Politica

Europee a Termoli, sorrisi tirati nell’attesa di tirare la corda

Flop di Udc, flessione degli Azzurri, Ulivo stazionario. All’indomani dell’election-day ridono in pochi. Unici vincitori An e Tonino Di Pietro.

C’è ci sale e c’è chi scende, come sempre, come in tutti i casi della vita e come in (quasi) tutte le competizioni elettorali. La sorpresa è che a Termoli scende (e di parecchio) l’Udc, mentre salgono Alleanza Nazionale, Di Pietro e Rifondazione Comunista. Un segnale forse che la gente ne ha abbastanza di stare nel bel mezzo del proverbiale centro e si orienta verso posizioni decisamente più estreme? L’1,65% riportato in città da Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini – un partito alla sua prima vera sfida, sul quale non avrebbe scommesso nessuno a parte i pellegrini di Predappio – lascerebbe pensare di sì, aprendo scenari inquietanti sul ritrovato fascino del radicalismo in versione total-black (con qualche concessione al rosa shocking…). Ma più probabilmente, visto che parliamo di una tranquilla cittadina balneare raggomitolata su se stessa come un gatto sornione, si tratta di un’inversione di tendenza che, anche se anomala, sarebbe più corretto leggere sotto una duplice chiave di lettura. Da un lato la campagna elettorale praticamente inesistente che l’Udc ha fatto in città, e che se non fosse stato per quel divoratore di voti che è il venafrano Aldo Patriciello, non avrebbe fatto arrivare lo scudocrociato nemmeno a quel 9,82 che ha ottenuto, dopo il boom delle scorse comunali che avevano visto il partito al 20,84%, e senza contare il 12,38% della lista “Per Termoli”, di esplicito appoggio all’Udc. Dall’altro – dicono alcuni sottovoce – per la bagarre  tra sindaco Di Giandomenico e Carabinieri che ha colorato la vita cittadina nelle ultime settimane, spaccando l’opinione pubblica in due fette non esattamente uguali (parlando in termini di numeri, e quindi di elettori, è chiaro). Che questa ingarbugliata storia di provincia abbia fatto la differenza? Al momento non lo può dire nessuno, e nessuno può dire il contrario.
 
Certo è che se c’è un vincitore, a Termoli come nel resto del Belpaese, quello è Alleanza Nazionale, balzato al 15% dopo periodacci di magra e affossamenti vari. Bravi i superministri Alemanno e Gasparri, che hanno battuto il Bassomolise palmo a palmo come segugi tenaci, e che hanno avuto il piacere (si spera) di visitare il ridente territorio affacciato sull’Adriatico un giorno sì e un giorno no, presenziando comizi e incontri da veri stakanovisti della politica, convincendo infine un bel numero di persone che non lavora solo lui, Silvio. Al quale, bisogna riconoscerlo, non è andata malissimo. Nemmeno troppo bene, ma di questi tempi un 18,95% a Termoli non è da disprezzare, soprattutto considerando il resto della Provincia di Campobasso, e la “batosta” degli Azzurri. Insomma, il flop temuto non c’è stato, però nessuno ride troppo. Qualcuno, invece, mascherando un pò di delusione con il famoso sorriso senza macchia al quale ci ha abituati il Cavaliere, già pensa a come agire per ottenere finalmente l’agognato vicesindaco di matrice azzurra in Comune, e a quali parole scegliere per far pesare il crollo dell’Udc abbastanza da garantirsi un ruolo meno marginale nella politica di casa nostra. Ma è ancora presto per ipotizzare cambiamenti e variazioni di equilibrio all’interno della maggioranza cittadina. E per dimenticare che, se i gatti hanno sette vite, i gattoni potrebbero avere anche sette possibilità di venire sconfitti senza perdere mai.
 
Non si esulta però nemmeno sull’altra sponda. La “discreta” affermazione dell’Ulivo altro non è che la somma matematica dei voti presi dai Ds e dalla Margherita alle consultazioni amministrative del 2002. Forse leggermente di più, è vero (il listone a Termoli ha preso il 26,71%), ma comunque non abbastanza per sventolare le bandiere e lanciarsi in esplicite manifestazioni di gioia. Anche perchè, da un lato e dall’altro di un Ulivo tutto sommato stazionario, crescono i rifondaroli e i dipietristi. I primi, col 6% (un record per Termoli) nutriti dall’effetto traino del leader rosso del Molise, Italo Di Sabato. I secondi alimentati dalla passione per l’ex Pm di Mani Pulite che, vuoi o non vuoi, è nato e cresciuto a due passi da qui. La sua faccia, emblema di battaglie ardue per la giustizia e sinonimo di lotta alla corruzione, piace ancora. Anche ai termolesi, che l’hanno premiato con un risultato davvero notevole: il 10,20%. Non cambia il dato nazionale, ma per il territorio significa parecchio.
 
Infine una curiosità: il dottore “fissato” col federalismo, quel Quintino Desiderio che si è coraggiosamente prestato alla Lega Nord in attesa di vedere realtà ufficiale il “suo” partito (Alleanza Federalista sarà a breve un nuovo soggetto politico a tutti gli effetti) ha ottenuto un buon successo personale, superiore anche alle sue aspettative. La cittadina adriatica gli ha dato fiducia con 114 preferenze sulle 293 riportate a livello regionale.
 Ma in generale la popolazione, a Termoli, non è stata troppo coinvolta da questa controversa tornata elettorale. E ha votato poco e male: solo il 65% dei termolesi si è recato alle urne tra  sabato e domenica, e le schede bianche e nulle sono state complessivamente 1535. Poco meno dei voti dati all’Udc. 

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