Atti alla mano

Dalle aree grigie alle terapie Intensive covid: gli ospedali di Termoli e Isernia mobilitati per il terzo picco

Il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera molisana, approvato a Roma nel luglio scorso dopo la richiesta di modifiche, coinvolge anche il San Timoteo e il Veneziale nella gestione della pandemia. Anche se l’unico hub Covid sarà al Cardarelli, nell’ex hospice sottoposto a lavori di adeguamento, i due spoke periferici avranno una dotazione di posti letto destinati ad area cosiddetta “grigia” ma anche un reparto di Rianimazione per pazienti Covid. Il dg Asrem Florenzano, interpellato sulla questione carte alla mano, chiarisce: “I 3 posti aggiuntivi di terapia intensiva a Termoli e i 2 a Isernia serviranno anche per i pazienti no-covid, così da aumentare la possibilità ricettiva della sanità molisana”.

La temuta terza ondata, quella che gli scienziati di tutto il mondo classificano come “terzo picco” (dopo il picco di marzo e quello di novembre 2020) dovrà poter contare sul potenziamento della rete ospedaliera molisana. Entro gennaio dovranno essere pronti sia la nuova struttura di Campobasso, con i 9 posti di Terapia Intensiva aggiuntivi riservati ai malati covid, sia la ristrutturazione dei Pronto Soccorso di Termoli e Isernia e la realizzazione, al San Timoteo e al Veneziale, di altri 5 posti letti di Terapia Intensiva (3 a Termoli e 2 a Isernia) indispensabili in caso di emergenza pandemica.

Riorganizzazione per il potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid – Piano Covid Molise relazione

D’altronde lo prevede il Piano che ha ottenuto il nulla osta da Roma. Dopo due richieste di modifica, la riorganizzazione approvata dal Ministero della Salute sancisce quello che il commissario straordinario alla sanità Angelo Giustini ha sempre dichiarato e confermato nelle ultime ore: “Il Piano disegnato e approvato sarà distribuito nei tre ospedali regionali e i posti letto per la cura dei pazienti covid saranno più equamente distribuiti tra Cardarelli, Veneziale e San Timoteo. Ovviamente ci auguriamo di non averne bisogno, ma in previsione di una ipotetica terza ondata pandemica funzionerà così”.

Dunque un centro hub Covid al Cardarelli e due ospedali periferici mobilitati per l’emergenza, come si legge anche nell’analisi dei costi allegata al Piano approvato.

Che a Termoli e a Isernia si ricaveranno 5 posti di Rianimazione Covid è inoltre esplicitato senza alcuna possibilità interpretativa dalle planimetrie inserite nel Piano di potenziamento, l’unico – al momento – in vigore e al quale le autorità istituzionali e sanitarie devono attenersi.

Oggi il direttore generale Asrem Oreste Florenzano ha diffuso una nota informativa nella quale si smentisce che i 3 posti aggiuntivi di terapia intensiva a Termoli e i 2 a Isernia serviranno per i pazienti Covid. “Va ribadito, come previsto dal piano approvato dal Ministero, che l’unico Hub Covid sarà al Cardarelli. I 3 posti aggiuntivi di terapia intensiva a Termoli e i 2 a Isernia serviranno per i pazienti No-Covid, così da aumentare anche la possibilità ricettiva della sanità molisana, nonostante la pandemia in atto. Affermare che gli ospedali di Isernia e Termoli siano, di fatto o in via documentale, ospedali misti equivale a dire il falso”. La nota è stata pubblicata in maniera acritica dalla maggior parte dei giornali online e senza tener conto del fatto che esiste un Piano e che di conseguenza la verità è facilmente riscontrabile. Ma il dg Asrem Florenzano ha corretto il tiro con Primonumero.it nel corso di una dettagliata spiegazione del Piano.

“Nella implementazione del progetto approvato a Roma con la firma del Commissario Giustini ma anche con la mia firma – spiega – è previsto il potenziamento delle Terapie Intensive a Termoli e Isernia. Ci auguriamo che non servano, questi posti, alla gestione dei pazienti Covid, ma qualora dovessero invece servire saranno utilizzati in un nuovo e non auspicabile picco pandemico. Tuttavia si tratta di posti letto di rianimazione che resteranno in dotazione agli ospedali di Termoli e Isernia al di là della attuale emergenza sanitaria. Altrimenti avremmo utilizzato denaro pubblico senza lasciare nulla al territorio e alla sanità pubblica”.

Un discorso che ha un senso, ma che è ben diverso dall’affermare che quei 5 non sono posti Covid. Vale per Termoli e vale per Isernia, come dimostra anche la planimetria del Veneziale.

Negli ospedali San Timoteo di Termoli e Veneziale di Isernia sono in fase di realizzazione, in ottemperanza al Piano di potenziamento della rete Covid, moduli aggiuntivi collegati ai due Pronto Soccorso. “Si tratta di strutture che verranno adibite ad aree grigie, cioè ad aree nelle quali i pazienti che accedono al Pronto Soccorso per una qualsiasi patologia e che non abbiano fatto un tampone nelle ore precedenti, vengono sottoposti al test per comprendere se siano affetti anche da Covid. In questo modo, viene schermato l’ospedale dall’accesso di pazienti che potrebbero essere potenzialmente infetti” scrive Florenzano.

Per rendere il lavoro degli operatori Asrem più funzionale – aggiunge – “è stato chiesto alla Protezione civile l’utilizzo di questi moduli. Servono, allo stesso tempo e soprattutto, anche per un maggiore confort dei pazienti in vista dell’inverno: in questo modo potremo evitare le tende oppure altre strutture meno resistenti alle intemperie e più adatte all’estate. Questi moduli costituiscono “posti letto d’appoggio” in attesa della processazione del tampone rapido e, se quest’ultimo è positivo, di quello molecolare di conferma”.

Sono due gli scenari possibili dopo questo passaggio. Se il paziente è positivo viene stabilizzato e, se necessario, curato. “Quando i medici ritengono che sia il momento, viene trasferito a Campobasso, unico Hub Covid della regione”.

Se invece il paziente è negativo verrà trasferito nel reparto più idoneo in base alla diagnosi e alla decisione dei medici.

Per quanto riguarda il San Timoteo, ultimamente al centro di un ciclone per l’articolo di Primonumero pubblicato ieri, non si è fatta attendere la considerazione sarcastica e amara del Comitato che lotta in difesa della sopravvivenza dell’ospedale. “Nell’ultimo comunicato stampa il Direttore Generale Avv. Florenzano ha affermato che l’ospedale San Timoteo non è ospedale Covid – scrive il portavoce Nicola Felice -. Credo che forse non ha tutti i torti con questa affermazione, considerando che con la sua ultima disposizione di accorpare il reparto di Ortopedia al reparto di Chirurgia, il San Timoteo non è definibile ospedale. È risaputo che un ospedale per essere tale deve quantomeno avere i reparti di: Medicina, Chirurgia, ginecologia-ostetricia e Ortopedia. Senza dimenticare che la stessa Ostetricia e Punto Nascite è funzionante ancora solo per un ricorso presentato e in esame della magistratura. Questo ad oggi, senza dimenticare le criticità, è lo stato in cui si presenta il San Timoteo”.