L’ex pm Di Pietro si unisce alla battaglia sull’azzeramento del debito sanitario. E tende la mano al centrodestra: “Appoggino la nostra proposta”
L’ex ministro, pm e politico italiano dell’Italia dei Valori è uno dei tre avvocati, assieme a Margherita Zezza e Pino Ruta, nel ricorso al Tar sul disavanzo sanitario: “Se i commissari inviati dallo Stato lo hanno fatto aumentare il debito in questi anni perché devono pagare i cittadini?
Il 2 aprile prossimo è una data cerchiata in rosso nelle agende degli avvocati Pino Ruta, Margherita Zezza e Antonio Di Pietro: è il giorno in cui sarà fissata la Camera di Consiglio sul ricorso presentato da un cittadino elettore, il coordinatore di Costruire Democrazia Andrea Montesanto, nei confronto della Regione Molise e dei Ministeri competenti per chiedere l’azzeramento del debito sanitario.
Si è unito alla battaglia politica e civile anche l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro che questa mattina era al tavolo della conferenza stampa in cui sono stati forniti i dettagli del ricorso giurisdizionale proposto in queste ore dinanzi al Tar Molise per l’attribuzione del disavanzo sanitario a carico dello Stato. In prima fila anche Massimo Romano, ex enfant prodige dell’Italia dei Valori , che ha già tentato di portare la questione in Consiglio regionale assieme alle opposizioni, ma senza ottenere il risultato sperato.
Oggi Antonio Di Pietro ha teso nuovamente la mano ai rappresentanti delle istituzioni molisane affinché appoggino questa proposta di invitare/diffidare il governo nazionale “ad assumersi le proprie responsabilità. Se i commissari ad acta in questi anni non sono riusciti a far diminuire il debito, ma, al contrario, lo hanno fatto addirittura aumentare significa che non devono pagarlo i cittadini, ma lo Stato”.
L’ex ministro, tornato a vivere nella sua Montenero di Bisaccia, ha detto anche di aver constatato “che nulla qui è cambiato” e per questo ha voluto lanciare “un appello ai molisani a sostenere questa battaglia che vuole mettere un argine al dramma sanitario” che è tale per l’enorme debito che grava sui cittadini.
Nel 2007 il governo Prodi, molti lo ricordano ancora, riuscì ad azzerare il disavanzo sanitario della Regione Molise. Da allora a oggi, prima con un Piano di rientro e poi con una serie interminabile di commissari spediti in regione dai governi nazionali di Roma, le conseguenze sul sistema sanitario pubblico sono state disastrose. Lo ha ricordato bene l’avvocato Zezza parlando del blocco del turn over che ha impedito le assunzioni di medici e personale sanitario fino a due anni fa, portando ai massimi livelli le aliquote fiscali regionali, limitando e molto tutte le spese non obbligatorie e, più in generale, portando a una contrazione dei servizi socio sanitari con cui fa i conti chiunque viva in questa regione.
“Può una gestione emergenziale durare 18 anni?” è la domanda sulla quale ci si interroga e che sembra non trovare mai una risposta visto che il disavanzo certificato a dicembre 2024 era di 580 milioni di euro.
“La Regione – hanno spiegato gli avvocati al tavolo – potrebbe tornare in bonis riducendo la pressione fiscale su cittadini (Irpef) e imprese (Irap), superando i vincoli di bilancio, recuperando capacità di spesa per investimenti”.


