Timori per 500 interinali in scadenza

Fiat, un anno fa l’inferno di fuoco. Oggi il problema è il calo della produzione. Marchionne? ”Grave perdita”

Il 24 luglio del 2017 lo stabilimento metalmeccanico di Termoli evacuato per il rogo che ha messo in serio pericolo il BassoMolise. A distanza di un anno l’argomento di cui si discute nell’azienda, che dà lavoro a 3mila persone, sono le condizioni di Sergio Marchionne, ormai in coma irreversibile. “Grande dispiacere per l’uomo”. Si apre una fase non facile per la fabbrica molisana, dove ci sono 500 interinali in attesa di proroga e 200 trasfertisti

È trascorso un anno esatto da quando il fuoco che ha investito e distrutto in parte il basso Molise in una estate rovente – il contrario di quella attuale – è entrato alla Fiat. Un pomeriggio drammatico, convulso, spaventoso quello del 24 luglio 2017. L’azienda metalmeccanica era stata completamente evacuata per le fiamme altissime spinte dal vento che dalle sterpaglie incolte si erano propagate al Nucleo Industriale. L’incendio in Fiat era divampato intorno alle 13 e 30, durante il cambio turno dei dipendenti. Una tensostruttura in plastica era bruciata: il fuoco era arrivato rapido come il baleno al capannone adibito a magazzino, dove per fortuna non c’erano uomini al lavoro. Poi, nel giro di una manciata di minuti, a una seconda struttura. La Fiat era stata evacuata e solo l’intervento di un Canadair aveva migliorato la situazione generale, facendo rientrare in serata l’emergenza.

È passato un anno esatto, appunto, e in Fiat oggi ci sono problemi completamente diversi.

Le notizie che arrivano dall’azienda, circa 3000 persone impiegate provenienti al 95% dal Molise, non sono esaltanti. Le condizioni di salute praticamente irreversibili di Sergio Marchionne, fino a poche ore fa amministratore delegato di Fca, rattristano sindacati e operai anche se, da questo punto di vista, si respira comunque un clima di relativa serenità perché l’azienda ha improntato il dopo Marchionne su una linea di continuità, “e siamo certi che le azioni messe in campo finora per salvaguardare la fabbrica di Rivolta del Re troveranno un seguito adeguato”.

A parlare è Riccardo Mascolo, segretario della Fim Cisl che ribadisce come “le nomine anticipate per la guida del gruppo Fca a causa dei problemi di salute di Marchionne non ci preoccupano più di tanto, i giochi erano fatti ma – precisa – quello che al contrario in questo momento costituisce la vera criticità aziendale è il calo repentino della produzione e il problema degli esuberi che ben presto si potrebbe porre”.

Sono 700 al momento i contratti in scadenza: 500 interinali e 200 trasfertisti. Se per questi ultimi le speranze di un rinnovo sono ridotte al lumicino, per i 500 a tempo è probabile una proroga. Tuttavia con i volumi produttivi del momento una stabilizzazione appare una vera utopia. “Speriamo in una proroga di alcuni mesi, poi si vedrà: dipenderà essenzialmente dal mercato” aggiunge Mascolo, ammettendo che “è importante conoscere i dettagli delle meccaniche relative al piano industriale. Da quello ne sapremo di più”.

Quel piano che lo stesso Sergio Marchionne aveva presentato il primo giugno scorso, lasciando intendere chiaramente che il futuro della Fiat sarebbe stato elettrico. Una visione che spiega la diminuzione produttiva di motori diesel, calata in maniera evidente soprattutto a Termoli, dove si producono cambi, 8 e 16 valvole, dove per 30 anni il motore Fire è stato “re” assoluto delle linee di produzione, inaugurato il 30 marzo del 1985 dall’allora presidente Fiat Gianni Agnelli e del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che proprio a Termoli tennero a battesimo quello che sarebbe diventato uno dei più importanti motori della casa torinese.

Lo stesso Sergio Marchionne nel marzo 2015, in occasione del trentennale del Fire, era stato a Termoli per una visita che aveva alzato al massimo l’asticella delle aspettative. Marchionne, tracciando il passaggio dal Fire ai nuovi motori Alfa, oggi fiore all’occhiello della fabbrica termolese ma per numero insufficienti a saturare i volumi produttivi e di conseguenza a risolvere il problema dei livelli occupazionali, aveva annunciato un investimento da mezzo miliardo di euro facendo anche i complimenti ai lavoratori molisani e annunciando l’assunzione di diverse decine di dipendenti specializzati. Le parole pronunciate all’epoca da Marchionne sono rimaste impresse oltre che nella mente anche nel cuore degli operai termolesi: “Siete un esempio di quei valori su cui abbiamo fondato la Fiat: il senso del dovere, l’etica del lavoro, la generosità nei momenti duri e il coraggio di spendersi in prima persona quando ce n’è bisogno”.

“Siamo davvero dispiaciuti sotto il profilo umano – commentano i lavoratori di Termoli – perché con Marchionne si era instaurato un legame importante”. Ricordano che l’anno precedente era stato a sorpresa, il 7 marzo 2014, nella fabbrica di Rivolta del Re per visitare i reparti produttivi. “Ci aveva stretto le mani e rassicurato sul futuro produttivo della fabbrica. ‘Qui lavorerete ancora a lungo’, ci aveva detto. Vogliamo credergli e ci auguriamo che quello che accadrà ora darà seguito a quelle parole”.  Al netto della consapevolezza collettiva per cui i motori attuali Fiat saranno sostituiti gradualmente da altre tecnologie. “Ridurre la nostra dipendenza dal petrolio significa trovare delle soluzioni diverse anche per lo stabilimento Fca di Termoli. È quanto speriamo”.

Voce critica invece quella del Soa, Sindacato Operai Autorganizzati aderenti della Fiat Fca di Termoli. “Speriamo che il nuovo ad sia più chiaro in tempi brevi su quello che si vuole fare, dato che il predecessore con tante presentazioni di piani industriali in pompa magna ha lasciato quasi tutti gli stabilimenti italiani in mano agli ammortizzatori sociali”. Il Soa sottolinea, contro la fiducia in Marchionne degli altri sindacati, “i tanti precari e giovani i cui contratti nello stabilimento di Termoli stanno per scadere, dopo tanti sacrifici e spremiture. Come era immaginabile l’azienda comunica la prosecuzione della linea già adottata. Quindi si cambia solo uomo ma la sostanza è sempre quella. Noi continueremo sulla nostra posizione dalla base invitando i lavoratori a portare attenzione per una costruzione di coscienza sui diritti e la strada da intraprendere unitariamente sulle reali condizioni attuali”.

 

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