L'iniziativa anche a campobasso

Diritto all’aborto sul filo di lana: “In Molise un solo medico non obiettore, non basta”

Anche a Campobasso il presidio organizzato in occasione della Giornata di mobilitazione mondiale per l'aborto libero, sicuro e gratuito indetta da 'Non una di meno' e a cui ha aderito l'associazione 'Un altro Molise è possibile' e il collettivo di Termoli Fuorirotta. "La 194 va cambiata e va abrogato l'articolo 9: la presenza di associazioni pro life in ambulatori e consultori è una tortura psicologica per le donne che si avviano nel percorso dell'interruzione di gravidanza".

In Molise, su 26 ginecologi in servizio presso gli ospedali pubblici, solo due praticano l’interruzione volontaria di gravidanza, ossia il dottor Michele Mariano e la dottoressa Giovanna Gerardi. Il primo – per anni direttore del ‘Centro regionale per la procreazione responsabile, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmesse’, doveva andare in pensione, ma il suo incarico è stato prorogato da Asrem proprio per garantire la 194. La dottoressa Gerardi, che aveva preso il suo posto, è stata richiamata in servizio nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Cardarelli a causa della carenza di personale medico.

E’ in questo contesto difficile e complicato per le donne che scelgono di non portare avanti una gravidanza che gli studenti (soprattutto ragazze) hanno deciso di aderire alla Giornata di mobilitazione mondiale per l’aborto libero, sicuro e gratuito indetta da ‘Non una di meno’ e a cui ha aderito ‘Un altro Molise è possibile’ (associazione che ha sede a Campobasso) e il Collettivo di Termoli Fuorirotta.

“Siamo nel 2022 e il Molise è una delle regioni con il più alto tasso di obiettori di coscienza: il 92,3 % dei ginecologi, il 75% degli anestesisti, il 90.9% del personale non medico“. E “l’interruzione volontaria di gravidanza viene praticata solo all’ospedale di Campobasso dove c’è un solo medico abortista e praticante nella nostra regione. Se non si riesce a garantire l’IVG e con un solo ospedale in cui si praticano gli aborti, le donne molisane rischiano di doversi rivolgere a strutture di fuori regione e a pagare per usufruire di un servizio che in realtà è un diritto inalienabile“. Sono i dati forniti da Carmen De Luca, una delle ragazze che questa mattina ha promosso il presidio che si è svolto in villa Musenga, a Campobasso. Per le giovani donne molisane che hanno partecipato all’iniziativa il diritto all’aborto è a rischio. E rivolgono richieste precise al nuovo Governo che sarà guidato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

“La legge 194 va modificata”, rilancia Valentina Marino (Collettivo Fuorirotta) parlando di uno degli argomenti più dibattuti anche durante la campagna elettorale. Giorgia Meloni è finita nell’occhio nel ciclone le scorse settimane, ossia quando si è scoperto che in Abruzzo e nelle Marche – due Regioni guidate da Fratelli d’Italia – la legge sull’interruzione di gravidanza non sarebbe applicata. La quasi premier ha poi puntualizzato che “non intendiamo modificare la legge 194. Non intendiamo abolire la legge 194. Quello che abbiamo sempre detto di voler fare sulla legge sull’aborto è applicarla integralmente, perché era una legge fatta in maniera compiuta, che aveva anche tutta una prima parte dedicata alla prevenzione della pratica abortiva, che non è mai stata applicata per l’approccio ideologico che c’è stato in questi anni”.

Parole che non rassicurano le ragazze molisane scese oggi in piazza, le quali ricordano che la pillola abortiva in Molise è utilizzata pochissimo (anche questo tema di campagna elettorale, è stato uno degli impegni rilanciati dalla neo parlamentare del Pd Caterina Cerroni) e che gli aborti clandestini sono in aumento. Senza un aumento dei medici abortisti nelle corsie degli ospedali con concorsi pubblici ad hoc – sostengono – si rischia di tornare indietro di parecchi anni su questo fronte.

“Gli articoli 5 e 9 della legge 194 vanno modificati – puntualizza Valentina Marino – perchè consentono l’obiezione di coscienza che in un Paese con un forte retaggio cattolico come il nostro viene frequentemente praticato e in una regione come la nostra favorisce situazioni disastrose: in Molise c’è un solo medico non obiettore. A nostro avviso l’articolo 9 del 194 va definitivamente abolito perchè consente, all’interno degli ambulatori e nei consultori, la presenza di associazioni pro life: è una tortura psicologica per le donne che si avviano verso l’interruzione volontaria di gravidanza non consentendo una scelta libera. La Meloni? Non conosce la realtà del nostro Paese e non sa che le donne – anche migranti – devono rivolgersi a cliniche private perchè sono sempre di meno gli ambulatori che consentono l’aborto gratuitamente”.

Anche l’Unione degli Studenti ha aderito all’iniziativa perchè, spiega Adriano Prata, “è un tema che riguarda strettamente anche noi ragazzi: la sanità molisana è sempre più disastrata e non tutti i ragazzi hanno le possibilità economiche per rivolgersi a strutture di fuori regione per l’interruzione volontaria di gravidanza”.

 

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