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Letterina all’8 Marzo

Caro 8 Marzo,

una volta ero convinto che la tua ricorrenza dovesse essere abolita perché mi appariva come una pelosa e retorica festa di espiazione maschile, un ripulirsi la coscienza con tanto di mimose per quanto avvenuto nei precedenti 364 giorni.

Oggi invece credo che sia giusto non cancellare questa ventiquattrore della femminilità. Dunque un sentitissimo augurio di Buon 8 marzo da chi come me è convinto che le donne siano, perfino geneticamente, più interessate verso i propri consimili di quanto lo siano gli uomini. Non ti scrivo da maschio travestito da femminista e quindi soggetto a giustificabili sospetti, ma da uno semplicemente indignato per la mancanza di totale parità – e troppo spesso di rispetto – che gli uomini mostrano verso l’altra “metà del cielo”.

Penso in sostanza che il “problema femminile” è in fondo un problema maschile. E ogni 8 marzo serve a ricordacelo.

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Questo però è un 8 marzo un po’ speciale per il sistema politico del nostro Paese. Ieri sul “Corriere della sera” un analista importante come Antonio Polito si è occupato della crisi del PD che ha definito “l’unico a portare l’antico e glorioso nome di partito e di baluardo contro le destre, tra i più dotati per affrontare la nuova fase, per qualità e professionalità del suo ceto politico e per esperienza di governo a livello locale e nazionale.”

Oggi, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, la crisi de PD è di dimensioni tali da avere effetti negativi anche sul Governo. Sabato e domenica prossimi si porrà il problema del post-Zingaretti ma, per la prima volta nella storia di quel partito, si affaccerà una candidatura storica: quella di ben due donne, Anna Finocchiaro e Roberta Pinotti.

Caro 8 marzo, sento che hai l’acquolina in bocca, anche se a procedere di questo passo perderesti un po’ di smalto come ricorrenza femminile. Ora però teniamo d’occhio i risultati e per il resto chissenefrega.

 

Giuseppe Tabasso