Sanità allo stremo

Una notte nel reparto maternità: il racconto choc di chi ci lavora tra turni di 12 ore e pericoli per i neonati

La testimonianza degli operatori sanitari che fanno salti mortali per aiutare le mamme a mettere al mondo i loro figli in sicurezza. Chiedono all'Asrem di provvedere urgentemente a rimpolpare l'organico sottodimensionato "altrimenti qui tra poco dovranno aprire psichiatria per tutti noi che ci lavoriamo".

Turni di 12 ore appena annunciati per tamponare la carenza di un personale ridotto all’osso. E dopo due anni e mezzo di pandemia è ancora solo l’ospedale Cardarelli l’unico centro Covid della regione.

A raccontare a Primonumero una notte da incubo nel reparto di Ostetricia e Ginecologia di contrada Tappino sono direttamente gli operatori della sanità molisana che, come è noto, non possono rilasciare dichiarazioni senza autorizzazione perché metterebbero in cattiva luce la Asrem. Eppure loro i disagi gravissimi del loro reparto li segnalano da tempo alla direzione sanitaria. Senza ottenere rassicurazioni, anzi, con la novità del turno massacrante per Ferragosto che si rende necessario per evitare che in questi giorni di vacanze (non per tutti, evidentemente) non è possibile che un reparto così delicato, quello in cui vengono al mondo i bambini, resti nelle mani di una sola infermiera o di una sola ostetrica.

La notte “di ordinaria follia” riferita (non l’unica e forse neppure l’ultima) è quella tra il 10 e 11 agosto scorsi quando nel reparto c’era un solo medico di turno, due ostetriche, due infermiere e un Oss.

“Fortunati diremmo – segnalano a Primonumero – poichè ad oggi, nonostante la pandemia, nei reparti è sempre grave la carenza di organico e spesso ci sono turni con un solo infermiere o una sola ostetrica per la sala parto”.

Il turno parte ‘col botto’: alle ore 20 due donne gravide e positive al Coronavirus giungono in ospedale, una ha rotto le acque, dunque è all’inizio del travaglio, l’altra sta per partorire.

Le Malattie infettive – il reparto in cui finiscono i pazienti Covid 19 – sono distaccate da Ostetricia e qui arrivano medico, ostetrica e infermiera per la valutazione delle signore. Nel frattempo nel reparto non Covid arrivano altre donne che vengono spedite su dal Pronto soccorso per delle consulenze e per essere ricoverate. Quell’unico medico in servizio deve vederle e torna in Ostetricia assieme a infermiera e ostetrica. Reparto – si badi bene – dove c’erano già altre donne ricoverate e dove l’imprevisto (parliamo, del resto di bambini che potrebbero decidere di venire al mondo in qualunque istante) è la quotidianità.

Alle 3 del mattino Malattie infettive ha di nuovo bisogno dell’ostetrica. La scena è surreale perché per entrare da una reparto Covid a uno non Covid bisogna seguire un rigido protocollo che eviti di portare il contagio all’esterno e positivizzare anche quelle donne che in gravidanza erano riuscire a scamparla.

“Nel corri corri generale nascerà un bambino mentre nel reparto no Covid c’è chi è già in travaglio ma ci sono solo una ostetrica e una infermiera!”.

Insomma, è davvero dura e quello che gli operatori sanitari vorrebbero dall’Asrem è di accelerare sulle nuove assunzioni. “Non possiamo attendere settembre o ottobre, qui tra poco – ci dicono con sottile ironia – apriranno psichiatria per noi che siamo rimasti e se non c’è stata una tragedia fino a oggi è proprio per l’infinita pazienza e lo spirito di abnegazione che ci contraddistinguono. Ma quanto possiamo durare in queste condizioni? Vogliono rendersi conto oppure no che qui c’è di mezzo la vita di una madre e di un figlio e che non si possono correre certi rischi?”

Domande legittime a cui speriamo la Asrem possa dare risposte adeguate rimpolpando l’organico prima dell’autunno.

(AD)

commenta