Tra protocolli e coscienza

“Mia figlia contagiata a scuola, trasformata in una polveriera perché non ha chiuso”: caos alla Colozza

Da oggi nove classi sono in quarantena e fanno lezione a distanza dopo l’accertata positività di un loro docente. A seguito del caso 3E, dove ben cinque alunni su ventisei hanno contratto il Coronavirus, il cluster Colozza continua a preoccupare. L’Asrem ha preso in mano la situazione dopo settimane di assenze sospette, familiari di studenti positivi ed esercitazioni antincendio. Parla la mamma di una 13enne ammalata di Covid 19: “In altre scuole basta un contatto indiretto per far chiudere le classi ed attivare la dad. Forse in queste situazioni così complesse non bisogna essere solo dei burocrati per fronteggiare il virus e soprattutto per assicurare quanto meno un senso di protezione da parte delle istituzioni”. Ora c'è attesa per nuovi tamponi.

Linee guida, protocolli, regolamenti, procedure: parole legate dal filo rosso della sicurezza, un imperativo di questi tempi. Parole che dovrebbero tranquillizzare, mettere tutti al riparo. Invece sono proprio questi termini a generare timori, incertezze, talvolta paure. Perché non sempre la burocrazia di una norma va a braccetto con le scelte personali e con la coscienza.

Un caso emblematico è quello della scuola media Colozza di Campobasso, tra le più popolose nel capoluogo di regione, dove da settimane c’è un focolaio di contagio che sta preoccupando studenti, famiglie, docenti e personale scolastico.

Ieri pomeriggio la dirigente Maria Antonietta Rizzo ha comunicato la decisione di mettere in quarantena 9 classi dell’istituto di via Insorti d’Ungheria (le prime, le seconde e terze sezioni A, C ed E) a seguito dell’accertata positività di un docente. Probabilmente uno di quelli con molte classi da seguire (tipo educazione fisica, musica o religione).

Da oggi, 27 novembre “e fino a nuova comunicazione” più di 200 persone “svolgeranno lezioni a distanza secondo le consuete modalità (Meet – Classroom)” come leggiamo nella nota firmata dalla preside della Colozza,

la quale precisa che si tratta di “disposizioni fornite alla nostra istituzione scolastica da parte del dipartimento di prevenzione dell’Asrem di Campobasso”. Come dire chevè una scelta obbligata da parte dell’azienda sanitaria regionale.

La cosa non sorprende affatto: l’Asrem sa benissimo che esiste un cluster Colozza. Lo sa perché già dall’inizio della settimana la 3E, composta da 26 alunni, era in quarantena: dopo i tamponi sono stati individuati 4 ragazzi positivi che si sono aggiunti al primo positivo sempre della stessa classe.

Medie scuola Colozza: positivi 5 ragazzi (su 26) di una classe terza

Tutti loro (sia i positivi che i 21 risultati negativi) resteranno a casa almeno fino al 2 dicembre. Questa classe, però, ha una storia particolare che qualche genitore ha voluto raccontare. Prima ancora di accertare i cinque positivi, infatti, era stato fatto presente alla scuola che in diverse famiglie degli studenti c’erano contagiati Covid 19. Addirittura c’è chi ha avuto una nonna morta per le complicazioni della malattia. Si trattava dei famosi contatti indiretti che – lo precisiamo a scanso di equivoci – non impongono nessuna limitazione alla presenza in classe.  Sebbene qualche genitore molto preoccupato abbia iniziato a non mandare il proprio figlio a scuola. Poi a metà mese è stata fatta anche una prova antincendio che potrebbe aver avvicinato studenti normalmente più distanti tra i banchi.

“Le procedure e i regolamenti sono eseguiti alla lettera dalla dirigente scolastica – testimonia a Primonumero la mamma di una ragazza della Colozza –  ed è questa la cosa sconcertante. Perché fidarsi troppo dei meccanismi, negando anche una presenza e una considerazione umana, non consente di valutare situazioni particolari come quella della classe di mia figlia. Lei è stata contagiata a mio avviso per le procedure a rilento e i disservizi dell’Asrem ma anche per la scuola stessa secondo cui era normale frequentare in presenza nonostante l’elevato numero di studenti con famiglie con positività accertata. In attesa dei tamponi che non arrivavano mai, i ragazzi e gli insegnanti hanno regolarmente frequentato. Non credo ci sia nulla di casuale anche nell’ultima positività accertata sul docente (un insegnante del corso di mia figlia) che ha poi causato la chiusura di tante classi. Addirittura in una polveriera di contagi del genere, un vero e proprio cluster, sempre secondo regolamento è stata fatta la prova antincendio. Credo che il buon senso e la coscienza debbano in alcuni casi eccedere i meccanismi e l’applicazione alla lettera delle norme. In altre scuole basta un contatto indiretto per far chiudere le classi ed attivare la dad. Forse in queste situazioni così complesse non bisogna essere solo dei burocrati per fronteggiare il virus e soprattutto per assicurare quanto meno un senso di protezione da parte delle istituzioni”.

Chiede invece più trasparenza il papà di un altro ragazzo della Colozza: “La scuola è molto carente nel dare informazioni e supporti da parte di interlocutori reali. Le notizie vengono fornite con grande approssimazione. Modalità con cui vengono eseguite anche le procedure amministrative in regime di Covid. Si percepisce la presenza di un insormontabile scalino nella collaborazione scuola-famiglia, vero caposaldo dell’offerta formativa. Nel momento in cui ci sono situazioni di vuoto, come quella dell’attesa del tampone di un alunno che ha avuto contatto diretto con un positivo, tutto viene lasciato alla discrezionalità e al buon senso delle famiglie. Purtroppo anche alla disponibilità economica di chi decide di supplire alla scarsa  prontezza delle risposte dell’Asrem, con un test privato e a pagamento”.

In attesa di nuovi tamponi, chi non sembra affatto allarmato dalla situazione è il sindaco Roberto Gravina che in relazione ai casi di contagio riscontrati precisa: “Sento quotidianamente l’Azienda sanitaria proprio per avere un quadro immediato sul fronte del contagio nelle scuole e posso affermare che continua a persistere una situazione che, numeri alla mano, non dimostra affatto, in questo momento, un’evidenza di contagio tale da parlare di un’emergenza sanitaria negli istituti scolastici cittadini. Questa settimana sono rientrate in presenza, fra l’altro, diverse classi all’Istituto Montini, così come alla Jovine”.

Poi, sul cluster Colozza il primo cittadino afferma: “I dirigenti scolastici stanno procedendo con immediatezza a predisporre in autonomia, come previsto, la didattica a distanza allor quando si riscontrano necessità tali, così come è accaduto ieri all’istituto Colozza, dove la dirigente Rizzo, a seguito di disposizioni ricevute da parte del dipartimento di prevenzione dell’Asrem di Campobasso, come ci ha comunicato, ha previsto la Dad per 3 sezioni (9 classi) della scuola secondaria di I grado di quell’istituto. Le classi sono così state poste in quarantena. Il caso di positività riscontrato riguarda un docente e, come ha avuto modo di precisare lo stesso istituto, ai fini della tutela e salvaguardia della sicurezza degli alunni e del personale tutto del plesso della scuola secondaria di I grado, la sanificazione degli ambienti è stata effettuata lunedì 23 novembre data successiva rispetto all’ultimo giorno di presenza del docente interessato”.

Ma anche data in cui è stata scoperta l’incursione notturna di vandali cui è seguito il sopralluogo della polizia che sta indagando sull’episodio avvenuto, presumibilmente, nel weekend precedente.

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