Non solo mimose

“Il vigile del fuoco? Un lavoro da uomini”. Ma a comandare tutti i maschi del 115 è una donna

Per la prima volta al vertice del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Campobasso c’è una donna: lei si chiama Cristina D’Angelo, ha 52 anni e da tre mesi coordina il lavoro di 200 pompieri. "Per tutta la settimana sono qui, mangio con loro a mensa e la sera vado via tardi, il weekend lo passo a Roma dove vive la mia famiglia". E comandante a Latina, un incarico al Viminale, per due anni l’ingegnere ha diretto la Protezione civile di Roma Capitale: "Sono tutte state esperienze formative importanti che mi hanno aiutato ad avere un buon rapporto col personale. Se questo è un lavoro da uomini? Non si può negare che l’addestramento fisico sia fondamentale, ma ci sono donne tenaci che ce la fanno, per noi è importante il concetto di squadra ecco perché le differenze di genere non possono esserci".

Duecento uomini in servizio e una sola donna a coordinarli: lei si chiama Cristina D’Angelo, ha 52 anni e arriva da Roma. Da tre mesi è al vertice del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Campobasso. Mamma nel fine settimana, funzionario dal lunedì al venerdì: alle spalle un curriculum importante e molti incarichi.



Non ha neppure messo piede in Molise che ha già segnato un piccolo primato: è il primo comandante donna. Come è stata accolta in caserma?

«L’accoglienza è stata ottima, non lo dico per educazione ma perché ho trovato un ambiente familiare e ben disposto nei miei riguardi. Forse all’inizio li ho spiazzati un po’, penso soprattutto al personale operativo che mi vede spesso finire tardi la sera e restare con loro a mensa. Lo faccio sia per concentrare il lavoro visto che nel fine settimana rientro a casa dalla mia famiglia e dai miei figli, sia perché mi piace condividere momenti con loro che possano andare oltre il lavoro. E nulla è più conviviale del pranzo o della cena, del resto a casa non mi aspetta nessuno. Questo, chiaramente, non significa che non debba esserci una catena di comando, anzi, tutto il contrario, c’è e deve essere netta altrimenti diventerebbe impossibile gestire la situazione».


Una considerazione che ci porta dritti dritti alla seconda domanda: è più complicato o, al contrario, più facile, se a dare gli ordini è una donna?
«No, più facile non direi, ma forse, dopo vari anni di esperienza di comando, riesco a farmi ascoltare. I miei incarichi, prima 5 anni come comandante provinciale a Latina, poi i mesi trascorsi al Viminale come responsabile della comunicazione esterna e i due anni da direttore della Protezione civile di Roma Capitale hanno rappresentato un bagaglio notevole, sono stati un grande arricchimento personale. Parliamo di realtà difficili, di territori con molte problematiche, a Latina, per esempio, quando sono arrivata tutti pensavano che avendo dei figli piccoli sarei stata poco presente».

E invece?
«E invece anche se dopo due anni sarei potuta andar via sono rimasta».


Pensa ne sia valsa la pena?

«Assolutamente sì, questi anni mi hanno aiutato ad avere sia un rapporto col personale più efficace che con la gente perché ora so cosa si aspettano da me».


Un personale che, va detto, è prevalentemente maschile. Nel Comando per esempio sono tutti uomini e le donne, a parte qualche volontaria discontinua, sono una rarità. Uno squilibrio che non si riscontra in altri corpi dove le donne, pur essendo ancora una minoranza, sono presenti. Come se lo spiega? Pensa che il pompiere sia un lavoro da uomini?
«Non si può negare che la preparazione fisica incida parecchio nella fase delle selezioni, poi, per carità, ci sono donne tenaci che ce la fanno ma accade pochissime volte. Nel 2009, per esempio, quando c’è stato l’ultimo concorso per il personale operativo io ero nella commissione. Ai quiz erano soprattutto le donne a farcela, ma la seconda prova è ginnico sportiva e le penalizzava. Trazioni, vasche di nuoto, corsa con manichini da trenta chili in spalla, insomma non erano per nulla esercizi leggeri. Del resto, però, il tipo di lavoro, mi riferisco sempre all’attività operativa, richiede anche forza. A differenza degli altri corpi, poi, quando si esce per degli interventi lo si fa sempre in squadre di cinque: è importante che ci sia equilibrio tra i vari componenti, la preparazione deve essere la stessa per tutti non ci possono essere differenza di genere perché ognuno deve dare garanzie al compagno, sapere che può contare sulla squadra nel suo complesso».


E lei come è riuscita a entrare, praticava molto sport?

«Per i funzionari che entrano con una laurea in ingegneria o in architettura l’esame non prevede questo tipo di prove. Noi non facciamo attività operativa ma di coordinamento anche se durante il corso formazione anche noi tecnici abbiamo dovuto superare prove fisiche come entrare in stanze piene di fumo e al buio. Donne tenaci dal punto di vista fisico, però, ce ne sono anche se, per tornare alla sua domanda, quello del pompiere resta ancora un mestiere da uomo».


E’ a Campobasso da tre mesi, che idea si è fatta? Quali sono le principali criticità territoriali riscontrate?

«La prima emergenza da affrontare è stata quella delle neve, mentre mi dicono che durante il periodo estivo sul fronte degli incendi boschivi la parte più a rischio è il basso Molise. Sull’intera provincia vengono praticati circa 5mila interventi l‘anno, grosso modo la metà di Latina. Ma il personale non si annoia di certo, quando non siamo operativi dedichiamo il nostro tempo alla prevenzione che è un aspetto altrettanto importante».


A Termoli, per esempio, avete aperto un punto informativo dove le persone possono chiedervi consigli su caldaie, impianti eccetera. Altre attività di questo genere in cantiere?

«In queste settimane, per esempio, stiamo monitorando gli idranti. E’ successo che durante un intervento quello che c’era in prossimità di un incendio non aveva né pressione né portata adeguata. Allora ho scritto a tutti i sindaci per fare le verifiche. Quando riscontriamo un malfunzionamento lo segnaliamo. Questa cartografia sarà anche georeferenziata con google maps così da dirci esattamente dove si trova l’idrante più vicino e in perfette condizioni».

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