Il Molise contro l’autonomia differenziata: raccolte quasi 12 mila firme per il referendum abrogativo
L’estete militante di sindacati, associazioni e partiti politici nelle piazze molisane ha portato a un risultato oltre le aspettative con migliaia di adesioni per la richiesta di referendum abrogativo di una legge che secondo i promotori spacca l’Italia. Il Molise ha fatto la sua parte, ma non presenterà ricorso alla Consulta come invece hanno già fatto Puglia, Campania, Sardegna e Toscana attirando le ire del Veneto che vuole fermarle
Un fronte unito, composto da sindacati, partiti e oltre cinquanta associazioni, ha portato in Molise alla raccolta di ben 11.882 firme, di cui 8.316 cartacee e 3.566 digitali, per dire no all’autonomia differenziata.
Un risultato importante che si inserisce in un movimento nazionale che ha già superato il milione di firme, puntando a bloccare una legge che secondo i promotori rischia di spezzare il Paese in due, danneggiando sia il Nord che il Sud.
La campagna ha visto un’entusiastica partecipazione, con momenti di grande coinvolgimento nonostante il periodo estivo. “C’è stata una grande risposta”, ha dichiarato Paolo De Socio della Cgil Molise durante la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina all’Incubatore Sociale di Campobasso.
Al suo fianco l’ex rettore Unimol Giovanni Palmieri portavoce del comitato referendario. Ma fra i presenti in sala, altri volti del panorama politico e sindacale regionale: la sindaca Maria Luisa Forte, l’assessore Bibiana Chierchia, Pino La Fratta (Cgil), i consiglieri regionali Massimo Romano (Costruire Democrazia), Micaela Fanelli, Alessandra Salvatore (entrambe Pd), Roberto Gravina (M5S), per il Pd Nicola Messere, il segretario regionale dem Ovidio Bontempo e per il Psi Marcello Miniscalco.
“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto in Molise”, ha commentato Palmieri. L’autonomia differenziata, nei fatti, secondo i promotori della raccolta firme, minerebbe alla base il principio di equità nazionale, compromettendo settori cruciali come sanità, istruzione e welfare, colpendo le aree interne e complicando la vita delle imprese. “Questa riforma compromette le politiche ambientali e smantella il welfare universalistico”, ha dichiarato De Socio, sottolineando che il Molise, e più in generale il Mezzogiorno, non può permettersi ulteriori sperequazioni territoriali.
Le firme raccolte, già consegnate in Cassazione, rappresentano solo il primo passo. A novembre, sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi sulla legge Calderoli e il progetto di federalismo competitivo del governo Meloni. Sullo sfondo il ricorso di quattro regioni alla Consulta (Puglia, Sardegna, Campania e Toscana) che il governatore Luca Zaia (Veneto) vuole stoppare con un ricorso contro di loro perché è convinto che l’impianto della riforma non andrà affatto a danneggiare le regioni del Sud. Il Molise a guida centrodestra non farà ricorso, ma ha fatto la sua parte in termini di firme raccolte.
L’obiettivo principale resta il referendum, che potrebbe tenersi nella primavera del 2024. Un appuntamento decisivo per consentire al popolo di esprimersi direttamente su una riforma che potrebbe ridefinire gli equilibri istituzionali del Paese.
De Socio ha chiarito che il vero problema è l’assenza di risorse per garantire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP). “Noi abbiamo bisogno di interventi eccezionali, partendo dal punto zero”, ha ribadito, ammettendo che un processo di autonomia potrebbe anche essere contemplato, ma solo a patto che ci sia sempre un forte motore centrale a garantire l’equità nazionale.
Con un milione di firme già raccolte, il movimento contro l’autonomia differenziata non ha alcuna intenzione di fermarsi. Le basi per una campagna informativa che sensibilizzi i cittadini elettori ci sono tutte, con l’obiettivo di ottenere un ampio consenso e fermare una legge che, secondo i promotori, rischia di impoverire ulteriormente il Paese.
Il Molise c’è, e vuole far sentire la sua voce. (CN)




