Acqua pubblica

Centrali idroelettriche gestite da un privato. M5S: “Spesi milioni, ora concessione a Molise Acque”

Gli impianti a valle del Liscione sono affidati alla gestione privata da trent’anni. Il consigliere regionale Fabio De Chirico: "L'authority vieta il rinnovo automatico delle concessioni. Possono essere gestiti da Molise Acque"

Da trent’anni le centrali idroelettriche a valle del Liscione sono affidate alla gestione privata. Le concessioni di tre impianti sono in scadenza, l’Autority vieta il rinnovo automatico e, per questo, per il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle è arrivato il momento di affidare gli impianti alla gestione pubblica, in particolare a Molise Acque.

Queste concessioni “fruttano svariati milioni di euro al gestore, a fronte di canoni di locazione irrisori”, spiega l’esponente pentastellato che durante la legislatura ha più volte sollecitato il governo Toma, convinto che le concessioni in scadenza possono essere trasferite in capo a Molise Acque. “L’azienda pubblica – osserva De Chirico – versa in una grave situazione debitoria, a causa di bollette energetiche milionarie, che potrebbe compensare proprio gestendo gli impianti di produzione d’energia. Molise Acque, va ricordato, vanta già esperienze operative nel settore.

fabio de chirico

La vicenda – ricorda il consigliere di opposizione – è stata oggetto di mozioni, interpellanze e audizioni in Consiglio regionale della governance dell’Azienda speciale, nonché di altri formali solleciti. Abbiamo ottenuto anche un primo, significativo risultato con l’approvazione di una norma regionale che permette alla stessa Molise Acque di poter esercitare un diritto di prelazione, nel caso la Regione bandisca una procedura comparativa dopo l’istanza di rinnovo”.

De Chirico inoltre cita l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM): un anno fa ha chiarito alle Regioni che l’automatico rinnovo, previsto per le assegnazioni delle concessioni per piccole derivazioni idroelettriche in scadenza, non è conforme ai principi comunitari in materia di attribuzione di titoli per l’esercizio di attività economiche e deve essere rimosso con nuove disposizioni normative, evitando l’introduzione di misure che possano impropriamente avvantaggiare il gestore uscente.

L’Autority cita la Direttiva comunitaria ‘Bolkestein’, ma anche le sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche, della Cassazione e della Corte Costituzionale. Il principio ribadito nelle sentenze è chiarissimo: quando sono in gioco occasioni di vantaggio per i privati, in relazione a beni pubblici la cui disponibilità sia limitata, l’Amministrazione deve rispettare i principi di non discriminazione e pari trattamento. Le concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico (oltre i 3 Kw) devono essere messe a bando, come già previsto dal ‘Decreto Bersani’ del 1999. Ma vanno messe a bando anche le piccole derivazioni, come i tre impianti idroelettrici con le concessioni in scadenza. Tra l’altro, le potenze nominali di questi impianti, cumulate tra loro, già superavano di gran lunga il limite di 3 kw.

“Attualmente – insiste De Chirico – la Regione Molise è in una situazione di inerzia e di incertezza, come si evince dalla risposta dell’assessore Niro alla mia ultima interrogazione in Consiglio. Niro, infatti, ha letto il parere dell’Avvocatura regionale e ha dichiarato che, in seguito alle richieste di rinnovo delle concessioni ci sono due strade possibili. La prima strada va verso un bando per una procedura comparativa, in cui troverebbe applicazione la norma regionale sul diritto di prelazione per Molise Acque. Nella seconda ipotesi si procederebbe al rinnovo automatico, impedendo di fatto l’esercizio del diritto di prelazione.

Non si conoscono, tuttavia, le intenzioni del governo regionale. A detta dell’assessore, spetterebbe alla struttura regionale ‘valutare tutti gli interessi in gioco con opportuna ponderazione e stima delle conseguenze derivanti dall’una o dall’altra opzione’. Di fatto, questo stallo non ha fatto altro che prolungare la durata delle concessioni, già giunte a scadenza. In tutti questi anni, la gestione privata degli impianti è stata redditizia: milioni di euro di proventi, a fronte di modesti canoni di concessione e modesti corrispettivi per il couso delle opere idrauliche pubbliche a valle della diga. Gestione ancora oggi in capo ad una grossa impresa di costruzioni romana, attraverso società di scopo. Sull’intero territorio regionale sono ben sette le centrali gestite dalla stessa impresa e dalla stessa controllata società di scopo, per una potenza complessivamente installata pari a oltre 10.000 Kw. Ma le concessioni non possono durare all’infinito”. 

Per questo, per De Chirico, “la Regione è obbligata a procedere verso forme di evidenza pubblica nelle concessioni idriche, in piena conformità ai vincoli derivanti dalla Costituzione, dall’ordinamento comunitario e, quindi, nel rispetto dei principi di tutela e promozione della concorrenza. Fermo restando il diritto di prelazione e i naturali benefici per le casse pubbliche dell’Azienda speciale regionale”.

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