Il peggioramento del Molise c’è, in base a quanto emerge dal monitoraggio settimanale (riferito al periodo 1-7 febbraio) dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute. Il primo indicatore-spia rossa: la nostra regione torna tra quelle con una classificazione di rischio ‘moderata’ e sempre con la specifica, non esattamente rassicurante, ‘ad alto rischio di progressione’. E poi c’è l’Rt che è salito. Era 0.9 la scorsa settimana (tra 0.65 e 1.19) e in calo dopo due settimane in cui era il più alto del Paese, è ora risalito a 1.09 (tra 0.9 e 1.41).
Stando così le cose, il Molise dovrebbe restare nelle regioni di colore giallo. Ma sappiamo che è un giallo ‘per modo di dire’ vista l’ordinanza regionale che ha reso zona rossa una bella fetta di territorio, che potrebbe verosimilmente allargarsi ad altri comuni nelle prossime ore (finora sono 28 in zona rossa).
Dalla lettura dei dati si evince che Abruzzo, Toscana, Liguria e Provincia Autonoma di Trento possano entrare in zona arancione, mentre la Sicilia potrebbe passare in zona gialla. In zona arancione resterebbero ancora Umbria e Provincia di Bolzano, dove si registrano le situazioni più critiche, che però sono state messe in rosso in tutto (Bolzano, autonomamente) o in parte (Umbria).
La situazione più preoccupante resta proprio quella dell’Umbria, dove è stata accertata la presenza diffusa della cosiddetta variante inglese, la stessa che è stata identificata anche in diverse zone del Molise (in particolare nel Basso Molise). E l’Umbria – nonostante la regione dell’Italia centrale sia arancione rispetto a noi che siamo gialli – vive un po’ il nostro stesso paradosso, con ampie aree in rosso. Sappiamo che anche le province di Chieti e Pescara, nel vicino Abruzzo, sono state messe in zona rossa.
L’Istituto superiore di Sanità fornisce comunque un dato che ‘preoccupa’: quasi un caso su cinque di contagio da coronavirus in Italia è riferibile alla variante inglese. Un’asserzione che supera l’ipotesi di partenza perché si stimava una circolazione del 5%, invece è del 17.8%. Ad ora, ma si suppone che questa variante diventi quella prevalente.
In generale la situazione fotografata parla di un peggioramento complessivo. Intanto perché l’Rt nazionale (il valore medio) è passato da 0.85 a 0.94. Un dato in peggioramento dunque rispetto a 7 giorni fa, sebbene ancora al di sotto del valore critico di 1. E poi perché nel monitoraggio si evidenzia come 7 tra regioni e province autonome abbiano un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore, e anche questo è un dato in peggioramento. Le Regioni classificate a rischio moderato sono 10, contro le 11 di una settimana fa; 5 di queste però, tra cui il Molise, sono ad alto rischio di progressione nelle prossime settimane.
Gli esperti avvertono, dato che si confermano per la seconda settimana consecutiva dei segnali di controtendenza nell’evoluzione dell’epidemia, che il rischio è quello che si sia in una fase di ripresa dell’epidemia. E intanto è stato prorogato al 25 febbraio il divieto di spostamento fra regioni, anche tra quelle gialle.
Questi i singoli Rt delle varie regioni:
Abruzzo 1,22 (1,16-1,28)
Basilicata 1,2 (0,98-1,44)
Calabria 0,81 (0,73-0,93)
Campania 0,8 (0,73-0,91)
Emilia-Romagna 0,94 (0,91-0,96)
Friuli 0,98 (0,94-1.03)
Lazio 0,96 (0,93-0,99)
Liguria 1,08 (1,02-1.13)
Lombardia 0,97 (0,94-1.01)
Marche 0,94 (0,86-1,04)
Molise 1,09 (0,79-1,41)
Piemonte 0,93 (0,9-0,97)
Provincia Bolzano 1,25 (1,2-1,3)
Provincia Trento 1,2 (1,12-1,28)
Puglia 1,05 (1,01-1,09)
Sardegna 0,87 (0,82-0,93)
Sicilia 0,66 (0,63-0,69)
Toscana 1,1 (1,06-1,16)
Umbria 1,2 (1,13-1,26)
Val d’Aosta 0,77 (0,58-0,97)
Veneto 0,71 (0,68-0,74)
commenta