Resilienti

Tra i 111 talenti di Nova anche Francesco Paglione, pronto a cambiare il Paese con la gentilezza: “L’ho imparato in Molise”

Tra i professionisti sotto i 35 anni selezionati dal network mondiale Nova c’è anche questo campobassano che ha un approccio creativo alle risorse umane. Nel suo curriculum esperienze in aziende-colosso come Ernst & Young, L’Oreal, Casavo e, ultima ma solo in ordine di tempo, Tik Tok. “Sono un agente di cambiamento e cerco organizzazioni che mi permettono di farlo”.

Francesco Paglione è un uomo di 33 anni, campobassano, con una smodata passione per le persone che sanno fare bene le cose sul loro posto di lavoro. Nova, il network che seleziona i migliori talenti in tutto il mondo, lo ha recentemente inserito nella lista dei 111, una classifica di italiani dalle qualità eccezionali molto ambita. Lui è tra i primi 10 professionisti sotto i 35 anni nel campo dell’intrattenimento, dei media e della comunicazione. Chi è lì dentro è considerato in grado di cambiare il futuro del Paese. Ma Francesco l’universo delle risorse umane, che poi è il suo raggio di azione dai tempi dell’università, in qualche modo lo ha già cambiato.

Tanto per fare un esempio: in una delle numerose aziende in cui ha lavorato ha convinto i suoi superiori a individuare i nuovi dipendenti con una benda sugli occhi. Come ci è riuscito? Con un’arma più potente della deterrenza nucleare: la gentilezza.

Francesco Paglione

Oggi che sta per cominciare una nuova avventura, stavolta da direttore del personale per una multinazionale dei servizi finanziari molto tecnologica, ha scelto di aprirci (metaforicamente parlando, giacché l’intervista è stata fatta mentre si trovava a Cuba) la porta di casa sua.

“Ho studiato al liceo classico di Campobasso, la mia città, dopo la maturità mi sono iscritto a Scienze Politiche (alla Luiss) per fare il diplomatico. Mi sembrava a quel tempo lo sbocco naturale per chi, come me, è appassionato alla relazione e a come questa si leghi allo sviluppo di obiettivi. Dopo una breve esperienza nell’ambasciata americana a Roma ho capito che quella carriera non faceva al caso mio”.

È stato allora che Francesco si è focalizzato sul mondo finanziario iscrivendosi alla Sda, la Scuola di direzione aziendale della Bocconi, conseguendo un master in Strategia aziendale e business. Il lavoro non mancava e lui è diventato poco dopo consulente di una multinazionale per reclutare figure manageriali per banche e società di consulenza.

Ma la svolta c’è stata quando lo ha contattato la società inglese Ernst & Young. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, è meglio dire subito che quello è un colosso dei servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità, transaction e formazione. Un gigante che offre soluzioni per aziende industriali o servizi di tipo finanziario in cui Francesco ha ricoperto una posizione di responsabilità nelle risorse umane.

“Sono stato lì meno di due anni, ma mi è bastato a capire che fare risorse umane in una organizzazione globale era quello che mi faceva sentire bene, utile a un obiettivo aziendale. E al mio. C’è differenza tra chi fa gestione dei processi già in essere e chi li crea. Non è una distinzione sul piano qualitativo, sono semplicemente due approcci diversi di guardare al mondo delle risorse umane”.

Lui questa interconnessione tra il business e le persone voleva assolutamente svilupparla, ma a modo suo. E così è arrivato un nuovo lavoro, stavolta a L’Oreal, dove oltre a fare il manager nell’ambito della selezione è stato anche employer branding.

Francesco Paglione

Banalizzando potremmo dire che il suo lavoro consisteva nel mostrare il tipo di azienda e le sue qualità per intercettare i talenti e, di conseguenza, i clienti che chi è bravo porta, inevitabilmente.

Poi, un giorno, gli arriva una telefonata che è una sfida: “Mi chiama l’ad di Casavo che aveva 26 anni e voleva assumermi per farmi creare da zero le risorse umane nella sua azienda”.

Un lavoro creativo dietro l’angolo, una opportunità nuova che Francesco non si è fatto scappare. “Oggi Casavo ha 400 dipendenti e 400 milioni di euro di fatturato, all’inizio eravamo in cinque, quando sono andato via c’erano già 120 persone”.

Casavo – anche qui vale la pena spendere due parole sull’azienda – compra immobili da chi non può o non vuole aspettare i tempi lunghi del mercato immobiliare. Cura tutti gli aspetti, paga sull’unghia, poi li ristruttura e li rivende guadagnandoci. Lavorare con loro è molto ambito, chi ci arriva difficilmente va via “ma dopo due anni ho capito che il mio curriculum ‘correva troppo’. Avevo 30 anni e cominciavo a sentire un po’ il discrimine verso i giovani talenti che in Italia difficilmente trovano il loro spazio. Io mi sono sempre circondato di persone brave e più brave di me, penso che sia un vantaggio per l’azienda e per se stessi, ma sentivo anche che avevo bisogno di continuare la mia ricerca, specializzarmi ulteriormente”.

Ecco perché Francesco ha rinunciato a Casavo per trasferirsi a Londra e rimettersi in gioco. Ancora una volta. Se ha fatto bene non può giudicarlo nessuno, fatto è che una volta conseguito l’ennesimo master (alla Birkbeck University) lo ha chiamato Tik Tok per guidare la parte delle risorse umane nel Sud dell’Europa, nella parte orientale, in Inghilterra e nei paesi Baltici.

A questo punto uno potrebbe pensare che Francesco è arrivato, stop, fine della “caccia”. Ma neanche per sogno! Pure Tik Tok gli è stata stretta, così ha lasciato l’azienda cinese con 120mila dipendenti nel mondo per continuare a innovare, imparare, crescere e cambiare le cose a modo suo. Del resto “io sono un agente di cambiamento e cerco le organizzazioni che mi permettono di farlo”.

È stato questo uno degli elementi che ha spinto il gruppo di selezionatori di Nova a inserirlo tra i magnifici 111, convinti del potenziale di questo uomo di Campobasso che vuole contare qualcosa nei processi di cambiamento del suo Paese.

Francesco Paglione

“Ai giovani talenti direi solo una cosa: resilienza. Oggi il mercato del lavoro è altamente competitivo e la differenza a mio avviso la fa proprio la resistenza all’incertezza e la capacità di adattarsi al cambiamento. Più cresco, più maturo, e più il Molise torna nella mia vita. Col tempo ho imparato ad apprezzare meglio i valori primari che ti insegna il contesto da cui provieni: quello della cultura, il non smettere mai di imparare che è una attitudine che hai verso il mondo ed è alla portata di tutti. Il Molise avrebbe bisogno di una visione più internazionale, è una terra che ha necessità di innovarsi per essere al passo col tempo che cambia. Senza per questo voltare le spalle a quella naturale capacità di essere un luogo che sa accogliere, che sa ospitare ed essere gentile. E vi assicuro che la gentilezza un potere immenso”.

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