L'Ospite

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Recuperare la fede

Papa Benedetto scrisse la prima enciclica sull’amore di Dio, poi regalò alla chiesa il testo sulla speranza, mancò l’enciclica sulla fede. Non fece in tempo, si dimise nel febbraio del 2013, il suo successore, papa Francesco, acconsentì di pubblicare l’enciclica sulla fede scritta a quattro mani e due cuori, dal titolo: la luce della fede.

In uno dei suoi passi il testo si rivolge a tutti i credenti invitandoli a recuperare il carattere della fede come luce che illumina:
“È urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo […]. La Chiesa, infatti, non presuppone mai la fede come un fatto scontato, ma sa che questo dono di Dio deve essere nutrito e rafforzato, perché continui a guidare il suo cammino” (Lumen Fidei, 4-5).
Il dramma oggi nella chiesa è il calo di fede o peggio il non credere. Si crede poco per tanti motivi, forse uno di questi è la poca frequenza con la parola di Dio e la preghiera personale e familiare.

Le parole del vangelo di oggi vogliono essere invito alla saggezza, che consiste nel prendere la decisione migliore e ci mette nella condizione di raggiungere la felicità.

Gesù ha scelto di accompagnarsi a dodici uomini; per quanto le folle che lo seguivano crescevano di numero, egli si è circondato di un “piccolo gregge” (Lc 12,32). A questo piccolo gregge (il greco del testo usa la parola micron) è affidato l’annuncio del regno, il vangelo della vita.

Dal piccolo gregge Gesù esige di essere attenti all’uso dei beni, alla vigilanza e alla fedeltà, evitando di cadere nelle maglie della tentazione, dell’arroganza e della prepotenza.

La liturgia di questa domenica è un pressante invito alla responsabilità, quella che ciascuno di noi ha verso ciò che è.
La prima e più grande responsabilità riguarda ciò che siamo come credenti, e credenti di un tempo che ci fa sperimentare la prova e i limiti del nostro essere e agire.

Se perdiamo il gusto della fede, la passione l’ardore di cercare il Signore viene meno il cammino con lui, l’impegno con lui, il credere diventa formalità.

Il Vangelo, letto e riletto da adulti, ci indica la strada: quella della sobrietà, del coraggio, della fiducia nel Signore.
Il rischio, oggi, è quello di “addormentarsi” e pensare altro. Quando non sappiamo più legare il credere con la vita di ogni giorno è come avere risposto Gesù e le sue parole su di uno scaffale alto e polveroso di biblioteca, è bello da vedere ma non ci attrae più per la vita buona.

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