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Lavoro e caldo estremo, il Molise tra le poche regioni senza ordinanza: l’allarme di Facciolla

2 luglio 2025 | 15:39
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Lavoro e caldo estremo, il Molise tra le poche regioni senza ordinanza: l’allarme di Facciolla

Anche la UILTrasporti Molise, alla luce dell’attuale emergenza climatica con temperature da bollino rosso e delle tragiche conseguenze che si stanno registrando in diverse regioni del Paese reitera con urgenza la richiesta già inoltrata di emanazione di un’ordinanza regionale

In Molise manca ancora una ordinanza per vietare il lavoro all’aperto nelle ore in cui fa più caldo durante la giornata. A denunciarlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Vittorino Facciolla, che sollecita il presidente della Regione Francesco Roberti a intervenire con urgenza. «Il caldo di questi giorni ha già ucciso tre persone in Veneto e Sicilia. Le temperature costantemente sopra i 30° e con picchi oltre i 40° non sono più solo ondate di calore, ma una minaccia reale per i più fragili e per chi lavora all’aperto» dichiara Facciolla.

Secondo il consigliere dem, la Regione Molise è tra le poche in Italia a non aver ancora emanato un’ordinanza restrittiva. «Tutte le regioni si stanno attivando tranne cinque, tra cui la nostra. Chiediamo al presidente Roberti di firmare subito un’ordinanza che protegga i lavoratori ed eviti che il caldo killer mieta vittime anche in Molise, come purtroppo sta già accadendo in altre regioni».

Facciolla ricorda che lo scorso anno la Regione aveva adottato un provvedimento chiaro: l’Ordinanza numero 1 del 16 luglio 2024 vietava l’attività lavorativa nei cantieri e nel settore agricolo e florovivaistico, dalle 12:30 alle 16, nei giorni in cui la mappa Inail indicava un livello di rischio alto, con temperatura superiore ai 30° e umidità oltre il 70%. «Non c’è un minuto da perdere. Campobasso è tra le 18 città italiane con bollino rosso. Serve continuità amministrativa per tutelare la salute pubblica» aggiunge Facciolla.

facciolla

Anche la UILTrasporti Molise, alla luce dell’attuale emergenza climatica con temperature da bollino rosso e delle tragiche conseguenze che si stanno registrando in diverse regioni del Paese – tra cui i recenti decessi di lavoratori in Sicilia e in Veneto dovuti all’ondata di calore – reitera con urgenza la richiesta già inoltrata di emanazione di un’ordinanza regionale specifica a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori da noi rappresentati durante la stagione estiva.

“Ribadiamo la necessità, come già previsto nell’ordinanza n. 1 del 16 luglio 2024, di adottare misure straordinarie e tempestive per limitare l’esposizione prolungata dei lavoratori alle temperature estreme, in particolare nelle fasce orarie più calde. Ciò dovrebbe includere l’adozione, ove possibile e compatibilmente con le esigenze organizzative dei settori coinvolti, di turnazioni anticipate e flessibilità oraria.

Particolare attenzione va riservata ai settori esposti come l’igiene ambientale, trasporto pubblico locale, mobilità, appalti Ferroviari, merci e logistica, porti, marittimi e Multiservizi per i quali chiediamo il rafforzamento della vigilanza sull’efficienza dei sistemi di climatizzazione e la sospensione delle attività lavorative nelle ore di massimo rischio termico”.

La situazione nazionale mostra un’Italia divisa: alcune regioni come Lazio, Sicilia, Puglia, Toscana e Campania hanno già emanato ordinanze che impongono lo stop al lavoro all’aperto nelle ore più critiche. Altre, come Lombardia ed Emilia-Romagna, si sono allineate nei giorni scorsi. Invece il Molise, insieme a Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Trentino-Alto Adige, si è limitato finora a raccomandazioni generiche rivolte alle imprese.

L’attuale ondata di caldo, alimentata da un anticiclone subtropicale africano, dovrebbe durare almeno fino al 5 luglio, con temperature sopra la media in tutta la penisola. I sindacati e le associazioni di categoria chiedono misure chiare e coordinate per evitare conseguenze gravi.

In assenza di un intervento diretto della Regione Molise, il rischio è che le aziende decidano autonomamente come affrontare la situazione, con conseguenze per la sicurezza e la salute dei lavoratori più esposti. Facciolla lancia un appello chiaro: «Roberti segua l’esempio delle altre regioni. La politica ha il dovere di prevenire, non di intervenire dopo».