Via alla campagna elettorale

Parte la caccia al voto. Meloni scarica Di Sandro, siluri dal Pd: “Centrodestra candida condannati e bancarottieri”

Mentre sono in corso le verifiche sulle 17 liste depositate dai partiti nella Corte d'Appello del Tribunale di Campobasso, la campagna elettorale prende il via. Forza Italia prova a spegnere i malumori, ma una parte della coalizione è in subbuglio per la scelta dei 'paracadutati' Cesa e Lotito mentre il governatore Toma tace. Fratelli d'Italia ha inviato un dirigente da Roma per presentare la sua formazione: forse un primo segnale di sfiducia nei confronti del coordinatore regionale

Il tempo di concludere i controlli sulle 17 liste presentate tra domenica 21 e lunedì 22 agosto in Corte d’Appello, poi la campagna elettorale prenderà ufficialmente il via. Ma ieri, nel giorno clou per la presentazione dei candidati (66 in totale) che aspirano ad uno dei quattro seggi molisani in Parlamento, nei corridoi del Tribunale di Campobasso gli effetti delle scelte operate dai leader nazionali erano visibili.

Al di là dei malumori, degli iniziali scambi di accuse tra i rappresentanti delle due principali coalizioni in campo (centrodestra e centrosinistra) e delle frasi pronunciate a denti stretti, Fratelli d’Italia ha lanciato un primo segnale concreto.  Mentre il coordinatore regionale Filoteo Di Sandro annunciava di aver rinunciato alla candidatura, Giorgia Meloni ha assegnato ad un dirigente nazionale l’incarico di portare a Campobasso i faldoni per presentare la lista alla Camera e al Senato (nella foto in home). Una mezza sfiducia nei confronti del coordinatore regionale, anche se i delegati ufficiali alle liste per le elezioni politiche erano già stati indicati in Pierluigi Lepore, Massimiliano Scarabeo e Luciano Paduano (solo Lepore era presente in Tribunale).

Il secondo segnale è la scelta della premier in pectore che ha voluto Costanzo della Porta (sindaco 47enne di San Giacomo degli Schiavoni) al Senato al posto di Filoteo Di Sandro. Mentre alla Camera sono stati schierati Elisabetta Lancellotta e Luciano Paduano (entrambi sul proporzionale).

Provo delusione e rabbia dopo tanti anni nei quali ho lavorato alla crescita sul territorio di Fratelli d’Italia, mi aspettavo un riconoscimento che non c’è stato“, le parole dell’ex assessore. E ancora: “Mi trovo in forte antitesi con il mio partito”.

Il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, in rotta di collisione col partito, ieri in Tribunale non si è fatto vedere. Si vocifera di un provvedimento formale di rimozione dall’incarico, ma è probabile che tutto sia rimandato a dopo il 25 settembre, ossia dopo il risultato delle urne, quando sarà chiaro quanto ha inciso la scelta dei vertici del centrodestra di scegliere sul maggioritario due ‘paracadutati’, ossia il segretario dell’Udc – originario di un paese vicino Roma – Lorenzo Cesa (Camera) e l’imprenditore romano nonchè presidente della Lazio Claudio Lotito. Certo, non sono gli unici big di fuori regione in corsa per i seggi molisani: nella lista della Sinistra è comparso Nicola Fratoianni (candidato sul proporzionale alla Camera dopo Sara Ferri), mentre Clemente Mastella ha schierato in Molise la moglie Sandra Lonardo, capolista sul proporzionale e in lizza per Montecitorio per ‘Noi di Centro’, coalizione che corre in solitaria.

Ma nel centrodestra le imposizioni romane bruciano particolarmente, soprattutto nell’ala centrista. L’onorevole e coordinatrice di Forza Italia Molise Annaelsa Tartaglione ha provato a stemperare i toni: “Sarà una campagna elettorale avvincente, speriamo che i molisani tornino alle urne. Noi vogliamo vincere per portare il centrodestra al governo del Paese”.

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L’assessore Vincenzo Niro, uno degli esclusi eccellenti per il Parlamento, tiene la bocca cucita. “Si continua a lavorare”, si limita a dire a Primonumero. Caso diverso per il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone, a cui era stata proposta una candidatura sul proporzionale nella lista dell’Udc. “Avevo accettato a patto che sul maggioritario ci fosse un candidato molisano. Nel momento in cui è stata fatta una scelta diversa, ho detto che non ero più disponibile“, spiega oggi a Primonumero. “Cosa succederà? Non so cosa voteranno i molisani, ma credo che ci sia risentimento perchè due rappresentanti molisani potevano essere eletti sull’uninominale, ma questo non avverrà. Penso che una parte degli elettori del centrodestra comunque voterà in base ai propri ideali, altri non andranno alle urne, altri ancora voteranno per un’altra coalizione. Io sono un uomo del centrodestra e farò votare per il centrodestra e per il segretario nazionale del mio partito (Lorenzo Cesa, ndr) candidato sull’uninominale alla Camera. Poi darò indicazioni per il proporzionale”.

Chissà che indicazioni darà anche il governatore Donato Toma, anche lui ieri assente in Tribunale. Certo, non era compito suo depositare le liste. Ma il presidente non ha formulato nemmeno un piccolo messaggio di ‘in bocca al lupo’ ai candidati della coalizione in lizza (ci sono gli assessori Nicola Cavaliere e Filomena Calenda, oltre all’ex assessore Michele Marone e diversi amministratori di centrodestra). Non ci sono post su Facebook nè sulla pagina di Toma nè su quella della Regione Molise, dove di solito vengono pubblicati comunicati a go-go sulla presenza del governatore a questo o a quell’evento.

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In realtà, in Molise poteva esserci un quinto ‘paracadutato’, ossia Bobo Craxi, il figlio di Bettino Craxi. Il Pd molisano si è opposto: Craxi è stato poi dirottato a Palermo. Mentre il segretario Vittorino Facciolla e i dirigenti locali hanno ‘salvato’ la candidatura della campobassana Alessandra Salvatore, in corsa sull’uninominale Camera, e preferita ad altre concorrenti dem come segnale di ricucitura con l’ala più vicina a Roberto Ruta, ex senatore e da sempre uno degli uomini di riferimento del Pd in regione.

Il gran rifiuto dei vertici dem rispetto ad una candidatura esterna diventa il primo cavallo di battaglia nella corsa al Parlamento. “E’ impensabile che nel 2022 si creda che questo territorio sia da colonizzare. Le candidature sull’uninominale nella coalizione di centrodestra di Lorenzo Cesa e Claudio Lotito dimostrano che c’è un dispregio totale per questo territorio”, i siluri ‘sparati’ da Vittorino Facciolla.

Parole a cui oggi aggiunge il carico da novanta il capogruppo dem Micaela Fanelli: “Perché questo centrodestra non è votabile? Innanzitutto perché la qualità delle persone candidate è per lo meno discutibile. Condannati e bancarottieri. Ci vuole competenza e onestà per amministrare. È la prima, imprescindibile, condizione. E le imposizioni romane, a destra, non offrono questo.
Anche il centrosinistra ha dato ospitalità o ci sono state scelte verso altri territori. Ma vogliamo mettere Enzo Enriques Agnoletti nel 1972 quando PCI e socialisti si unirono per battere la DC? O più di recente figure di spessore, come Federico Orlando (molisano doc, che da giovane aveva diretto giornali locali liberal), Cinzia Dato o altre personalità di indiscussa competenza e spessore morale. Scelte utili a dare valore aggiunto e non per sottrarre”.

 

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