: divieti e ordinanze sono state prese in Italia a macchia di leopardo per scoraggiare la ludopatia, la famosa malattia del gioco. Attualmente c’è solo un testo del governo previsto nella legge di Stabilità 2016 per il riordino di un settore che l’anno scorso ha garantito 10 miliardi e mezzo di euro di introiti allo Stato.

L’assenza di una normativa nazionale uniforme ha generato solo il caos, nel più tipico Italian style. Alla confusione si sono unite, a Campobasso, le proteste dei titolari delle sale. Dallo scorso 28 febbraio è entrata in vigore l’ordinanza con cui il sindaco Antonio Battista ha usato il pugno duro: le slot della città possono restare aperte dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 21. Prima non c’erano vincoli d’orario. Le macchinette potevano essere accese ben presto al mattino e spente alle 3 di notte.

Fermo restando l’importanza della lotta alla ludopatia per evitare che le famiglie si rovinino con il gioco d’azzardo, il provvedimento (che si è aggiunto alla legge regionale di Parpiglia che però ha solo definito la distanza delle sale dai luoghi sensibili come le scuole) è stato una batosta per gli imprenditori. Dopo aver affrontato un investimento di parecchie migliaia di euro (per aprire una sala slot si spendono fino a 50mila euro), alcuni sono stati costretti tagliare il personale. Altri hanno chiuso, altri ancora lo faranno. Succederà nell’attività di piazza Molise.

Nel capoluogo molisano c’è una quindicina di sale slot. Alcune zone sono particolarmente ‘intasate’: è il caso di via Garibaldi, tre attività nel giro di cento metri. Sono in crisi. E il danno non l’ha fatta la concorrenza, ma proprio la misura restrittiva presa dal primo cittadino.

Fabio Di Gioia è uno dei pochi esercenti che non esita a uscire allo scoperto. Racconta di essere stato costretto a licenziare due dipendenti. Il primo problema è sulla restrizione degli orari: si è passati da 16 a 8 ore. «Nemmeno una boutique lavora solo otto ore al giorno, noi alle nove di sera dobbiamo chiudere la sala», mette subito in evidenza. Lo incontriamo nella sua sala. Sui muri i manifesti con i numeri di centri di aiuto dell’Asrem e le necessarie autorizzazioni: Stato, Questura e Monopoli di Stato devono autorizzare l’apertura di un’attività di questo tipo. Sale sicure e dotate di apposite videocamere.

«L’ordinanza del sindaco – sottolinea l’imprenditore campobassano – è nata su una segnalazione della Polizia Municipale senza nemmeno sapere come intervenire sulla piaga sociale e senza sentire i titolari delle sale slot. Ma non si capisce che una persona ludopatica non è solo il giocatore della macchinetta, ma è un giocatore e basta. Può rovinarsi anche comprando i gratta e vinci».
Il secondo problema è di natura ‘geografica’: basta spostarsi di un paio di chilometri e l’ordinanza del sindaco Battista non ha effetto. Chi vuole giocare alle macchinette può farlo a Ripalimosani e a Ferrazzano.
«Il Comune – insiste Di Gioia – dovrebbe intervenire in quei luoghi sensibili, laddove ci sono le macchinette e non ci dovrebbero essere: perchéal centro commerciale ‘Pianeta’ c’è una sala slot con otto macchinette affianco ai giochi per i bambini? E’ normale? Io ho comprato la licenza, fatto un investimento di quasi 50mila euro, pago una marea di tasse e ora devo licenziare i miei dipendenti».
Tre licenziamenti sono già scattati. Ma secondo le previsioni dei gestori si arriverà almeno a una quindicina di esuberi.

«L’ordinanza del sindaco – ragiona un altro imprenditore della città – sarebbe dovuta essere supportata da un documento, ad esempio dell’Asrem, che attestasse l’emergenza sociale come avvenuto negli Ottanta quando si scoprì la piaga dell’eroina. Si demonizzano le macchinette, l’alcol e i tabacchi no. E poi basta collegarsi con il telefonino per giocare on line e spendere migliaia di euro con pochi click. Forse volevano farsi un po’ di campagna elettorale, ma hanno rovinato le sale di Campobasso».
Per i gestori l’ordinanza ha danneggiato attività legali: «Queste imposizioni favoriranno il gioco clandestino e le mafie».

Dal centro alla periferia il malcontento non cambia. Il danno è doppio per chi ha abbinato la sala slot ad un’attività di ristorazione, ad esempio un bar. Nella zona industriale di Campobasso poi la concorrenza è ancora più selvaggia: se l’ordinanza di Antonio Battista è valida è per una questione di metri. A un passo c’è Ripalimosani dove le restrizioni non valgono. Tanto che alcuni imprenditori di Campobasso stanno pensando di trasferire qui la propria attività.
«Se vai su Internet giochi come e quando ti pare. Oppure ripieghi sui gratta e vinci o ancora esci da Campobasso e vai nei paesi vicini: l’ordinanza non è servita a nulla», il ragionamento di una imprenditrice che gestisce una sala slot. Sostiene di non poter andare più avanti: «E’ un macello, con questi orari non si riesce a lavorare e a rientrare con le spese. Io – dice ancora – volevo prendere un’altra persona ma non ho potuto più assumere». Parole condivise anche da un avventore: «Il sindaco ha sbagliato».

In settimana titolari e gestori della sale slot della città prepareranno il ricorso da presentare al Tar Molise che probabilmente sarà supportato anche dai concessionari delle macchinette. Al Comune chiederanno pure un risarcimento per il danno economico subito.

E la giurisprudenza è già dalla loro parte: ieri, 20 marzo, il Tar della Toscana ha condannato il Comune di Firenze considerando illegittima l’ordinanza anti slot del primo cittadino Dario Nardella. SP

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