Il clown del Corso minacciato e danneggiato: “Voleva soldi e uno dei miei conigli da mangiare, mi ha rotto la roulotte”
Bibo è un artista di strada e vive in una roulotte nel parcheggio di Rio Vivo. Racconta di essere stato aggredito e intimidito da un uomo noto per atteggiamenti violenti, che lo avrebbe preso di mira dopo avergli chiesto denaro e uno dei suoi animali da compagnia “perchè aveva fame”. Il vetro del suo mezzo è stato fracassato. “Non voglio avere paura, ma è giusto che si sappia cosa succede”.
Bibo è un artista di strada. Ogni giorno lo si incontra lungo Corso Nazionale, coi suoi palloncini colorati da modellare per i bambini e la compagnia inseparabile del suo cane e dei suoi quattro conigli. È la sua piccola famiglia, il suo mondo portatile fatto di affetto e sopravvivenza, che ogni sera torna a trovare rifugio in una roulotte parcheggiata a Rio Vivo, in un’area al margine della città, tra il cemento e il mare.
La roulotte è vecchia ma allegra, addobbata con nastro adesivo colorato, scritte a mano, cuori disegnati sui vetri. È lì che lo abbiamo incontrato questa mattina, mentre i conigli si rinfrescavano tra l’erba e qualche carota. Ma il motivo della nostra visita non è una storia tenera.
Venerdì scorso, il vetro di una finestra della roulotte è stato infranto. Un danno che oggi è stato riparato alla meglio, con plastica trasparente e nastro iridescente, ma che per Bibo ha un significato preciso: un’intimidazione, l’ultima di una serie.

“Quella sera ero a lavorare, sul Corso Nazionale, come sempre – racconta Bino, all’anagrafe Ursu Catalin – quando si è avvicinato un uomo, di nazionalità romena come me. So che è uscito da poco dal carcere. Ha cominciato a chiedermi soldi, con un tono aggressivo. Mi ha detto che aveva fame, che voleva uno dei miei conigli per mangiarlo. Io gli ho detto di no, i miei conigli vivono con me. Mi ha insultato, minacciato”.
Quella sera, Bibo è tornato alla roulotte e ha trovato il vetro rotto. “Non ho dubbi su chi sia stato. Lo stesso uomo, d’altronde, mi ha detto che ha spaccato la roulotte di un’altra donna senza fissa dimora”. Il riferimento è alla roulotte vandalizzata ferma nel parcheggio del santuario della Madonna delle Grazie. Lei non c’era, perché in questo periodo lavora alle Tremiti. “Ma è successo anche a lei, una cosa simile”.
Bibo non ha sporto denuncia. Ma ha deciso di rendere pubblica la sua paura, postando un messaggio su un gruppo Facebook. “Mi minaccia sempre. Se non gli do i soldi, dice che mi rompe la roulotte”, scrive nel suo italiano semplice ma chiarissimo. E chiede un consiglio, un aiuto, una via d’uscita. Qualcuno gli suggerisce di spostare la roulotte in un luogo più visibile, qualcun altro di andare dai carabinieri.

Il timore resta. Perché quello raccontato da Bibo non è solo un episodio isolato, ma potrebbe essere il sintomo di qualcosa di più grave: un clima di violenza e sopraffazione tra chi vive ai margini, senza casa, senza tutele, spesso senza voce. Un “racket” silenzioso, fatto di minacce e paura, che si insinua dove le fragilità sono più profonde. “Non reagire – scrive ancora Bibo – ma che posso fare?”


