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Petacciato |
scuola
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Una professoressa, una studentessa, un messaggio d’addio che addio non è: parole in chat che raccontano la bellezza invisibile della scuola

30 giugno 2025 | 13:00
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Una professoressa, una studentessa, un messaggio d’addio che addio non è: parole in chat che raccontano la bellezza invisibile della scuola

Lo scambio whatsapp tra una docente delle medie e la sua ex alunna alla fine degli esami diventa il ritratto autentico di un legame profondo. Un grazie che vale più di un voto, una risposta che parla di ascolto e fiducia. In un momento in cui la scuola è sotto pressione, una storia che ne mostra l’essenza migliore.

In una sera di giugno, quando gli esami si sono appena conclusi e la tensione si è sciolta in un silenzio fatto di attese e malinconie, una ragazza di terza media ha deciso di scrivere un messaggio alla sua insegnante. Non un saluto formale, non il consueto “grazie per tutto”, ma parole pensate e sentite, cariche di quella verità che solo i ragazzi sanno dire con innocenza e coraggio. Una confessione, forse. Sicuramente un dono.

“Buonasera professoressa,
scusi il disturbo, e soprattutto l’orario, ma mi sento in dovere di ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per me, e non solo. Sono stati tre anni a dir poco meravigliosi, anche se a tratti turbolenti, che mi sono stati d’aiuto per crescere e maturare. […] Lei è stata molto di più di una professoressa e molto di più di quello che crede. […] Io la ricorderò per sempre così. Grazie per avermi insegnato l’essenziale, anche senza bisogno di parole.”

Quelle frasi, inviate su WhatsApp da una ex alunna di una scuola media di Petacciato, parlano di un legame profondo, di un tempo condiviso che non si misura in voti o interrogazioni, ma in ascolto, fiducia, empatia. Un tempo che cambia la forma delle cose, e a volte anche delle persone.

La risposta dell’insegnante è altrettanto semplice e luminosa. È lo specchio di quella relazione che si costruisce giorno dopo giorno, tra le fatiche di una scuola spesso sotto pressione e gli slanci silenziosi che ogni buon docente sa offrire.

“Sei stata la luce dei miei occhi in questi anni. Sei perfetta nella tua meravigliosa imperfezione, mia piccola guerriera. Forte e fragile, sicura e incerta, complessa e semplice, e con un grande senso della giustizia. Tu sei molto più che un numero, e sono certa che saprai rendere la tua vita un capolavoro. […] Ma io sono solo lo specchio della tua Bellezza.”

In un momento in cui la scuola italiana vive tensioni, critiche e spesso viene ridotta a teatro di scontro tra famiglie, dirigenti e insegnanti, questo breve scambio privato, che abbiamo scelto di raccontare in forma anonima, mostra l’altra faccia del mondo scolastico: quella che non fa notizia, ma costruisce la memoria emotiva di chi ci passa dentro.

Non c’è retorica, né eroismo. Solo umanità. Quella che si manifesta nei corridoi e nelle aule, negli sguardi complici e nelle parole dette sottovoce. È la parte migliore della scuola: quella che resta, anche quando tutto sembra finire. Perché a volte l’essenziale, come scrive la ragazza, si insegna anche senza bisogno di parole.