#campobassosiamonoi

Sogno causato dal fischio del treno poco prima della partenza

Lo ricordo come fosse già accaduto, perché è già stato, o sarà, il momento in cui mi lascerò dietro molte cose che non potrei sopportare di perdere di vista

Lo ricordo come fosse già accaduto, perché è già stato, o sarà, il momento in cui mi lascerò dietro molte cose che non potrei sopportare di perdere di vista.

Sulla strada per la stazione, quella senza un nome, c’era il solito acquazzone ‘amazzone’. All’ingresso ho pianto, nascosto dietro i miei occhiali da sole fuori luogo. Non volevo restare per sempre, ma non ero nemmeno così sicuro di voler lasciare casa. Qui anche il cielo sa’ quando è il tempo calare il sipario e creare l’atmosfera giusta per certi addii.

Mi mancheranno gli amici. Anche quelli che sono già partiti. Mi sono sempre mancati. Quando nasci in una piccola città sai che sarà dura trovare il giusto spazio, la giusta quantità di opportunità e di libertà. Quando nasci in una piccola città tutto ti sembra più grande, anche la paura di andare.

Anche la voglia di tornare.

Mi mancheranno i tuoi tramonti da cartolina, le luminarie natalizie sul castello Monforte anche in agosto. Mi mancheranno i tuoi parchi fioriti, i tuoi gazebo in piazza, le strade pulite e scorrevoli, le piste ciclabili, lo skyline che lentamente scompare dietro la ‘riqualificazione urbana’, la transumanza di studenti obbligati, all’uscita di scuola, a passeggiare sulla tangenziale.

Poteva essere una storia d’amore come quella di Fonzo e Delicata: una promessa che rimane per sempre. Ma la ‘faccenda’ ha preso un’altra piega, da troppo tempo. Resta la pace e la tragedia di un amore mai vissuto a pieno. Un amore sbocciato sotto il segno di quello che poteva essere e non è stato.

Forse è la forza dell’abitudine a lasciare che le cose accadano da sole, o è lo sforzo dei singoli che non basta a modificare la storia, il destino, la rivincita. Forse dovevo farlo prima, non cercarti più quando già ero lontano.

Sento il fischio. Il treno lentamente parte e nel riflesso dei finestrini scorrono altri ricordi, altri flashback.

Mi mancheranno tutte le tue stagioni: primavera, primavera ma non troppo, estate, estate amazzone, estate estate, autunno, inverno, inverno siberiano. Mi mancherà l’appuntamento non programmato al bar dove un caffè o una birra col passante di turno, spesso, si trasforma in una ‘languida relazione’ di quattro ore.

Mi mancherà il modo in cui fai sentire la gente nei giorni di festa. Il Corpus Domini della felicità, della vita e della città vissuta, la Su&Giù del chi si ferma è perduto, i canti popolari che ancora ti dedicano frasi d’amore. Mi mancheranno le trasferte nei paesi nelle notti in cui non ci dedicavi attenzione, il dialetto come lingua internazionale per accogliere anche immigrati ed erasmus.

Mi mancherà tutto ciò che ti circonda: dal fiume al mare, dalla collina alla montagna più alta, dal tratturo alle cascate. Mi mancheranno le mangiate in allegria e le risate a perdifiato con gli ottantenni del luogo.

Mi mancherà la mia casa e la mia famiglia. Mi mancherà la possibilità di esplorarti nei vicoli del centro storico, i profumi mattutini dei pranzi domenicali, lo stupore dei forestieri che ti ammirano per la prima volta, i selfie dal belvedere.

Esiste, non esiste, resiste…

Sei come il regno di Fantasia. Ogni volta che qualcuno non ci crede più, non sogna più, a poco a poco scompari. Sei un romanzo che non viene più letto ad alta voce. Ed è per questo che mi viene voglia di urlare! E andare.

Eppure è anche colpa mia se me ne vado. E’ colpa nostra.

Ti abbiamo trascurata. Ogni piccola ferita che ti hanno inflitto non l’abbiamo mai guarita nel modo giusto. Ogni promessa non mantenuta si è cicatrizzata lungo tutta la tua collina. Ogni addio ti ha segnata come una mamma che perde i propri figli.

Mi mancherà scriverti e descriverti come mi manca il biglietto del treno!

Campobasso SIAMO NOI. E allora resto. Ancora un altro po’.

 

 

Più informazioni