Il giorno dopo

La rabbia dei pazienti oncologici molisani senza più cure: “Che fine faremo?”

Dopo la notizia della sospensione del servizio di Radioterapia al Gemelli per i molisani dal 1 ottobre scrive una donna termolese: "Vergogna"

I primi ad essere colpiti dalla notizia dell’impossibilità per i pazienti molisani di proseguire la Radioterapia oncologica all’ospedale Gemelli di Campobasso per mancanza di fondi sono proprio i pazienti. Coloro che combattono la battaglia contro un tumore e che vedono nell’ospedale privato campobassano un sostegno fondamentale in quella lotta. Saranno loro i primi a subire questa grave mancanza annunciata dal prossimo 1 ottobre. In attesa della risposta ufficiale del presidente regionale e commissario alla Sanità Donato Toma che ha annunciato una conferenza stampa per lunedì mattina 5 settembre, oggi una paziente, con una lettera firmata, esprime tutta la sua rabbia per quella tremenda notizia.

 

“Sono una paziente oncologica termolese. Da qualche giorno ho terminato il ciclo di 5 settimane di radioterapia presso il Gemelli e alla fine del mese “dovrei” tornare per il primo di diversi controlli. Mi chiedo: che fine farò? E che fine faranno la nonnina di San Martino, la vecchietta che viene accompagnata al bivio di Palata dal sindaco del suo paesino o lo straniero che arriva in bici al bivio di Campomarino, tutti e due per incontrare l’auto dei volontari della Lilt che li porteranno a Campobasso?

Che fine faremo tutti noi malati oncologici molisani che avevamo trovato nel reparto di radioterapia professionalità, competenza, disponibilità e tanta, tanta gentilezza ed umanità da parte di medici, tecnici, infermieri.

Che importa se dal 1 di ottobre dovremo andare in giro ad elemosinare un appuntamento per i nostri trattamenti e controlli, sobbarcandoci spese, viaggi, stress nostro e dei familiari. Ma siamo molisani e questo ci meritiamo! Si, perché sono anni che votiamo politici, sindaci, assessori, consiglieri che hanno precipitato la sanità di questa regione, incapaci di gestire un bene comune come la salute dei loro concittadini e fiduciosi nella atavica riluttanza popolare alla ribellione. Adesso sono tutti scandalizzati (certo, si vota) ma dove erano un mese fa, un anno fa, cinque anni fa e anche prima quando la sanità veniva fatta a pezzettini?

E che diranno quando i malati molisani cominceranno ad essere rifiutati dalle regioni vicine? E come ci spiegheranno che i milioni arrivati dallo Stato saranno impiegati tra l’altro per mettere in sicurezza antisismica l’ospedale di Termoli che sta per chiudere?

Questi “signori” non conoscono la parola Vergogna”.

 

Daniela Mazzanti

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