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LA SENTENZA |
Giudiziaria
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30 anni di carcere ai due assassini di Sonia Di Pinto, uccisa in Lussemburgo nel 2022. Assolto il presunto complice

19 giugno 2025 | 11:37
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30 anni di carcere ai due assassini di Sonia Di Pinto, uccisa in Lussemburgo nel 2022. Assolto il presunto complice

La richiesta della Procura era stata di 30 anni di carcere ma la Corte ha stabilito per Abdou e Lamine 5 anni di sospensione condizionale. Assolto il terzo imputato, inizialmente accusato di complicità perchè aveva aperto ai due accusati la porta del ristorante, in cui la 46enne di Petacciato lavorava.

30 anni di carcere per gli assassini di Sonia Di Pinto: dice questo la sentenza di condanna pronunciata stamane dalla Corte di Lussemburgo nell’ambito del processo per l’uccisione della 46enne molisana, originaria di Petacciato, che lavorava nel ristorante Vapiano, a Kirchberg, dove ha trovato la morte nell’aprile 2022.

30 anni di reclusione per gli imputati Abdou e Lamine – oggi condannati ma con cinque anni di sospensione condizionale – aveva richiesto il Pubblico Ministero per i due uomini che avevano ammesso di aver ucciso la cameriera italiana. Assolto invece per insufficienza di prove il terzo imputato, Edu, anche lui (come Lamine) collega della vittima e accusato inizialmente di complicità per aver facilitato l’ingresso dei due killer nel locale.

L’accusa, nell’ultima udienza del 14 maggio scorso, aveva parlato senza mezzi termini di “omicidio volontario con l’intenzione di causare la morte“, sottolineando la violenza inaudita dell’aggressione e la volontà degli imputati di portare a termine una rapina nel ristorante senza lasciare testimoni. “La morte era evitabile e non necessaria“, aveva concluso il rappresentante del pubblico ministero. Secondo la ricostruzione, Abdou e Lamine si erano introdotti nel seminterrato del ristorante Vapiano, nel quartiere di Kirchberg, approfittando della complicità di Edu, e lì avevano sorpreso Sonia mentre chiudeva la cassa. Dopo averla colpita e trascinata, l’avrebbero strangolata per fuggire indisturbati con un bottino di circa 4.000 euro fra cassaforte, contanti dell’incasso e buoni pasto.

Oggi, con la pronuncia della Corte, si è arrivati alla sentenza attesa per 3 anni. La madre Antonietta Aiello è stata presente, nelle varie udienze del processo, in Lussemburgo ma oggi è in Italia (non in Molise) e ha appreso della lettura del dispositivo dal suo avvocato, che l’ha chiamata non appena la Corte si è pronunciata. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma emerge chiaramente la non soddisfazione per la sentenza che pone fine al processo. Un dolore che non è certo riparabile, nessuno le restituirà più Sonia, e la donna ha sempre detto che per un delitto simile si sarebbe aspettata l’ergastolo.

Il caso aveva scosso profondamente la comunità di Petacciato, dove Sonia era cresciuta prima di trasferirsi per lavoro all’estero e dove vive tuttora la madre (mentre il padre di Sonia è morto nei mesi scorsi). La notte di Pasqua del 16 aprile 2022, quando fu uccisa, Sonia stava per tornare a casa dopo il turno al ristorante. La sua assenza aveva fatto subito scattare l’allarme del fidanzato, che la attendeva invano. Il corpo fu trovato ore dopo da una collega. Le indagini portarono in breve tempo all’arresto di tre giovani tra i 20 e i 30 anni: due autori materiali del delitto e un complice interno.

Durante il processo, Abdou e Lamine hanno ammesso le proprie responsabilità, parlando di “panico” e “paura di essere riconosciuti”, ma anche esprimendo rammarico per le loro azioni. Tuttavia, l’accusa ha evidenziato come i due fossero “uniti in un obiettivo comune: derubare e fuggire“.

Riguardo a Edu, l’unico a non aver preso parte al colpo, il procuratore ha ritenuto che, pur avendo facilitato l’ingresso dei complici, non ci siano elementi sufficienti per attribuirgli una responsabilità penale piena, chiedendone l’assoluzione poi ottenuta. L’uomo, scoppiato in lacrime durante la propria deposizione, aveva aperto la porta del locale a un collega che gli aveva detto di voler solo prendere del cibo. Quindi il presunto complice non avrebbe saputo nulla della rapina.

La fonte principale delle informazioni sul processo proviene dal quotidiano lussemburghese L’Essentiel, che ha seguito le udienze giorno per giorno.