Quella del 25 settembre è stata, per l’Italia tutta e per il Molise, un’elezione definita da taluni epocale. È stata, senza ombra di dubbio, una tornata elettorale pregna di significati politici. Per quanto riguarda la nostra regione, sono diversi e tutti molto netti i dati emersi.
Il primo. Fratelli d’Italia ha potuto ‘celebrare’ il suo exploit anche in Molise, dove il partito di Giorgia Meloni (a Termoli lo scorso 31 agosto per la ‘caldissima’ campagna elettorale) ha ottenuto quasi il 22% (in Italia la percentuale è al 26% circa). Primo dei 4 della coalizione (quella di centrodestra) vincente. Un partito che 5 anni fa, alle politiche del 2018, aveva ottenuto il 4.3% ma in Molise suppergiù il 3%. E che ora invece si ritrova – a urne chiuse – ad essere il secondo partito in Molise (primo e con quasi 3 punti percentuali in più c’è M5s).
L’elezione a senatore del sindaco Costanzo Della Porta (sostenuto caldamente da una folta squadra di primi cittadini, capeggiata da quello di Termoli) è la ciliegina sulla torta per il partito che ha fatto man bassa nella coalizione di centrodestra, in Molise come in Italia. Ma non è esclusa la possibilità che le ciliegine diventino due, se anche la candidata Elisabetta Lancellotta dovesse essere eletta, come spera il coordinatore regionale Filoteo Di Sandro.
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Ma il partito vincitore a queste latitudini è stato il Movimento 5 Stelle, primo (come lista) nella disfida molisana, sia alla Camera che al Senato, con percentuali di preferenze che superano abbondantemente il 24%. Ma che in alcuni centri sono anche maggiori, sfiorando il 30%: Guglionesi e Termoli (sopra il 29%), Venafro, Campobasso (nella città guidata dal sindaco M5s Gravina raggiunto il 26.4%), tra le altre. Certo, nel 2018 la storia era diversa: in Molise il Movimento (che conquistò 4 parlamentari su 5) era sopra il 44% e oltre il 32% a livello italiano.
Una rimonta per il partito ora guidato da Giuseppe Conte che si è ‘consumata’ soprattutto – come previsto e prevedibile – al Mezzogiorno. Il Molise è tra i territori dove il Movimento ha ottenuto il migliore risultato: oltre il 24%, così come in altre regioni del Sud (e su tutte Sicilia, Calabria e Campania) mentre il dato nazionale si ferma sotto il 16%. Da questo punto di vista c’è grande orgoglio e soddisfazione da parte dell’onorevole uscente (nonchè numero uno del M5s in regione) Antonio Federico che ha commentato: “Il Movimento 5 Stelle ha avuto il coraggio di presentarsi da solo e, nonostante una legge elettorale creata appositamente per arginarci, siamo ancora la prima forza politica in tante regioni. E lo siamo qui”.
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Inevitabile il confronto coi dati – capestro – del Partito Democratico, sceso a livello nazionale sotto quella che era considerata una ‘soglia psicologica’, il 20%, ma addirittura sotto il 18% in Molise. La fotografia di una debacle bella e buona, anche se nel 2018 la percentuale regionale alle politiche era appena sopra il 15%, quindi inferiore a quella odierna. Il voto nelle principali città: a Termoli il Pd non arriva al 16% (da rilevare che il partito non aveva nessun candidato della principale cittadina bassomolisana), a Campobasso (cittadina espressione di ben 3 candidati ovvero Gianfagna, Salvatore e Cecere) a stento si è raggiunto il 21%, a Isernia il dato è poco sopra il 15%. Exploit invece ad Agnone, paese della candidata Cerroni, e a San Martino in Pensilis, ‘patria’ del candidato (al plurinominale 2 della Camera, con poche o nulle chances) Vittorino Facciolla.
Tra ieri sera e oggi le parole dei due ‘big’ del partito, i consiglieri regionali Facciolla (che del partito è segretario regionale) e Fanelli, che raccontano l’amara sconfitta e il tentativo di trovare una strada per uscire da questa crisi di consensi così forte.
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Una crisi che a livello nazionale vedrà – a breve – come epifenomeno la sostituzione del segretario Enrico Letta che ‘traghetterà’ il partito fino al prossimo congresso. E già sono sul piatto i nomi dei papabili neo-segretari. E in Molise? In Molise si pensa alle Regionali, che sono a un tiro di schioppo (politicamente parlando), e dunque alle alleanze. Leggasi M5s in primis.
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C’è un altro dato abbastanza significativo e tutto molisano, ed è la tenuta del partito di Silvio Berlusconi (eletto senatore), Forza Italia. Poco sopra l’8% la percentuale ottenuta in Italia mentre sfiora il 12% quella registrata nella nostra regione (in ogni caso in calo rispetto al risultato di 5 anni fa, quando in Molise arrivò al 16%). Da sottolineare come ad essere candidata era anche la coordinatrice regionale del partito, la parlamentare uscente Annaelsa Tartaglione. Al di là di chi otterrà il quarto seggio molisano (quello del proporzionale della Camera, soggetto alle leggi del ‘flipper’ e incerto fino alla fine), il risultato per il partito è di tutto rispetto.
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Di converso a perdere è stata la Lega, ‘bocciata’ dagli elettori di tutt’Italia, del Molise e finanche di alcune aree del Nord (surclassata da FdI). La percentuale media nel Paese e anche nella nostra regione non va oltre il 9%. Nonostante questo si è dichiarato soddisfatto il coordinatore, e candidato, Michele Marone. Indubbiamente nella ‘sua’ Termoli (dove era candidata in seconda battuta sul plurinominale anche l’assessore Rita Colaci) il risultato è stato oltre la media: alla Camera più del 16% (vicino alla percentuale di FdI che è stata in città del 17.5%), divario però decisamente maggiore (a favore di FdI) al Senato.
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