Rush finale avvelenato

Ignorato l’appello molisano per Tartaglione, Cesa e Lotito nei seggi “sicuri” del Molise. Il politologo: “Fatto grave”

A meno di 24 ore dalla scadenza dei termini per la presentazione delle liste per Camera e Senato, Forza Italia chiude la 'partita' sulle candidature. Nulla da fare per la deputata e coordinatrice regionale Annaelsa Tartaglione, assieme a lei sul proporzionale ci sarà il consigliere regionale Armandino D'Egidio: "Difenderemo la nostra terra". Ma l'esperto Roberto d'Alimonte è critico: "Il Molise non ha peso politico"

Forza Italia ha chiuso il cerchio: Lorenzo Cesa e Claudio Lotito sono schierati sui collegi uninominali rispettivamente alla Camera e al Senato. In corsa per Montecitorio, ma sul proporzionale ci saranno la parlamentare uscente e coordinatrice regionale Annaelsa Tartaglione e il consigliere regionale Armandino D’Egidio. L’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Cavaliere candidato al Senato (seggio proporzionale). Sono i nomi che – salvo improbabili sorprese dell’ultimissima ora – troveremo sullo schema che i rappresentanti azzurri depositeranno domani in Tribunale a Campobasso. La lista dovrebbe essere presentata in tarda mattinata, ossia a poche ore dal ‘gong finale’, ossia entro le 20 del 22 agosto.

Silvio Berlusconi, che ha vidimato le candidature, alla fine ha deciso di andare avanti sui due ‘paracadutati’, ossia Lorenzo Cesa (una casella spettava ai centristi nella ripartizione su base nazionale e sulla base degli accordi presi) e Claudio Lotito, per i seggi uninominali (ossia quelli considerati vincenti) della nostra regione. In pratica, la garanzia di un posto in Parlamento in rappresentanza del Molise per due esponenti non molisani. Il primo, segretario nazionale dell’Udc, ha 71 anni ed è nato ad Arcinazzo Romano (vicino Roma). Alle scorse Politiche del 2018 è stato candidato nel collegio uninominale di Nola ma non è stato eletto. Stesso destino l’anno successivo, quando Cesa si candida alle Europee. Ha 65 anni invece l’imprenditore romano Claudio Lotito, presidente della Lazio e della Salernitana. Aveva provato ad entrare in Parlamento già nel 2018, quando Forza Italia lo ha candidato al Senato nel listino del collegio proporzionale senza essere eletto.

Di fronte a questi due ‘campioni’ di preferenze, è stata praticamente ignorata da Roma la lettera con cui gli esponenti di Forza Italia Molise avevano chiesto di schierare alla Camera e sul seggio uninominale la parlamentare uscente nonchè coordinatrice molisana Annaelsa Tartaglione. In sua difesa si sono schierati l’europarlamentare Aldo Patriciello, il sottosegretario della Giunta Toma Roberto Di Baggio e altri importanti esponenti locali, gli stessi Nicola Cavaliere e Armandino D’Egidio. Nella missiva indirizzata al presidente Silvio Berlusconi e al coordinatore nazionale Antonio Tajani è stato sottolineato il prezioso lavoro svolto dalla Tartaglione.

Forse non è giusto, ma sono delle regole che attengono alla politica e chi fa politica lo sa“, il commento che la parlamentare ha rilasciato a Primonumero. Probabile che a suo sfavore abbiano giocato anche elementi che poco c’entrano con la politica e con la strategie elettorali. La gelosia che la fidanzata di Silvio Berlusconi, Marta Fascina, nutrirebbe nei confronti della bella parlamentare molisana. Una decina di giorni fa aveva posto il veto sulla sua candidatura.

Armandino D’Egidio, in tandem con la Tartaglione sul proporzionale alla Camera, non si fascia la testa: “Ci mettiamo in gioco come sempre, il Molise appartiene a noi. Difendiamo la nostra terra con la candidatura”, ha detto a Primonumero. “Le candidature esterne? Quella di Lotito potrebbe servire ad attirare il consenso dei più giovani dal momento che è il presidente della Lazio, una delle squadre della serie A di calcio”. Il consigliere regionale prova a fare da pompiere, ma veleni, malumori e tensioni hanno complicato un percorso già di per sé ad ostacoli a causa del taglio dei parlamentari (che scatterà dalla prossima legislatura), della volontà dei big di non perdere il ‘posto al sole’ e dall’intenzione di Silvio Berlusconi di accontentare i fedelissimi. Anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati si è dovuta ‘accontentare’ di un seggio in Basilicata. “Il centrodestra deve e può vincere queste elezioni, solo se Forza Italia sarà il partito trainante”, ha scritto il Cavaliere su Twitter dopo aver controfirmato le candidature del suo partito.

Se l’intuizione di Berlusconi si rivelerà giusta, lo sapremo dopo il 25 settembre. Anche se le previsioni dei sondaggisti sono rosee per il centrodestra, c’è chi non nasconde un giudizio molto critico sulla scelta di Forza Italia. Come ha fatto Roberto d’Alimonte, politologo ed esperto di sistemi elettorali intervenendo all’Aut Aut Festival di Guglionesi, sabato sera: “La candidatura di Lorenzo Cesa e Claudio Lotito in Molise è un fatto molto negativo per il territorio, che evidenzia come questa regione sia trattata male e non abbia peso politico. Uno poteva aspettarsi una candidatura paracadutata, ma due, qualora fosse confermato, diventano un fatto molto grave e negativo. Questo difficilmente potrebbe modificare l’esito del voto, a meno che i molisani offesi non decidano di dare una lezione orientandosi su candidati di coalizioni e liste rivali, ma è improbabile e presuppone che ci siano candidati molto forti e di grande richiamo dall’altra parte”.

Roberto D’Alimonte ha anche espresso una valutazione sul cosidetto Terzo Polo, ovvero l’alleanza tra Calenda e Renzi. “Nella mia analisi politica di quanto avvenuto in queste ultime settimane dico che Carlo Calenda è un pasticcione, ha fatto un grande casino. Tuttavia credo che questo Terzo Polo, anche se è nato in circostanze complicate e disordinate, è una incognita la cui consistenza elettorale la conosceremo soltanto a voto ultimato, esattamente come per il 5 Stelle che i sondaggi danno tra il 10 e il 12%, ma che anche loro sono una grande incognita di queste elezioni”.

“Personalmente – ha aggiunto il professor D’Alimonte, originario proprio di Guglionesi dove ha incontrato il pubblico con la formula dell’intervista, ideata e condotta da Valentina Fauzia  – penso sia stato un errore per il Partito Democratico non aver siglato l’accordo con Calenda perché avrebbe avuto più chance rispetto a Fratoianni, essendo Calenda un fattore di attrazione per l’elettorato di centro e i moderati di destra e che rappresenta una novità. Non credo però che l’accordo con Calenda avrebbe ribaltato le situazioni, solo avrebbe reso le cose un pochino più incerte. Ma – ha concluso D’Alimonte – il fattore decisivo è stata la rottura con i 5 stelle”.

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