Politica

La colonizzazione dei Palazzi e il “grande accordo” segreto per spartirsi i seggi a Roma

Il caso Patriciello-Pietracupa-Cotugno: il primo europarlamentare, il secondo in pole per diventare Onorevole e il terzo probabile ricandidato alla regione e intanto fermamente ancorato alla poltrona di presidente del Consiglio pur essendo di fatto passato con il centrodestra. Eppure nessuno, nel centrosinistra, ne chiede le dimissioni: una anomalia che lascia la porta aperta a un accordo per le Regionali? Intanto, dopo le dichiarazioni che Pietracupa ha fatto a Primonumero circa la “parentesi archiviata di Frattura”, serpeggiano malumori, repliche e smentite ufficiose sul filo del telefono. Prende piede il dubbio che dietro la scelta delle candidature per le Politiche ci sia un accordo trasversale per dividersi i seggi: a Facciolla Campobasso, a Pietracupa Isernia. Danilo Leva, candidato per Liberi e Uguali, parla di inciucio: “C’è uno scambio evidente sui collegi uninominali di Isernia e Campobasso”.

Nel giro di qualche mese la scalata della “famiglia Patriciello” ai Palazzi della politica – in Europa, a Roma e in Molise – potrebbe realizzarsi in toto. Evento che, qualora si avverasse, consegnerebbe il potere politico e le sorti future della regione nelle mani di tre uomini: Aldo Patriciello, Europarlamentare in carica di Forza Italia, Mario Pietracupa, in pole position per diventare prossimo Parlamentare della Repubblica italiana e infine Vincenzo Cotugno, attuale Presidente del Consiglio regionale – nonostante ormai non faccia più parte della maggioranza di centrosinistra – e probabile ricandidato in primavera alle elezioni regionali nella compagine del centrodestra. Tre uomini, tre cognati. Ma una sola famiglia.

In poco più di otto mesi il tira e molla ai “Patriciello” sembra essere finito, con questi ultimi tornati sui loro passi e diventati la nuova/vecchia colonna del centrodestra molisano. Eppure, solo nel maggio del 2017, Aldo Patriciello dichiarava che Frattura «ha governato bene, risanato economicamente e moralmente la regione Molise». Parole che scatenarono un vespaio di polemiche proprio all’interno della compagine politica della quale ora il politico venafrano è garante. E, viceversa, sembrava aver messo in cassaforte e al sicuro l’alleanza governativa con il centrosinistra.

Riflessione completamente ribaltata da Mario Pietracupa, cognato dell’Europarlamentare e candidato del centrodestra alla Camera dei deputati, che pochi giorni fa a Primonumero.it ha affermato: «L’accordo per le politiche vale anche per la Regione Molise. Il sostegno al centrosinistra è stata solo una parentesi, un progetto ormai chiuso». Cinque anni durante i quali si è sgretolata l’alleanza nata per mandare a casa Michele Iorio, costruita nel 2013 da Danilo Leva, allora segretario regionale del Pd, e da Roberto Ruta e in seguito rafforzata da Paolo Frattura e dalla sua maggioranza regionale. Ma è davvero così?

Tutti i sondaggi assegnano i due collegi uninominali regionali della Camera rispettivamente uno al centrodestra, quello di Isernia, e uno al Movimento 5 stelle, quello di Campobasso-Termoli. Ma i sondaggi non tengono conto dei candidati messi in campo dalle varie compagini politiche. I nomi, affiancati ai simboli, potrebbero cambiare e ribaltare i pronostici. Specie, come tanti beninformati vociferano, se fosse vero che centrodestra e centrosinistra, per scongiurare la valanga a 5 Stelle, si siano divisi i collegi. O meglio: avrebbero deciso di non calpestarsi i piedi, di fare “un po’ a te, un po’ a me”.

Come? Indebolendo o rafforzando le candidature, a seconda del territorio. Nel collegio di Isernia, ad esempio, a sfidare il favorito Mario Pietracupa, il centrosinistra propone Maria Teresa D’Achille. Non esattamente una macchina da guerra elettorale. Mentre nel collegio Campobasso–Termoli, nel tentativo di arginare i pentastellati, il centrosinistra schiera il suo uomo più forte, dal punto di vista del consenso elettorale, Vittorino Facciolla. Il centrodestra invece, quasi a fare un favore agli “avversari”, mette in campo sul maggioritario l’esponente leghista Aida Romagnuolo. Salviniana doc e dunque non propriamente gradita all’elettorato moderato che, sempre secondo gli interpreti delle voci di palazzo, dovrebbero riversare il proprio consenso sull’attuale vicepresidente della Regione.

A parziale conferma di questo “patto di non belligeranza”, il giorno dopo le dichiarazioni lasciate da Mario Pietracupa a Primonumero.it, in occasione della presentazione dei candidati alle politiche del centrodestra al Centrum Palace di Campobasso, il Presidente della Fondazione Neuromed avrebbe fatto una parziale retromarcia con alti esponenti del centrosinistra regionale. «Non ho mai detto che l’era Frattura è terminata». Una smentita ufficiosa, avvenuta telefonicamente, con il chiaro intento di lasciare uno spiraglio aperto al centrosinistra in vista delle elezioni di primavera.

C’è chi parla di “accordo”, chi lo ha già definito “inciucio”. Come Danilo Leva, candidato di Liberi e Uguali, per il quale questo non sarebbe altro che il più classico degli accordi, pianificato a tavolino da Paolo Frattura e Aldo Patriciello. «Un inciucio che ricalca pedissequamente lo schema nazionale, ovvero tra Renzi e Berlusconi che prima vogliono la legge elettorale che è un grande imbroglio e non consentirà a nessuno di vincere, e già da ora fanno finta che rivogliono le lezioni dopo il 4 marzo sapendo benissimo che troveranno un compromesso» afferma il deputato uscente.

«Scenario – dice ancora Leva a Primonumero – che si replica in Molise con lo scambio evidente sui collegi uninominali la Campobasso e Isernia. A Isernia il centrosinistra candida uno dei soggetti più deboli che può mettere in campo, e il centrodestra ricambia sul collegio uninominale di Campobasso. Persone tutte rispettabili, ma sconosciute alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica e degli elettori». Un accordo trasversale evidente, secondo Leva.

Ma non così per il Governatore regionale, che rispedisce al mittente le accuse di inciucio. «Il Partito democratico ha scelto i suoi candidati interpellando le sue federazioni territoriali – spiega Frattura – le quali hanno presentato ognuna una lista di candidati che poi sono stati avallati dalla Direzione nazionale».

Candidati scelti quando «ancora non vi era l’ufficialità di nessun nome in competizione», continua il Presidente. Nomi che solo per un’alternanza di genere hanno costretto a far fare «un passo indietro a Carlo Veneziale, il primo della lista per quanto riguarda la circoscrizione pentra» e lasciare spazio «a Maria Teresa D’Achille e alla sua disponibilità, che ringrazio pubblicamente». Precisazioni e puntualizzazioni che sono il preludio alla replica alle accuse mosse da Danilo Leva. «Noi abbiamo scelto i nostri candidati senza nessuna imposizione dall’alto come avvenuto per LeU e Leva stesso che è candidato in Abruzzo nel collegio proporzionale nella speranza che votino il simbolo senza sapere chi sia».

Tuttavia, l’inciucio riguarderebbe anche e soprattutto il terzo cognato della “famiglia Patriciello” ossia l’attuale Presidente del Consiglio regionale Vincenzo Cotugno. Quest’ultimo eletto nel 2013 con il movimento civico Rialzati Molise, già da qualche tempo, seguendo i passi dei cognati, ha da un lato creato un nuovo movimento che si chiama Orgoglio Molise e che dovrebbe essere presentato ufficialmente nelle prossime settimane. Dall’altro lato ha invece preso le distanze, in vista della prossima tornata elettorale, dalla maggioranza governativa.

Scelte legittime ma che dovrebbero aprire una riflessione all’interno della compagine di Paolo Frattura. Può il presidente del Consiglio regionale smarcarsi dalla maggioranza e restare al suo posto? A che titolo occupa ancora la posizione più alta di palazzo D’Aimmo? Possibile che né Frattura, né i suoi alleati, né tantomeno il Pd da maggior partito della coalizione qual è, si pongano queste domande, abbiano qualcosa da ridire, si chiedano se è corretto che, per dirla alla paesana, Cotugno tenga il piede in due staffe?

E magari chiederne le dimissioni dalla carica istituzionale attualmente occupata. «Perchè dovrei chiedere le dimissioni al Presidente del Consiglio quando questo non ha mai remato contro la sua maggioranza?» si chiede Frattura. «Con Vincenzo e il suo movimento abbiamo stretto un’alleanza programmatica cinque anni fa che entrambe le parti hanno rispetto e porteranno avanti sino al termine della legislatura» continua il governatore. E in merito ad un eventuale e probabile ritorno nel centrodestra, Frattura afferma che «le regionali sono ancora lontane e quando sarà il momento ci metteremo intorno ad un tavolo e valuteremo alleanze, programmi e candidati».

Una risposta che rafforza il pensiero di chi ritiene l’accordo già esistente nei fatti. Una spartizione di seggi per il Parlamento e un nuovo o se preferite vecchio matrimonio alle Regionali. Dicerie? Forse, ma la prova del nove arriverà nei prossimi mesi, quando la colonizzazione della famiglia Patriciello potrebbe essere completa. A cascata, da Bruxelles a Campobasso passando per Roma. Senza dimenticare l’ultimo tassello, quello dei Comuni. Perchè non è un mistero che la grande famiglia di Venafro abbia amici in tanti consigli comunali della nostra regione.

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