Il fenomeno in regione

Pedofilia: in Molise le segnalazioni ci sono, ma spesso la vergogna affonda il coraggio della denuncia

Oggi ricorre la Giornata nazionale contro gli abusi sui minori e la pedopornografia. Un momento di riflessione per ribadire che è importante parlare e segnalare. Perché tanti casi esistenti vengono inabissati da paura e senso del pudore. Il crimine non è scomparso: continuano ad arrivare notizie di reato negli uffici di polizia e carabinieri. ll fenomeno in Molise c’è.

Adulti che approfittano dei più piccoli, ne abusano e li maltrattano. Spesso tra quelle stesse mura che dovrebbero proteggerli. Spesso sotto gli occhi di chi potrebbe tirarli fuori dall’incubo e invece tace.

Violenze di ogni genere sull’infanzia, anche quando è costretta ad assistere a quelle tra adulti. Non si può restare indifferenti. In casa e fuori. La giornata di oggi che celebra la lotta contro la pedofilia, torna a ricordarcelo, anche in tempi di Covid.

E torna a ricordarlo soprattutto ad una piccola realtà come il Molise, dove il fenomeno purtroppo esiste come esiste altrove e purtroppo è tenuto nascosto per quel senso di vergogna e pudore che prende il sopravvento finanche sul desiderio di uscire dall’incubo.

Perché – e lo ricordano tutti gli esperti che si occupano di infanzia-  la violenza e l’ abuso ai danni di bambini e ragazzi sono un fenomeno tanto grave quanto complesso e sommerso. Che con i tempi moderni prende forma lungo le strade buie della rete dove quasi ogni giorni gli investigatori individuano chat e siti di scambio per materiale pedopornografico.

Il fenomeno in Molise c’è. E questo è un dato. Negli uffici di polizia e carabinieri arrivano richieste di aiuto e partono a stretto giro accertamenti e indagini per salvaguardare eventuali vittime e metterle al sicuro. Ma in generale, anche rispetto alle segnalazioni lanciate agli investigatori, poi si finisce col denunciare poco e se si decide di denunciare lo si fa a distanza di anni dagli abusi subiti perché quando si è piccoli non esiste la consapevolezza di una carezza o di una richiesta capace di aprire le porte a quanto di più ripugnante e rivoltante possa esistere.

I casi sono gravi ed estremamente pericolosi, con risvolti pedocriminali. Perché – e le indagini della Polpost lo dimostrano – esistono ormai gruppi ben strutturati e molto pericolosi a danno dei minori. Casi di adescamenti che sono aumentati anche con la pandemia  durante la quale è stato mappato un numero rilevante di abusi e adescamenti sui social e nelle chat, segnalazioni al vaglio degli inquirenti che sono al lavoro per scoprire gli autori di quelle che sono tragedie complicate finanche da raccontare.

L’arma per farcela resta sempre e solo la denuncia. La prevenzione. La sensibilizzazione. C’è nulla di cui vergognarsi, bisogna capire e imparare che la vergogna è lo strumento di cui si servono i mostri per  uccidere sogni e speranze dei bambini. Prestare loro il fianco con il silenzio significa partecipare alle violenze su bambini innocenti che invece hanno diritto ad una vita di colori che non sia attaccata al nero del buio senza luci in fondo al tunnel.