Dal buio alla luce

Rianimazione, il reparto torna vuoto dopo 8 mesi. La spia dell’emergenza finalmente spenta

Una data su tutte: il 9 marzo in Molise c'erano 24 pazienti intubati (tra Cardarelli, Neuromed e Gemelli) e massiccio in quel periodo era il ricorso alla rete Cross, grazie alla quale molti molisani in condizioni critiche sono stati fatti salire su un elicottero per essere portati in altri ospedali d'Italia. 3 giugno 2021: l'ultimo paziente è stato dimesso dal reparto salvavita che ora, dopo mesi e mesi di sofferenza inaudita e di lavoro massacrante (anche psicologicamente) per i sanitari, è vuoto

Il reparto-spia dell’emergenza Covid in Molise ieri 3 giugno è tornato a svuotarsi. L’ultima volta era successo a ottobre 2020, poco prima del divampare della cosiddetta seconda ondata, quella che ha spazzato via l’entusiasmo estivo, quello dei mesi in cui il virus sembrava essere scomparso dai pensieri dei molisani.

Da ieri il Molise è la seconda regione, insieme alla Valle d’Aosta, ad aver raggiunto questo ambitissimo primato in Italia. Solo in queste due piccole regioni la casella delle Terapie Intensive – come emerge dal bollettino della Protezione Civile Nazionale – segna 0. Avere il reparto simbolo del dolore provocato dal Covid-19 vuoto ha poco a che fare coi numeri e tanto con l’immaginario straziante di questa pandemia che è entrata a gamba tesa nelle vite di tutti noi nel febbraio 2020.

Ieri è stato dimesso un paziente di Termoli, l’ultimo rimasto in reparto dopo che il 1 giugno un altro (di Bojano) era stato estubato e aveva lasciato l’ospedale. 2 dimessi dalla Rianimazione nel giro di 3 giorni, dunque: qualcosa a cui non eravamo molto abituati e che ci riempie di gioia. Solo la settimana scorsa – quella dal  24 al 30 maggio – purtroppo in quelle stesse stanze erano decedute tre persone, due donne e un uomo tra i 67 e i 72 anni.

Di morti susseguitesi nel reparto salvavita purtroppo se ne contano tantissime, sebbene sempre meno nelle ultime settimane. Un reparto – e dunque chi vi lavora con ritmi disumani da più di un anno – messo a durissima prova. 6 posti che poi sono diventati 12. Ma a marzo si sono toccate, al solo Cardarelli, punte di 14 ricoverati, oltre dunque la soglia di capienza massima tanto che quei due posti letto in più erano stati ricavati dal blocco operatorio.

posti letto terapia intensiva 9 marzo

Una situazione di emergenza massima, che nel mese di marzo nondimeno è stata la regola e non l’eccezione. Un’ordinaria emergenza, che a un certo punto ha richiesto l’intervento di soccorso – sebbene previsto da tempo nei piani inviati al Ministero della Salute a Roma ma per lungo tempo disattesi – dei privati convenzionati. Una data per esemplificare: il 9 marzo i ricoverati molisani in Terapia Intensiva erano complessivamente 24, di cui 13 al Cardarelli, 4 al Gemelli Molise di Campobasso e 7 al Neuromed di Pozzilli.

Ma neanche i posti aggiuntivi sono bastati, e straordinario (indubbiamente il più alto d’Italia) è stato in quel periodo il ricorso massiccio alla Cross, la rete di solidarietà tra gli ospedali d’Italia. Tanti molisani sono stati trasferiti in elicottero in altre regioni perché in Molise per loro non c’era posto. Ricordiamo che molti da quegli ospedali non sono mai tornati.

elicottero paziente covid Cb

La prima ondata in Molise – come arcinoto – ha ‘colpito’ meno che altrove e anche il reparto deputato a trattare i casi di polmonite più critica innescata dal Covid-19 non hanno mai raggiunto alti tassi di occupazione. A maggio 2020, precisamente il 5, un nostro titolo di giornale recitava che ‘l’ultimo paziente ricoverato in Terapia Intensiva era stato dimesso’. Poi arrivarono i mesi estivi, il contagio scemò pian piano fino a scomparire. Ma il virus non era scomparso e puntualmente, a settembre, si ripresentò. La Terapia intensiva dell’ospedale del capoluogo però, nei mesi di settembre e ottobre, oscillava tra 0, 1 o al massimo 2 degenti ricoverati. A novembre tutto precipitò, lentamente ma progressivamente. La seconda ondata si stava compiendo. L’Italia in lockdown aiutò un po’ le cose ma dopo le vacanze natalizie, all’inizio dell’anno 2021, di nuovo la situazione peggiorò, in Molise come in Italia. Arriviamo dunque a febbraio e marzo, i mesi più bui di questo periodo pandemico, a cui il Molise mostrò il fianco, particolarmente esposto.

La primavera, stagione di rinascita per eccellenza, ha pian piano invertito la rotta. Molti, purtroppo, in quel reparto hanno trascorso le ultime ore della loro vita. Anche a causa dei molti decessi, ma anche di qualche dimissione (sia al Neuromed che al Gemelli, con il secondo ospedale che divenne Covid-free il 5 maggio scorso, preceduto dalla clinica di Pozzilli), i tassi di occupazione progressivamente scesero. Il Molise, che aveva toccato livelli altissimi e gravissimi, testimoniati dall’enorme pressione ospedaliera, è stato il primo territorio italiano a risalire la china. Oggi il suo tasso di occupazione è a 0, e la percentuale riferita al reparto delle Malattie Infettive (che ha una maggiore disponibilità di posti e in cui ad oggi ci sono solo 7 ricoverati) è al 3%.

Non è retorica: è la fine di un incubo (si spera definitiva) e lo svuotamento di quel reparto lo certifica.

commenta