Agricoltura e politica

Spopolamento rurale, Nola: “Ai giovani dico di farsi da soli la paghetta. Come? Con la teoria dei crisantemi”

La crisi in agricoltura è anche generazionale. Eppure coltivare crisantemi o zafferano potrebbe essere un buon inizio per guadagnare denaro in fretta con un piccolissimo investimento. Ne parliamo col consigliere regionale Vittorio Nola che porta la sua esperienza di ex manager ed ex presidente del Consorzio di bonifica di Venafro tra i ragazzi: “Perché i giovani non li convinci con le chiacchiere, servono cose concrete”.

Lui la chiama la ‘teoria dei crisantemi’: piantare oggi i semi per iniziare la raccolta dopo circa un mese, a cavallo del periodo in cui, almeno in Italia, il fiore autunnale che abbellisce le tombe dei defunti è richiestissimo.

“Bastano davvero poche decine di euro di investimento per cominciare e i giovani dovrebbero pensarci su per farsi da soli la loro paghetta. Specie i ragazzi molisani che in famiglia hanno quasi tutti un pezzetto di terreno. Comprando oggi i semi, diciamo con un investimento di 50 euro, e rimettendoli nel bordo del giardino o nel fondo di famiglia, tempo un mese tireranno fuori un numero tale di crisantemi da poterci guadagnare anche mille euro. I crisantemi possono essere venduti tra 1,80 e 2,50 euro, i semi costano pochi centesimi. E poi non servono particolare competenze ma solo sapersi piegare sul terreno, mettere per bene i semini e raccogliere a mano. La stessa cosa si più fare con lo zafferano che è molto ricercato e remunerativo. Se i ragazzi si mettessero assieme, creassero una piccola cooperativa, potrebbero entrare in un circuito produttivo e diventare economicamente indipendenti dalle famiglie in poco tempo. Lo hanno fatto a Cercemaggiore, si può fare a Venafro come a Campobasso”.

Il consiglio dato con la tipica furbizia associata ai contadini è di Vittorio Nola, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ma soprattutto profondo conoscitore del mondo agricolo. Con la madre e la sorella gestisce da sempre una azienda agricola (Tenute Nola) a Venafro dove la sua famiglia ha delle proprietà.

VITTORIO NOLA

“E’ stato mio padre – racconta in questa chiacchierata che vorrebbe leggessero soprattutto i ragazzi con i quali va anche a parlare nelle scuole – a insegnarmi a cavarmela da solo. Mi ha fatto capire che i giovani vanno incentivati con cose concrete non con le chiacchiere. Quando un ragazzo capisce che può guadagnare si impegnerà in quella certa cosa esattamente come facevo io nell’azienda di famiglia. Avevamo due o tre bellissimi tori e una stazione per la monta, lavoravo lì anche mentre studiavo all’università e il guadagno era al 50 per cento. In questo modo mio padre mi ha fatto affezionare al Molise”.

Nato a Bologna, Nola ha studiato Giurisprudenza a Roma, città che ha lasciato dopo la laurea per l’attività manageriale in aziende del nord Italia. “Ma continuavo sempre a tornare a Venafro, da lì non me ne sono mai veramente andato”.

Torino è stata la sua prima destinazione importante: giovane manager alla Seat Pagine Gialle. Una carriera, la sua, costruita sempre “con una leva di giovani alle spalle. Su di loro bisogna investire, nelle grandi aziende per le quali ho lavorato io la formazione era una aspetto importante. Ci credo da sempre, anche quelli che hanno lavorato da me in Consiglio regionale in questi anni lo hanno capito e hanno intrapreso percorsi professionali, di lavoro o formazione dopo quella esperienza”.

Dopo le Pagine Gialle a Torino ci sono state altre esperienze (Iri, Stet e Telecom Italia) poi Nola si è messo in proprio, è stato vicepresidente del prestigioso istituto di ricerca Piepoli, ha fatto l’azionista, ha insegnato marketing all’università “e dei miei studenti oggi non c’è nessuno che non abbia un lavoro” dice con una certa soddisfazione. Ha ricevuto anche l’onoreficenza di Grande ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica.

Galeotto fu un incontro con Beppe Grillo nel ’94, “ma è stato ai tempi in cui lavoravo al Piepoli (dal 2002 al 2015) che mi sono avvicinato alla politica”.

VITTORIO NOLA

Insomma, davvero un mucchio di esperienze, compresa quella al consorzio di Venafro (“debiti azzerati durante la mia presidenza”). Potrebbero sembrare senza collegamento, invece, proseguendo in questa intervista, si capisce bene che la politica, le scelte che la politica fa, il marketing e le ricerche di mercato, la modernizzazione e persino il cambiamento climatico sono questioni molto intrecciate tra loro.

Prendiamo il caso del consorzio di bonifica, lì la produttività agricola è stata elevata anche con l’agricoltura di precisione. “Utilizzando i droni si vola sui campi prima della semina agli inizi di marzo per verificare la consistenza del suolo e si ‘dipingono’ i terreni per individuare esattamente dove piantare il seme. Anche la crescita della pianta è monitorata dall’alto: riuscendo a vedere le punte del mais nel caso in cui vengano aggredite da parassiti si può intervenire con precisione per aumentare la produttività”.

Ed è un incentivo di non poco conto quello di ottenere il massimo da un fondo agricolo, specie con i problemi causati dal cambiamento climatico e dalla siccità. L’altro nodo spinosissimo che secondo Nola va affrontato subito è l’abbandono dei terreni: “Dobbiamo lavorare per il loro recupero, le nuove generazioni non riescono ad appassionarsi all’agricoltura, tanti, specie in Basso Molise, lo cedono per le attività del fotovoltaico. Io sono d’accordo con la ricerca di fonti energetiche alternative, ci mancherebbe, ma questi impianti devono sorgere su terreni improduttivi, in collina, non dove ci sono abitazioni, aziende e vaste aree che improduttive lo sono solamente perché incolte e abbandonate. Purtroppo queste storture avvengono perché il Molise non ha un Piano paesistico aggiornato, una vacatio in cui si possono infilare facilmente anche quelle aziende che hanno un pedigree, diciamo, non proprio di lusso”.

Aspetto evidenziato anche nel Rapporto sul fenomeno della criminalità organizzata in Molise pubblicato a settembre di due anni fa ed elaborato dalla commissione speciale sulla legalità di cui Nola era presidente.

Sì alla transizione ecologica, insomma, ma con competenza e razionalità. “E magari anche con il sostegno dell’università che deve preparare i ragazzi dotandogli degli strumenti giusti per gestire il passaggio dal vecchio al nuovo. Il circuito deve essere virtuoso e la politica in questo ha delle grosse responsabilità, altrimenti ci ritroveremo con un numero sempre più alto di percettori di Reddito di cittadinanza. In Molise ce ne sono già seimila, alcuni lo percepiscono perché veramente impossibilitati a lavorare, ma una quota importante, attorno al 40 per cento, è fatta di persone che sono avviabili al lavoro ma non li chiama nessuno. Non è il Reddito di cittadinanza la misura da abolire, semmai occorre investire di più sui Centri per l’impiego, rafforzarli, dotarli di personale”.

Cosa che, evidentemente non sta avvenendo: l’anno scorso sono stati pubblicati gli avvisi pubblici per decine di posti pubblici negli ex uffici di collocamento. Era dicembre del 2021, nove mesi dopo non c’è l’ombra di quella selezione. E l’argomento è anche uscito dall’agenda politica di questa campagna elettorale. Chissà che non farà più comodo in quella per le Regionali dell’anno prossimo.

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