Il nodo della discordia

Reddito di cittadinanza, operazione verità di M5S: “Ha funzionato: truffe meno dell’1%. Ecco i dati”

Il partito di Giuseppe Conte difende la misura di contrasto alla povertà: "Due percettori su 3 non possono lavorare perchè sono minori, anziani e disabili. Abbiamo tolto la forza lavoro? No perchè gli under 35 che usufruiscono di questa misura sono una parte minima". Particolarmente virtuoso l'esempio di Campobasso, critiche invece alla Regione per il mancato rafforzamento dei Centri per l'impiego nonostante i 10 milioni stanziati dal Governo: ne sono stati spesi solo 3

Il centrodestra vorrebbe cancellarlo, il Pd modificarlo. Il Movimento 5 Stelle tira dritto sul reddito di cittadinanza perchè “per tante persone è stata piuttosto un’integrazione salariale che ha consentito loro di superare la soglia di povertà raggiungendo un reddito mensile di 780 euro“, scandisce Antonio Federico, deputato uscente e coordinatore regionale del partito che ha organizzato ieri pomeriggio (14 settembre) un incontro a Campobasso.

E’ una sorta di operazione verità quella messa in piedi dai pentastellati che forniscono una serie di numeri e di dati a supporto della bontà della misura introdotta dal Governo Conte nel 2019.

Due percettori su tre del reddito di cittadinanza sono persone che non potrebbero lavorare perchè sono minori, disabili o anziani”, insiste il parlamentare citando i dati dell’Inps. “Solo una minima parte delle persone under 35 percepisce il reddito” e quindi “non è stata questa misura a togliere risorse umane dal mercato del lavoro”. Federico districa anche un nodo spinoso di questa questione: “Nonostante il clamore che queste notizie provocano nell’opinione pubblica, meno dell’1% dei percettori ha truffato lo Stato. Ci sono anche finti invalidi civili, ma non mi sembra che siano state abolite le pensioni di invalidità. Noi crediamo che questa misura vada rafforzata“.

Federico De Chirico Belmonte e Praitano

Lo strumento di contrasto alla povertà nell’Ambito territoriale sociale di Campobasso “ha aiutato 905 famiglie, parliamo di circa 2500 persone su 80mila residenti”, sottolinea invece l’assessore alle Politiche sociali al Comune di Campobasso Luca Praitano. Il capoluogo, poi, si è rivelata una città particolarmente virtuosa perchè “256 percettori del reddito sono stati impiegati per lavori di pubblica utilità”. 

Quello che invece non ha funzionato è uno degli anelli della catena: i Centri per l’impiego. Il decreto che ha istituto il reddito di cittadinanza ha assegnato precisi compiti proprio a tali strutture per il reinserimento lavorativo dei percettori di tale misura. “Nel 2019 il Governo ha stanziato 10 milioni di risorse per potenziare i centri per l’impiego in Molise, ma la Regione Molise (competente in materia, ndr) ha accumulato solo ritardi, ha speso solo 3 milioni e ha assunto solo 30 co.co.co a fine 2020 sulle 75 persone previste e che dovevano essere assunte a tempo indeterminate”, la denuncia del consigliere regionale M5S Fabio de Chirico.

All’appuntamento erano presenti anche i candidati alle elezioni Politiche, i consiglieri regionali Angelo Primiani e Vittorio Nola, il sindaco di Campobasso Roberto Gravina, l’assessore alla Cultura Paola Felice e i consiglieri comunali Nicola Simonetti e Pio Bartolomeo.

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