Mascione in rivolta

165 campobassani si ribellano: “Presi in giro sulla scuola, preferiamo non votare più” fotogallery

I genitori e i nonni degli alunni della scuola di Mascione hanno scelto la ’linea dura’: questa mattina, 4 settembre, hanno deciso di riconsegnare le tessere elettorali in Prefettura. E’ la prima protesta così forte che si registra in città. «C’è stata poca chiarezza su questa storia», confessa amareggiata la signora Ornella, madre di uno dei bambini iscritti alla primaria di contrada Casale. «Preferiamo rinunciare ad un diritto garantito dalla Costituzione, tanto non andremo più a votare: le soluzioni del Comune per la scuola di Mascione - lo sfogo di Salvatore Tronca, uno dei rappresentanti dei genitori - sono insufficienti. Come hanno potuto pensare ad accendere un mutuo Bei quando i soldi arriveranno tra due anni? Il nuovo edificio quando sarà costruito a Mascione?».

La prima ribellione nel 2007, quando i genitori dei 27 alunni morti a San Giuliano di Puglia sotto le macerie della ‘Jovine’ bruciarono le tessere elettorali. Quindici anni dopo quel terremoto e nonostante i fiumi di denaro arrivati in Molise, la sicurezza delle scuole resta un nervo scoperto. Gli istituti nuovi e adeguati sismicamente sono pochissimi. Quelli presenti a Campobasso si contano sulle dita di una sola mano.

Dopo sit-in e manifestazioni di protesta che l’anno scorso hanno agitato palazzo San Giorgio, la clamorosa ‘rivolta’: per la prima volta 165 cittadini decidono di rinunciare ad un diritto garantito costituzionalmente: il voto. In contrada Mascione sono in rivolta: a novembre del 2016 la chiusura della scuola ha provocato disagi e sbriciolato il tessuto socialeche aveva nell’istituto un punto di riferimento fondamentale. L’istituto era frequentato dai piccoli studenti delle contrade Mascione, Polese e Casale: parliamo di zone molto popolose, con oltre 2mila residenti. E poi c’erano i bambini di alcuni paesi vicini al capoluogo.

L’edificio dovrà essere abbattuto e ricostruito, come certificato dai tecnici dell’Università del Molise, dal 12 settembre gli alunni saranno in classe alla ‘Montini’. E gli impegni a lungo termine presi dall’amministrazione Battista non soddisfano i genitori: per costruire il nuovo plesso ci vorranno anni. Non solo per espletare tutte le procedure burocratiche. Per avere i fondi il Comune ha deciso di accendere un mutuo con la Banca europea che potrà essere concesso solo fra due anni, come annunciato durante il consiglio comunale del 25 agosto. Tempi troppo lunghi, secondo i genitori, insoddisfatti di come sia stata gestita tutta la vicenda.

«Cosa mi fa arrabbiare di più? La non correttezza, la non chiarezza, le mancate proposte da parte degli amministratori a parlare in modo concreto delle soluzioni per risolvere il problema», dichiara amareggiata la signora Ornella, con al fianco il suo Davide, iscritto alla seconda elementare. «Quella scuola, in mezzo a tre contrade, era un centro di socialità, di istruzione, un ritrovo. Bambini con patologie come l’autismo o con problemi sociali e che non si erano adattati in altri istituti sono riusciti a integrarsi nella scuola di Mascione». Insomma, il loro non è un ‘capriccio’.

In ‘trincea’ scendono anche alcuni nonni degli alunni: pure loro riconsegnano le tessere elettorali. «Siamo stufi. Ci sentiamo abbandonati: da anni si parla dei problemi della scuola (dal 2003, ndr), ma non è stato mai risolto nulla. Preferiamo non votare, fanno solo promesse», sottolinea il signor Alfonso. Ma c’è di più: «La contrada è sporca e abbandonata. Io di mia iniziativa ho provveduto a pulire un po’ la strada».

Intorno alle 11.30 i rappresentanti dei genitori, Salvatore Ciocca, Massimo Libertone e Angelo Palladino, vengono ricevuti dal prefetto vicario Pierpaolo Pigliacelli, in rappresentanza della massima autorità sul territorio: il Governo. Uno dei tre porta la scatola con le tessere elettorali raccolte poco prima.

«Questo è senz’altro un gesto forte e di protesta contro l’amministrazione comunale: siamo delusi per come è stata gestita l’edilizia scolastica e in particolare la scarsa concretezza dimostrata per trovare una soluzione per la scuola di Mascione», spiega Salvatore Tronca. «Abbiamo perso completamente le speranze nei confronti della politica tanto che preferiamo non andare a votare. Ci siamo tolti un diritto fondamentale, ma abbiamo completamente perso fiducia», insiste.

I genitori provano al tempo stesso a lasciare una piccola porta aperta: «Questo non vuol essere un gesto chiusura nei confronti dell’amministrazione, ma di sprone affinchè decidano il da farsi. Chiediamo un cambiamento di rotta da parte dei nostri amministratori: i fondi Bei per la nuova scuola saranno disponibili dal 2019, come ha detto la dirigente Giovanna Iannelli durante il consiglio comunale del 25 agosto. E di questo passo i nostri figli non la vedranno. Sarebbe stato meglio che il Comune avesse acceso un mutuo ordinario in modo tale da avere una scuola nuova nel giro di un paio di anni».

Fra otto giorni la campanella tornerà a suonare per gli alunni di Campobasso. Ma purtroppo l’emergenza scuole renderà problematico anche il nuovo anno scolastico.

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