Passerella speciale a campobasso

Dal Senegal (e dal Molise) con la fissa di Re Giorgio

Ribaltiamola: è lui che stasera ha reso glamour un posto che normalmente il mondo del fashion lo sbircia alla tivvù o tra le storie di Instagram. Fotocamere con ottiche e superottiche very professional, flash, fotografi, quattro o cinque o anche di più, dj set, elegantissimo black carpet.

Ibrahima Kandè sfilata moda

Tre file ordinatissime di sedie da una parte, tre dall’altra, gente in piedi appoggiata alle pareti, molti fuori dalla sala ad alzarsi sulle punte dei piedi per provare a vedere dentro. E intanto dietro, dove il pubblico non vede, la frenesia di chi organizza, adrenalina: tocca a te, vai tu, no: aspetta, sei bellissima. Un po’ Il diavolo veste Prada, un po’ Pretty woman, dipende dai gusti.

Ibrahima Kandè sfilata moda

Ecco, è lui, Ibrahima Kandé, o Ibra, come è più istintivo chiamarlo, del resto lui stesso si abbrevia così (per i social sceglie Kande Kande), ad aver acceso i riflettori della passerella sulla città. Luci, lustrini, jet set: Campobasso come Milano, almeno una volta, almeno stasera. Il Circolo Sannitico è un qualsiasi altrove, pieno di moda, di ragazze, di ragazzi.

Ibrahima Kandè sfilata moda

Lo dice lui e lo dicono gli altri: il suo sogno va in scena. Sfilano gli abiti che questo giovanissimo uomo, 20 anni appena, ha immaginato, disegnato, cucito. Da quando era piccolo, nel suo Senegal, coltiva la fissa di Re Giorgio: se l’è portata in Molise dove è arrivato quando aveva 12 anni. Lo faceva per le sue sorelle: con loro e per loro si divertiva a creare vestiti con lenzuola che trasformava in strascichi destinati nella sua mente ad andare lontano. Ago e filo e tessuti sono cose trasmesse da mamma. E per lei sono le parole più emozionanti che tra gli applausi che sovrastano la voce lui scandisce a fine sfilata stasera a Campobasso.

Fin dove è ammirazione per la bellezza delle creazioni, fin dove è emozione e commozione per una storia che è bella – perché il sogno di Ibrah di fare lo stilista è bello, perché le persone che lo hanno sostenuto per realizzarlo sono belle, perché sono belli, caldi, spontanei gli applausi per le modelle che indossano i colori di terra Africa – è difficile definirlo. Ma nemmeno alla fine serve. Anzi, no: non serve proprio.

Ibrahima, che è andato via da casa sua a 12 anni, e tra un po’ sarà più il tempo passato, vissuto in Italia (a proposito di diritti di cittadinanza) di quello che dal Senegal porta nel cuore, esce in passarella come una star da fashion week: lo porta per mano la modella in abito da sposa. Sorride, ride, è contento. Chi è in sala al Circolo Sannitico è contento con lui, è contento per lui. I flash dei fotografi illuminano occhi lucidi di qua e di là. C’è voglia di abbracciarlo, Ibra, che intanto ringrazia, ringrazia tutti: l’amministrazione comunale, le persone che animano le cooperative che lo hanno aiutato da sempre, gli amici e i cugini che da sempre tifano per lui. Li ringrazia non solo per stasera. Un nome alla volta e per ogni nome grazie.

Ha studiato qui, liceo artistico – indirizzo moda, è cresciuto qui, ha fantasticato qui, in Molise, il giovane Ibra. Forse il suo talento lo porterà a Milano, in un’altra città più grande, con più opportunità. Forse e magari.

Ma intanto stasera Ibra ha sognato con Campobasso e Campobasso con lui. Perché l’evento del giovane africano risveglia la memoria: all’improvviso tornano alla mente i fasti di un passato totalmente archiviato. Il Molise, con il polo tessile e creativo di Isernia, all’epoca un impero, il mondo della moda lo conosceva e lo dominava. Tutto è andato. Ora spunta Ibra con la sua magia del suo debutto. Buona vita, ragazzo.

(Sabrina Varriano, 5 settembre)

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