Dal Molise al mondo, senza mai partire: la visione di Valerio, che trasforma i rifiuti nel futuro
Dalla ex Ittierre una fabbrica-laboratorio di economia circolare. Antonio Lucio Valerio, amministratore delegato del gruppo RES, racconta la sua sfida: trattenere o richiamare a casa i talenti, innovare nei rifiuti, e dimostrare che anche dal Molise si può parlare al mondo. Un modello d’impresa che coniuga tecnologia, formazione e amore per la propria terra.
C’è un pianoforte a coda al centro della vastissima sala che un tempo ospitava i campionari di moda della Ittierre. Oggi, tra scaffali di libri d’arte e design, una magnifica collezione riscattata all’asta, quella stessa sala è diventata parte della sede di rappresentanza della RES – Recupero Etico Sostenibile, gruppo molisano che ha trasformato un simbolo di declino industriale in un presidio d’innovazione ambientale. “Ogni tanto mi piace suonare il piano”, dice Antonio Lucio Valerio, amministratore delegato. “E’ un modo per ricordare che dentro le fabbriche non c’è solo tecnologia, ma anche bellezza e umanità”. Insieme con i cugini Maria e Antonio Valerio, guida un’azienda ispirata alla filosofia delle 4 R: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Recuperare.
Da questo luogo, ristrutturato con il calore del legno e arredato con divani Chesterfield in pelle, che sa ancora di memoria, è partita una delle storie industriali più sorprendenti del Mezzogiorno: un gruppo che tratta i rifiuti, li seleziona, li trasforma e li restituisce come materia prima di alta qualità. Un ciclo che oggi arriva fino al riciclo chimico della plastica, con il primo impianto italiano capace di produrre olio di pirolisi, materia di base per la creazione di nuova plastica vergine che va a chiudere il cerchio dell’economia circolare dando una seconda vita a ciò che la società e i consumi scartano. “È la prova che la tecnologia, se usata bene, può essere etica”.
Il recente accordo con Shell Chemicals Europe, che ha firmato un contratto decennale con RES per trattare 20mila tonnellate di plastica all’anno che produrranno 15mila tonnellate di olio è l’ultima dimostrazione che anche una piccola regione può parlare la lingua delle grandi imprese internazionali.
Antonio Lucio Valerio parla senza enfasi, con tono pacato, ma dietro ogni frase si percepisce una visione precisa: un’idea di industria che nasce dal territorio e si misura con il mondo. “Fare impresa in Molise – dice – non è impossibile. È una sfida che si può vincere perché il Molise ha una dimensione che altrove si è persa: qui conosci tutti, i rapporti sono diretti, non hai bisogno di scalare gerarchie infinite. Se sbagli, lo capisci subito, perché vivi qui, respiri la stessa aria di chi lavora con te. È un vantaggio enorme”.
Oggi RES impiega oltre ottanta persone, (complessivamente, tra discarica di Tufo Colonico e impianti, sono quasi 400) quasi tutte molisane. “Quando ho iniziato, il problema non era la mancanza di lavoro, ma di prospettiva. I giovani se ne andavano. Così abbiamo deciso di costruire noi le opportunità. E oggi molti di quei ragazzi sono tornati: ingegneri, chimici, tecnici. Gente che ha studiato fuori, ma che voleva una ragione per restare”.
Con Unimol e gli ITS il gruppo ha attivato corsi di formazione e laboratori per esperti del riciclo. “Non possiamo più permetterci di essere una regione che esporta cervelli – dice –. Dobbiamo tenerli qui, dentro progetti che parlano di futuro”.
Nell’area industriale di Pettoranello oggi convivono impianti di selezione meccanica, laboratori di ricerca, un polo di produzione e la costruzione del nuovo reattore di pirolisi. Tutto in un raggio di qualche decina di chilometri. Pettoranello-Pozzilli-Tufo Colonico (dove ha sede il centro di raccolta della RES), una sorta di triangolo delle Bermuda dove la plastica scompare e ricompare in una forma completamente diversa.
“È un modello integrato, unico in Italia – spiega Valerio –. Ogni impianto lavora per l’altro. Ciò che scartiamo in un punto diventa materia prima in un altro. È il contrario dello spreco. È la logica della natura, applicata all’industria”.
Dentro lo stabilimento, dove gli odori sono abbattuti al massimo e il rumore è costante, ma non assordante, risuonano i nastri trasportatori, i macchinari che lavano, triturano, asciugano e selezionano la plastica proveniente dalle piattaforme di raccolta. Qui, dove per anni c’erano gli stabilimenti tessili della Ittierre, oggi si lavora ancora sulla materia, ma con un obiettivo completamente diverso: trasformare i rifiuti in risorsa.
L’impianto della RES – Recupero Etico Sostenibile è uno dei più avanzati d’Italia nel recupero della plastica post-consumo. È una linea di lavorazione continua, in cui nulla viene sprecato. La plastica che arriva dalle discariche comincia un percorso che la riconsegna al mondo industriale sotto forma di granuli e scaglie di alta qualità.
“Ogni lotto di materiale che entra viene tracciato e analizzato – spiegano i tecnici – Il nostro lavoro è capire che tipo di plastica abbiamo davanti, separarla, lavarla e prepararla per il nuovo ciclo di vita”.
Le plastiche vengono smistate per tipologia, densità e colore: polietilene, polipropilene, PET. Dopo il lavaggio, entrano nelle vasche di flottazione, dove i materiali più leggeri galleggiano e quelli più pesanti affondano, permettendo una separazione quasi perfetta.
Ogni fase è seguita da sensori ottici e da un controllo visivo. “Il processo è in gran parte automatizzato, ma serve ancora l’occhio umano. C’è sempre un passaggio manuale, un controllo finale che nessuna macchina può sostituire”.
Dalle bottiglie si ricava la parte migliore del PET; i tappi e le etichette, invece, vengono avviati a un’altra linea di trattamento, perché sono la base del futuro impianto di pirolisi. “Ciò che fino a ieri era uno scarto – spiegano i ricercatori della RES – oggi diventa il punto di partenza di un nuovo processo. È la parte più interessante, la vera frontiera del riciclo”.

A pochi chilometri di distanza, a Pozzilli, c’è il centro di ricerca e sviluppo ospitato negli spazi dell’ex Mossi & Ghisolfi. Qui, un gruppo di giovani ricercatori guidati da Fabio Sebastiano, ingegnere chimico di Trivento, lavora su nuovi polimeri biodegradabili e sull’acido polilattico ricavato dagli scarti caseari. “Abbiamo le competenze e le tecnologie per dialogare con università e multinazionali – racconta Valerio – ma anche l’umiltà di chi resta legato alla propria terra. Questo è un valore, non un limite”.
Il legame con la famiglia e con la storia industriale di Pettoranello emerge in ogni angolo dello stabilimento. La ex Ittierre, simbolo di un’epoca d’oro della moda, è stata acquistata e ristrutturata e oggi ospita uffici, sale di rappresentanza e impianti di selezione della plastica che costituiscono un esempio quasi unico di industrializzazione del riciclo meccanico. Dove c’era la moda, oggi c’è l’ambiente. La filosofia? “Creare valore, dare lavoro, farlo con passione”.
Nel 2023, RES è diventata la prima società molisana a quotarsi in Borsa dopo quattordici anni di assenza di aziende regionali dai listini. Un passo che ha consolidato la solidità del gruppo e aperto la porta ai capitali nazionali e internazionali. “Non è stato solo un traguardo finanziario – spiega Valerio –. È stata una prova di fiducia. Significa che gli investitori credono che anche un’impresa nata in una piccola regione possa avere una dimensione globale. Noi ci siamo arrivati senza perdere la nostra identità”.
Nel suo modo di raccontare l’impresa emerge sempre un equilibrio tra tecnica e umanità. Valerio alterna il linguaggio della chimica a quello della cultura, dei numeri a quello delle persone, convinto che l’innovazione non abbia valore se non migliora la vita concreta di chi lavora e dell’ambiente in cui opera. La sua idea di industria è radicata nella responsabilità diretta: “In una regione piccola come il Molise, chi produce si confronta ogni giorno con le conseguenze delle proprie scelte, e questo, più che un limite, diventa uno stimolo a fare bene, con rigore e consapevolezza”.
Il cuore tecnologico della RES, a Pozzilli, chiude il cerchio tirando fuori una seconda vita dalla plastica riciclata che viene sottoposta a prove chimiche, fisiche e meccaniche.
Microscopi, forni, spettrometri, strumenti di analisi termica e viscosimetrica: ogni strumento serve a capire qualcosa in più su come il materiale si comporta, come fonde, come reagisce alla temperatura o alla trazione.
“L’obiettivo primo è creare un passaporto del materiale che arriva” chiarisce con una metafora efficace il responsabile Fabio Sebastiano. Nel laboratorio nato tre anni fa all’interno del polo RES, oggi cuore della ricerca e sviluppo sui polimeri, ogni campione di materiale viene analizzato con metodo chirurgico. L’obiettivo è identificarne la natura, comprenderne le caratteristiche e stabilire come processarlo nel modo più efficiente. Si parte dall’analisi iniziale, si definisce il processo produttivo, si passa alla prova sugli impianti o sui banchi di prototipazione e infine si torna in laboratorio per verificare se i risultati coincidono con i parametri previsti.
Da queste verifiche nascono le schede tecniche che raccolgono le proprietà meccaniche, termiche e reologiche del materiale.
“Dobbiamo sapere esattamente cosa stiamo lavorando – spiega Laura Mastronardi, ingegnere chimico di Agnone che è rientrata in Molise per raccogliere la sfida di Res. –. Analizziamo il materiale per riconoscerne la composizione, la cristallinità, la densità, la resistenza. Se non conosci la plastica, non puoi trasformarla”. I materiali vengono analizzati anche per la scorrevolezza, la duttilità, la viscosità. “È la parte più affascinante – raccontano i tecnici – perché una plastica può comportarsi come miele o come acqua, a seconda di come è stata trattata. Sapere come ‘scorre’ ci permette di decidere come e dove usarla.
Oggi il gruppo RES produce materiale riciclato per diversi settori: edilizia, automotive, packaging, arredo urbano, aerospaziale, tessile. E investe nella conoscenza. “La vera materia prima – spiega Antonio Lucio Valerio – è il sapere. Senza la ricerca non c’è futuro. Recuperare non significa solo lavare e triturare: significa capire, studiare, migliorare. È un atto scientifico, prima ancora che industriale”.
Inevitabile un pizzico di orgoglio, visto che qui si fanno cose che in Europa pochi riescono a fare. “Il bello è che lo facciamo da qui, da un paese di mille abitanti. È una rivincita”. Ogni prodotto RES rappresenta un risultato concreto di ricerca applicata e di recupero efficiente delle risorse. L’obiettivo non è semplicemente immettere sul mercato nuova plastica riciclata, ma dimostrare che anche da un piccolo centro del Molise può svilupparsi un modello industriale capace di trasformare i rifiuti in materiali utili e competitivi, con tecnologie che anticipano le sfide della sostenibilità. Quando si dice Green, per l’appunto.


