Affari sporchi

Latitanti, droga e soldi a scrocco dallo Stato: le mani dei clan di San Severo sulla costa molisana

La relazione semestrale Dia sulla seconda metà del 2021 evidenzia una maggiore presenza della criminalità organizzata di San Severo nella nostra regione

La relazione semestrale della Dia pubblicata nei giorni scorsi e relativa agli ultimi sei mesi del 2021 fa emergere una sempre maggiore penetrazione della mafia di San Severo in Molise.

Se il documento stilato dai magistrati Antimafia non evidenzia operazioni di forte impatto, ci sono piccoli ma significativi indizi di come i clan della provincia di Foggia e in particolare di San Severo abbiano ormai le mani sugli affari sporchi, specie in Basso Molise.

Fra gli elementi citati dalla relazione ce ne sono due in particolare che all’epoca non ottennero la giusta eco, anche per la volontà degli inquirenti di non dare troppo rilievo a quanto avvenuto. Ma adesso la Dia scrive che da un’attività ispettiva della Guardia di Finanza del 30 agosto 2021 è emerso come un rappresentante legale di una concessionaria di auto in Molise era soggetto contiguo al clan Testa di San Severo e aveva indebitamente percepito contributi erogati nell’ambito del cosiddetto ‘Decreto Ristori’. L’episodio viene citato a proposito delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali che emergono dai cosiddetti reati spia che vanno dallo spaccio di stupefacenti al riciclaggio, dalle estorsioni all’indebito percepimento di sussidi economici.

Ma il clan Testa, storico alleato del clan Lapiccirella di San Severo, uno dei più potenti assieme alla batteria rivale dei Nardino, si è fatto notare in Molise anche per la cattura avvenuta il 16 luglio 2021 del figlio del boss Severino Testa, storico capo dell’omonimo clan. Il pregiudicato è stato arrestato mentre passeggiava a Campomarino Lido il 16 luglio 2021. Gli investigatori lo cercavano dal 31 dicembre 2020, quando usufruendo di un permesso premio, era uscito dal carcere di Foggia senza poi tornarci e facendo perdere le proprie tracce.

La presenza della criminalità organizzata di San Severo è chiaramente espressa nella relazione della Dia. “Nel semestre di riferimento – si legge nel documento – parrebbero di rilievo anche la proiezione e l’attrazione della criminalità sanseverese”. Gli inquirenti citano le operazioni antidroga Coffee shop e Lockdown con le quali i magistrati hanno arrestato decine di persone coinvolte nel traffico e nello spaccio di droga.

In entrambe queste operazioni erano emersi collegamenti stretti con la nostra regione e per ‘Coffee shop’ c’erano stati arresti a San Giacomo degli Schiavoni a San Martino in Pensilis. “In particolare -continuano i magistrati nella relazione – nell’area di Termoli-Campomarino è forte l’influenza della criminalità organizzata foggiana e sanseverese, la cui presenza è sempre più radicata al punto da indurre le batterie del capoluogo dauno a considerare quel territorio una vera e propria terra di conquista da condividere anche con esponenti della criminalità organizzata a sanseverese. Il 3 dicembre 2021 a Termoli i carabinieri hanno tratto in arresto in flagranza di reato per detenzione a fini di spaccio due soggetti di cui uno legato al clan Nardino e l’altro legato alla famiglia criminale Della Fazia-Spinazzola radicata nel quartiere San Bernardino di San Severo”.

A ulteriore conferma rispetto a quanto scritto dai magistrati della Direzione Investigativa Antimafia ci sono fatti molto più recenti come quello del 17 settembre scorso, quando la Squadra Mobile della polizia di Campobasso ha arrestato quattro persone nell’ambito dell’operazione ‘Round Trip’ che ha fatto emergere un filo diretto fra criminali termolesi e sanseveresi nel traffico e nello spaccio di stupefacenti. Un giro di droga da circa 60 mila euro al mese, soprattutto cocaina ed eroina che è stato smantellato dalla polizia con un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Larino.

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