L'appello

Cinghiali, “la caccia non serve ma la politica ci fa propaganda elettorale”

Giancarlo Calvanese, responsabile operativo dell'Ente Tutela Animali ed Ambiente di Campobasso, boccia le strategie per contenere la proliferazione degli ungulati

Anche i dati scientifici dimostrano come la crescita delle popolazioni di cinghiali e quindi l’aumento dei danni alle colture e degli incidenti stradali, sia conseguenza della pressione venatoria nei confronti di questa specie. Lo dichiara Calvanese Giancarlo, responsabile operativo dell’Ente Tutela Animali ed Ambiente di Campobasso.

L’aumento della popolazione del cinghiale, inoltre, non dipende affatto dalla presenza di aree protette dove questi animali trovano rifugio, come finora è invece stato erroneamente sostenuto all’unisono da cacciatori e politici, un binomio perfetto che usa questo pretesto per aprire la caccia anche nei parchi o nelle riserve naturali. In questi territori protetti infatti da studi scientifici sono state rilevate bassissime percentuali di crescita di branchi. Come spiegano studiosi del settore, inoltre, i branchi dei cinghiali sono dominati dalle femmine “matriarche”, le quali sono le uniche che si riproducono, anche grazie all’emissione dei feromoni che inibiscono la fertilità delle giovani femmine.

I cacciatori, che peraltro sono quelli che hanno creato il problema, introducendo per i loro interessi la specie di cinghiale ungherese in Italia, molto più grossa e prolifica di quella italica, conoscono bene questo fenomeno. Infatti, durante le loro braccate al cinghiale, abbattono volutamente le femmine matriarche, anche perché sono le prime ad esporsi per difendere la prole, creando in questo modo la disgregazione dei branchi liberando le giovani femmine che vanno subito in estro, riproducendosi più volte nello stesso anno e formando a loro volta altri branchi. La decisione del TAR Toscana di sospendere la caccia in braccata al cinghiale va ad evidenziare la correlazione tra la pressione venatoria e l’incremento della popolazione del cinghiale. Perché non utilizzare dei recinti/trappola per catturare i cinghiali, in grado di intrappolare anche 20/30 animali alla volta? È palese la volontà di lasciare le cose come stanno, ed ovviamente di “regalare” i lauti guadagni derivanti dal ricco business che ruota intorno alla macellazione e vendita dei cinghiali uccisi, a coloro che il problema lo hanno determinato, ovvero proprio agli ATC ed alle associazioni venatorie.

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