Molise e non solo

Radioterapia al Gemelli: “Un errore affidare servizi salvavita al privato”. Gimbe: “Sanità pubblica fuori da agende politiche”

D’accordo il Giuramento (da parte di tutti i medici, ovunque lavorino) di Ippocrate, ma in sanità pubblico e privato non assolvono esattamente alla stessa funzione. O meglio, la funzione (del personale) rimane quella di curare e salvare vite umane ma le logiche dei due sistemi sanitari sono diverse, sebbene entrambe sempre più accomunate dall’imprinting aziendalistico che però rimane caratteristica precipua della sanità privata.

A spiegarlo in maniera chiara – riferendosi al caso di questi giorni, quello dell’assistenza radioterapica – è anche il dottor Giancarlo Totaro, in servizio nell’agonizzante ospedale – pubblico – di Termoli. “Il vero grande problema della paventata chiusura all’assistenza radioterapica ai pazienti oncologici (al Gemelli, ndr) è che esso è affidato ad un ‘privato’ il quale eroga legittimamente prestazioni sanitarie salvavita rispondendo necessariamente alle logiche di profitto, mentre il servizio sanitario pubblico ha il dovere e l’obbligo costituzionale di garantire l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini con la migliore amministrazione possibile”. Quindi, per Totaro “il vero gravissimo errore è di aver affidato un servizio salvavita in esclusiva ad un privato”.
L’argomentazione è questa, e la riportiamo integralmente. “È già uno scandalo che un servizio essenziale e salvavita come quello di radioterapia oncologica sia affidato ad un ente convenzionato per quanto di sicura eccellenza, ma che esso, se pur legittimamente, possa astenersi e sospendere la continuità delle cure non lo ritengo assolutamente possibile conoscendo il prestigio e la serietà del Gemelli.
Ben diverse sono le considerazioni sulla responsabilità della Regione Molise di aver sottovalutato l’entità e le necessità dell’assistenza oncologica ai propri cittadini gravemente malati. Questo è il primo e più grande problema di questa situazione: La regione non paga l’ente?  Cittadino paziente oncologico sono cavoli tuoi e arrangiati!

Viene sospeso il servizio di radioterapia oncologica e tutti sono pronti a scagliarsi contro le regole di profitto a cui devono sottostare le convenzioni tra pubblico e privato.
Il Gemelli è un ente privato e nel momento in cui sottoscrive la convenzione è perfettamente a conoscenza del contenuto dell’atto e dei limiti finanziari di tale contratto.
Il pubblico invece nel momento in cui affida in esclusiva un servizio salvavita ad un privato è perfettamente conscio che in nessun modo può mettere limiti alla assistenza insopprimibile verso i malati oncologici e quindi se i soldi stanziati per l’assistenza in regione non bastano i propri cittadini dovranno andare a curarsi fuori regione assorbendo in bilancio il costo ma con l’aggravante che si costringerà il paziente ad ulteriori spese.

L’uso della sanità privata in Molise da molto tempo è additato come un problema nella nostra regione ma è evidente che alcuni servizi sono al momento insostituibili. D’altronde basti pensare che anche nel pubblico le cose non vanno meglio, vedi ospedale di Termoli come emodinamica o come ortopedia – che per una frattura di femore si viene trasferiti ad Isernia (come è successo di recente) – e così via.

Adesso cosa fare?
È macroscopicamente evidente che in queste condizioni contingenti la Regione, ed il suo Commissario alla Sanità, non può fare altro che, verificato il buon esito dell’uso dei soldi da parte del Gemelli, prendere atto dell’insufficiente stanziamento delle risorse finanziarie allo scopo e provvedere ad un accordo costruttivo fino alla fine dell’anno con il privato per garantire in regione un servizio salvavita.
La lista delle patologie oncologiche bisognose di radioterapia, grazie ai rapidissimi progressi scientifici, si allunga ogni giorno di più e quindi l’episodio attuale di interruzione al Gemelli l’anno prossimo si riverificherà ancor prima se non verranno stanziati più soldi.
Ma in queste condizioni in cui versa la sanità pubblica molisana, che è costretta a fare ordinaria amministrazione emergenziale senza avere alcuna possibilità di una vera riorganizzazione organica dell’intero Servizio Sanitario Regionale, non si smetterà di continuare a servire pietanze amare a tutti i cittadini molisani.

Però – la chiosa – resta incancellabile la mia personale convinzione che bisogna rivedere in toto sia la qualità che la quantità di assistenza sanitaria che la Regione delega alle strutture private e resto del più fermo parere che la sanità pubblica deve rendere ai cittadini tutti i servizi sanitari salvavita nelle strutture pubbliche, anche se va riconosciuto in questa affermazione un alto grado di demagogia se riferito allo sfacelo in cui versa la sanità molisana”.

Di queste ore la richiesta a tutti i candidati molisani di sottoscrivere un impegno scritto. Richiesta che arriva dal Comitato San Timoteo, da anni strenue difensore della sanità pubblica in generale e dell’ospedale San Timoteo in particolare.

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E di sanità pubblica e di scelte politiche ha parlato ieri la Fondazione Gimbe che ha redatto un report dal titolo ‘Elezioni Politiche 2022. Monitoraggio indipendente dei programmi elettorali: sanità e ricerca biomedica’. In sostanza, dice Gimbe per voce del suo presidente Nino Cartabellotta, il rilancio della sanità pubblica è sparita – o è presente ma in maniera fumosa – dai programmi dei partiti che pure si candidano a guidare il Paese per i prossimi 5 anni. Un Paese cui la pandemia ha restituito con forza a tutti l’idea dell’importanza vitale di un sistema sanitario pubblico efficiente laddove per pubblico il sottotesto è ‘equo e universalistico’. Eppure la sanità – e il SSN – sembra essere la grande assente di questa ‘pazza’ campagna elettorale. La pandemia e la campagna vaccinale? Non pervenute. Così come ai margini delle proposte dei vari candidati restano le modalità per potenziare il personale sanitario o il superamento delle liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, che poi sono quelle che più hanno pagato lo scotto (anche in termini di vite umane dei sanitari) di questo lungo periodo di emergenza pandemica. Non serve ricordare che questi – personale al lumicino e liste d’attesa infinite – sono alcuni dei problemi strutturali, ormai praticamente cronicizzati, della nostra sanità pubblica regionale. “Invece con la fine dell’emergenza la sanità è ‘rientrata nei ranghi’, finendo di nuovo relegata ai margini dell’agenda politica”, tuona Gimbe.

“Nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, coerente con gli investimenti e le riforme del Pnrr in grado di contrastare la privatizzazione al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute”, così Gimbe. Contrastare le privatizzazioni perchè garantire il diritto costituzionale alla salute – per tutti e anche per chi è in condizioni economiche e sociali svantaggiate – è compito della Repubblica (in materia di sanità il compito spetta primariamente alle Regioni). Non già a delle aziende private.

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