Orrore senza fine

Segregata in una stanza per 22 anni, corde e chiodi per non farla fuggire. Liberata dai carabinieri

La donna, la cui identità non è stata rivelata, è stata liberata venerdì sera dagli uomini dell’Arma che hanno fatto irruzione nell'abitazione dove il fratello e sua moglie avevano bloccato la porta anche con corde e chiodi. La vittima che ha 67 anni ha poi raccontato tutto: non aveva il bagno, doveva lavarsi una volta al mese in una vasca per il bucato, non è mai più stata da un medico, viveva l'inverno senza potersi riscaldare

Quando i militari hanno fatto irruzione nell’abitazione del piccolo paese in provincia di Campobasso, l’hanno trovata rinchiusa in una stanza, nella quale è stata costretta a rimanere per anni, senza poter uscire. Senza riscaldamento, senza un bagno, senza alcun contatto con l’esterno. Privata di tutto. Segregata in casa.

Segregata carabinieri

E’ questa la storia di una donna, costretta a subire violenza da suo fratello e sua cognata. Da poco più di 48 ore il suo incubo è finito grazie all’intervento dei carabinieri che – raccolte alcune segnalazioni – hanno deciso di verificare e andare a fondo scoprendo l’orrore dietro una porta barricata con corde e chiodi.

Una storia di cui, pare, in paese sapessero in molti ma nessuno si sarebbe mai preso la briga di denunciare o segnalare. Fino alla segnalazione che ha incrociato subito l’interesse dell’Arma avviando le indagini e dando una svolta alla drammatica vicenda.

E’, quindi, la cronaca di un altro terribile fatto di violenza fra le mura di casa e questa volta vittima ha 67 anni. Costretta a subire angherie e tormenti per ben 22 lunghi anni.

Tutto comincia nel 1995 quando la donna, allora giovanissima, rimane vedova e decide – per non vivere in solitudine – di accogliere l’invito del fratello ad andare a vivere a casa sua mettendole a disposizione quella che era la stanza degli anziani genitori.

I primi anni di convivenza trascorrono serenamente, ma dopo poco la donna viene costretta a spostarsi in una stanza ricavata di fianco alla legnaia, priva di ogni forma di riscaldamento, come lo è tuttora. L’accesso alla stanza era regolato da una scala a chiocciola esterna. La porta era barricata con corde e chiodi: un sistema che seppure rudimentale ha tenuto la vittima lontana dalla possibilità di scappare.

Per anni non ha ricevuto alcuna cura medica. Soltanto di rado veniva accompagnata da una parrucchiera, “sorvegliata” a vista dalla cognata. Per 22 anni non ha avuto più alcun contatto esterno. Non una parola con nessuno. Non una visita al cimitero sulla tomba del marito. Fino a quando, qualche mese fa, è giunta una segnalazione ai carabinieri. Che hanno attivato tutte le procedure di verifica di quella che sembrava una storia inverosimile.

Invece, i militari, poco dopo accertano che qui, in Molise, in un paese a pochi chilometri di Campobasso da ben 22 anni si consumava una storia di segregazione e maltrattamenti. La 67enne è stata accompagnata qualche giorno fa nella Stazione Carabinieri del posto ed è stata sentita per ore dal maresciallo alla presenza di un consulente nominato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso.

Il sottufficiale l’ha prima rassicurata: “Nessuno le farà più del male. Non tornerà più in quella casa” e davanti a queste parole la signora ha scelto di denunciare i suoi anni di privazioni e maltrattamenti fisici e psichici. Costretta a lavarsi nella vasca del bucato una volta al mese, non le era consentito l’utilizzo del bagno. E nella stanza dove era prigioniera non c’era presente alcun sistema di riscaldamento.

Adesso si trova in una struttura protetta dove si stanno prendendo cura di lei. Per suo fratello e la cognata invece l’accusa di sequestro di persona e maltrattamenti. Dovranno a breve risponderne davanti all’Autorità giudiziaria.

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