L'indagine

Mense scolastiche: in Molise costa meno della media nazionale, ma servono più spazi. E ci sono famiglie che non possono permettersi i pasti

I dati che emergono dall’indagine di Cittadinanzattiva, che ha messo a confronto 110 capoluoghi italiani, evidenziano la necessità di sostenere maggiormente quelle famiglie che non possono pagare i pasti ai propri figli a scuola. A Campobasso un buono pasto costa 4,76 euro, a Isernia 3 euro. Coi fondi del Pnrr saranno realizzate o rimodernate sette mense scolastiche    

In Molise un pasto a scuola (infanzia e primaria) costa meno della media nazionale, ma mancano refettori e spazi adeguati per il servizio, inoltre ci sono ancora famiglie che non possono permettersi la mensa. Sono alcuni degli elementi di riflessione emersi da una recente indagine di Cittadinanzattiva sulle mense scolastiche: 82 euro il costo medio mensile a livello nazionale, in Molise poco più di 76 euro, per l’esattezza la spesa media che una famiglia molisana sostiene ogni mese è di uro 76,80. Molto meno della Basilicata che coi suoi 109 euro mensili è la regione mediamente più costosa, ma anche parecchio di più dell’economica Sardegna dove i bimbi dell’infanzia mangiano con 58 euro e quelli della primaria 62 euro.

In Molise un singolo pasto costa 3 euro nella città di Isernia e 4,67 euro a Campobasso. In un confronto con altre città vediamo che le famiglie di Barletta spendono appena 2 euro a pasto, mentre a Torino, Livorno e Trapani più di 6.

Economica (caso unico tra le città metropolitane) Roma con un costo a pasto per la famiglia tipo di circa 2,40 euro.

“Il Molise – ha detto Jula Pala, segretaria regionale di Cittadinanzattiva – è al primo posto per obesità anche infantile, legate a disturbi alimentari e alla poca attività fisica. Per un corretto stile di vita sono fondamentali programmi di educazione alimentare che vedano coinvolti anche le famiglie. Ma sono necessarie anche nuove politiche per garantire il servizio mensa a tutte le famiglie che non possono sostenere la spesa, pensiamo per esempio alle persone migranti che non possono presentare l’Isee, o casi di morosità”.

Un altro interessante aspetto è stato evidenziato dall’indagine e riguarda i sette interventi previsti sulle mense scolastiche regionali (di cui 4 di nuova costruzione) coi fondi del Pnrr per un totale di euro 3.146.458,00

Gli interventi sono così suddivisi sul territorio regionale: Campomarino, 696 mila euro (nuova costruzione); Termoli, 518.030 euro (nuova costruzione); Termoli 750 mila euro (nuova costruzione); Spinete 346.500 euro (nuova costruzione); Venafro 300 mila euro (demolizione/ricostruzione/ampliamento); Fornelli 144 mila (demolizione/ricostruzione/ampliamento); Cantalupo nel Sannio, 391.928 (demolizione/ricostruzione/ampliamento).

Per realizzare questa indagine  Cittadinanzattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia di riferimento è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di € 44.200, con corrispondente Isee di € 19.900. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili. L’analisi prescinde dal livello di qualità del servizio offerto che, purtroppo a causa della pandemia, non è stato possibile monitorare attraverso la consueta indagine civica rivolta ai diversi attori ed utenti del servizio di ristorazione scolastica.

L’indagine completa è disponibile sul sito www.cittadinanzattiva.it.

Esaminando i dati l’associazione ha voluto anche fare alcune interessanti proposte.

Mense scolastiche come servizio essenziale e universale: il servizio di ristorazione scolastica dovrebbe essere considerato non più a domanda individuale, facoltativo ed extrascolastico, ma rientrare nei livelli essenziali delle prestazioni, ai sensi dell’art.117 della Costituzione. Nel frattempo, è indispensabile ampliare le fasce di reddito per le quali è previsto l’accesso gratuito e uniformare le tariffe minime e massime, almeno per aree territoriali del Paese (Nord, Centro e Sud).

Nuove mense scolastiche: estendere il pasto a scuola ad un numero sempre maggiore di bambini, soprattutto nelle aree del Sud, in quelle interne e ultra periferiche del Paese per favorire la permanenza a scuola, consentire un ampliamento dell’offerta formativa, contrastare la dispersione scolastica. Il Pnrr ha previsto 1.000 (per ora ne conosciamo 600): obiettivo importante ma non sufficiente a colmare le lacune esistenti e a favorire il tempo pieno in modo equilibrato in tutte le regioni del Paese.

Mense scolastiche partecipate: favorire in tutte le scuole l’istituzione della commissione mensa, con la presenza al suo interno di almeno un genitore di bambini che utilizzano le diete speciali, e dotare le stesse di procedure e strumenti specifici per valutare il servizio su tutto il territorio nazionale su indicatori comuni. Più in generale, è auspicabile che le linee guida per la ristorazione scolastica del Ministero della Salute siano aggiornate con una frequenza periodica (es. 3-5 anni), previa consultazione anche delle associazioni dei consumatori e delle reti delle commissioni mensa.

Qualità, sicurezza, sostenibilità dei menù: il costo crescente del servizio ed i timori per una gestione poco sicura e non di qualità delle mense scolastiche, hanno favorito in qualche caso soluzioni “fai da te” (pasto da casa) sulle quali è essenziale avviare un confronto tra le parti, caso per caso, per risolvere le criticità che sono alla base di tali scelte e per favorire in ogni modo il pasto comune data l’importanza che esso riveste dal punto di vista educativo, sociale, alimentare.

Educazione e formazione per tutti: realizzare programmi di educazione alimentare e corretti stili di vita in ambito scolastico, e affiancare a tali programmi, iniziative informative-formative rivolte agli educatori, agli insegnanti, alle famiglie, a tutti gli attori che ruotano intorno alla mensa, al fine di provocare un cambiamento culturale profondo e l’adozione di comportamenti alimentari, individuali e collettivi, sani e sostenibili.

No al junk food nelle scuole: è nel potere delle scuole cambiare rotta su questi approvvigionamenti, scegliendo di inserire nei distributori solo prodotti freschi e naturali, possibilmente della zona.

commenta