Campobasso

Rifornivano di droga tutta la città con monopattini e messaggi effimeri in chat: 3 nigeriani in manette, 11 indagati

Operazione Axe dei carabinieri, blitz all'alba con unità cinofile ed elicottero. 14 perquisizioni, 11 indagati, 3 arresti: sono cittadini nigeriani che rifornivano le piazze del capoluogo di cocaina, hashish ed eroina spostandosi in monopattino e usando chat i cui messaggi si cancellavano in automatico dopo la visualizzazione. I carabinieri: "Il Molise non è un'isola felice"

Sono 11 complessivmanete gli indagati nella importante operazione dei carabinieri sfociata in tre arresti. Sono tutti di nazionalità nigeriana, ad eccezione di un italiano. Questa notte, alle 3 e 30, è scattaTo l’intervento che ha visto impegnati circa 50 militari dell’Arma, della Compagnia e del Nucleo provinciale ma anche dei comandi di Bojano, Larino, Termoli e Venafro. 20 mezzi impegnati, oltre alle unità cinofile di Chieti e a un elicottero di Pescara.


Campobasso, 20 settembre 2022 – Lo spaccio in pieno centro. Il sentore che non avvenisse in zone più molto nascoste o di periferia lo si era avuto già nelle precedenti operazioni di polizia. Ora i carabinieri di Campobasso hanno convalidato quelle che apparentemente erano solo ipotesi con una attività di indagine – lunga un anno e mezzo – che ha portato in carcere tre persone e iscritto nel registro degli indagati undici nomi. Un solo italiano denunciato, gli altri sono tutti nigeriani. La fotografia di “operazione Axe” mostra una Campobasso con una popolazione di giovanissimi ostaggio del consumo non solo di hascisc e marijuana ma, purtroppo, anche di eroina e cocaina.

Una fotografia che documenta un traffico fiorente e una richiesta di sostanze in notevole aumento.

Fattore comune di questo notevole giro d’affari è l’origine degli spacciatori che hanno preso possesso dell’area che da Piazza San Francesco si spinge fino alla zona di via Montegrappa. Sono gli immigrati nigeriani, da qualche anno a questa parte, a spadroneggiare nello spaccio al dettaglio.

L’indagine in questione si è spinta fino a ricostruire l’intera filiera del traffico scoprendo una correlazione diretta prima con i canali di approvvigionamento esteri. Ma una volta interrotto questo canale a dicembre dello scorso anno, dopo un intervento di polizia che ad Haiti ha consentito l’arresto di uno degli indagati odierni perché sorpreso in aeroporto (assieme ad altri due connazionali) con due chili e duecento grammi di cocaina in ovuli nello stomaco, la piazza di rifornimento è diventata nuovamente l’area del foggiano.

Se da un lato non è stata rilevata l’esistenza di gruppo che ambiva ad un’ascesa criminale, è altrettanto vero che gli investigatori dell’Arma hanno rilevato un comune denominatore fra i pusher nigeriani di Campobasso: tutti provengono da una specifica area geografica e comunicano tra di loro con un dialetto poco diffuso nello stesso paese d’origine, come a indicare l’appartenenza ad una stessa comunità. Tanto che in fase di indagine l’interprete ha spesso ribadito le difficoltà di traduzione dei passaggi in cui si discuteva su dove prendere il carico, come, quando e a chi portarlo.

Gli spacciatori arrestati in questi anni sono stati nel capoluogo molisano come richiedenti asilo. Hanno domiciliato nei centri di accoglienza e chiesto il permesso di soggiorno. Hanno affittato una casa in via Monte Sabotino che si è poi trasformata nella sede logistica per lo spaccio di sostanze.

Ogni pusher agiva in modo abbastanza indipendente, ma i contatti fra di loro erano frequenti e piccoli gruppi si organizzavano soprattutto con un sistema di “vedette” in grado di avvisare in caso di arrivo delle forze dell’ordine, messaggistica temporanea sui canali social più recenti e poi l’utilizzo del monopattino per percorrere eventualmente anche le strade a senso unico in contromano.

Le forniture erano comuni e costanti e potevano rispondere a tutte le richieste: eroina, cocaina, marijuana e hascisc.

“Il Molise non è purtroppo un’isola felice – ha riferito il colonnello Luigi Dellegrazie durante la conferenza stampa -. La provincia di Campobasso non è solo Termoli così vicina al foggiano, è purtroppo anche altro e qui diventa fondamentale la collaborazione dei cittadini, ogni segnalazione può essere utile, anche in forma anonima” ha continuato il comandante provinciale dell’Arma.

Infine il maggiore Antimo Ventrone ha spiegato perchè operazione Axe: “E’ il nome di una delle confraternite nigeriane. Loro non hanno clan ma confraternite, si organizzano in gruppi e mettono su attività come per esempio lo spaccio a Campobasso. Molti degli affiliati sono persone spregiudicate, scaltre e ‘professionali’ da qui l’ipotesi che aspirassero a diventare qualcosa di più serio nella piramide criminale”.

 

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